SARABANDE UND CORTÈGE

Per sette anni Busoni lavorò all'opera Dottor Faust, e morì prima di venirne a capo, tanto che l'ultima parte fu completata e strumentata dal suo discepolo Jarnach. Ma già nel 1919 egli aveva portato a termine questi due studi, che gli piacquero molto e lo indussero a non trascurare la continuazione dell'opera. Non entreremo in merito al Dottor Faust, il cui progetto aveva occupato Busoni fin dal 1906 (è un lavoro di concezione grandiosa e in un certo senso profondamente autobiografico); e diremo solo the i due studi vennero utilizzati integralmente nella stesura finale dell'opera.
La Sarabanda è un brano greve, soffuso di un'infinita tristezza, dal colorito cupo che sembra tratteggiare il destino di Faust; il Cortège rappresenta musicalmente un corteo attraverso cinque danze di carattere spigliato e vivace: una sorta di polka, una pastorale, una caccia, un valzer e un minuetto. [Giacomo Manzoni]

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Il ciclo delle sei Elegie per orchestra si chiude con «Sarabande et Cortège» due pagine fra le più note, alte e profetiche di Busoni e di tutto il primo Novecento. Nate nel 1918-19 come 'studi per il Doktor Faust', nel pieno del lavoro all'opera, «staccate da quella eppure da essa dipendenti», ne divennero poi parte integrante, l'una come «Intermezzo sinfonico» fra il quadro di Parma e quello di Wittenberg (primo e secondo dell'azione principale), l'altra come introduzione alla scena della corte di Parma. Con la dedica al direttore d'orchestra zurighese Volkmar Andreae, Busoni aveva autorizzato la loro esecuzione in forma di concerto, e in un secondo tempo la pubblicazione delle due partiture insieme (esse apparvero nel 1922 col titolo di «Sarabande et Cortège» op. 51); solo più tardi, in seguito alle fredde accoglienze di pubblico e di critica alle esecuzioni avvenute a Berlino nel 1921 (direttore Busoni) e 1922 (direttore nientemeno che Furtwängler), si convinse che esse potevano esser comprese e apprezzate soltanto nel contesto dell'opera a cui erano destinate. Soprattutto «Sarabande», pagina che nel suo esoterismo è quasi un esempio moderno di «musica reservata», richiede all'ascoltatore uno sforzo di concentrazione e di immedesimazione assoluto, di cui Busoni era perfettamente consapevole:

Io la considero intanto la mia migliore ispirazione e la più accurata fattura... Nell'ultimo mio modo di scrivere la mancanza di «sensualità» colpisce l'uditore in una forma che non gli è famigliare... I miei suoni devono necessariamente sembrare astratti, «inafferrabili», come Lei dice, ma non «spasmodici»: anzi piuttosto riflessivi e riservati. È uno dei miei consci ideali di arrivare all'«illimitato» nell'espressione musicale, mantenendo una forma perfettamente concreta e costruttiva... La mia opera Doktor Faust tenta di avvícinarsi maggiormente alla mèta prescritta ed aspirata.

In questo senso, «Sarabande» e in misura minore «Cortège» (una Suite di cinque danze, nella forma di una pantomima che accompagna il corteo della festa all'aperto alla corte di Parma), non soltanto rappresentano l'ultima spiaggia dello stile orchestrale di Busoni, la più compiuta realizzazione del suo ideale di eventi sonori puri calati in forme chiuse di proporzioni classiche, ma sono anche per così dire il modello su scala ridotta dell'opera, parti integranti della partitura e insieme il suo nucleo formativo, condensato nell'elemento magico e soprannaturale da un lato, in quello della danza, della mascherata e della pantomima dall'altro.
[Sergio Sablich]