FERRUCCIO BUSONI
TURANDOT

TURANDOT
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CARLO GOZZI
TURANDOT
Fiaba teatrale in 5 atti

RIASSUNTO
TESTO INTEGRALE

GIACOMO PUCCINI
TURANDOT

GIACOMO
PUCCINI

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L'opera venne rappresentata per la prima volta il 22-1-1762 al Teatro S. Samuele di Venezia e pubblicata a Venezia nel 1762.

La scena si svolge nei sobborghi di Pechino. Protagonista della fiaba, in versi, è la principessa Turandot, figlia dell'imperatore cinese Altoum, la quale, assai bella, ma «sì avversa al sesso mascolino» e così crudele da essere «cagion di barbarie e lutti e lagrime», promette, d'intesa col padre che la vuole maritare a tutti i costi, di andare sposa a quel principe che si fosse rivelato in grado di risolvere tre enigmi; in caso contrario, però, il pretendente sarebbe stato decapitato. Così succede al povero principe di Samarcanda, vittima dell'atroce gioco; si fa avanti, poi, per tentare di superare la prova, Calaf, principe, ormai decaduto, dei Tartari, il quale, presentatosi senza rivelare il suo nome, riesce nell'ardua impresa di sciogliere gli indovinelli. Ma Turandot si mostra quanto mai ritrosa a tener fede ai patti («Io morrò prima / d'assoggettarmi a quest'uomo superbo, / pria d'esser moglie»), cosicché Calaf si dichiara pronto a rinunciare a lei, se ella riuscirà ad indovinare il suo vero nome e di chi è figlio.
Turandot subito si impegna a risolvere il quesito, interrogando tutti i presenti; ma non riuscendovi si abbandona ad atti di crudeltà. Fa incatenare a due colonne il padre di Calaf, Timur, e il precettore Barach, per sapere il nome del principe, ma inutilmente. Frattanto una schiava di Turandot, Adelma, innamorata, fin da quand'era principessa dei Tartari, di Calaf, pur senza conoscerne il nome, cerca di convincere il principe a fuggire con lei; costui, però, sebbene resista alle lusinghe della giovane, si lascia sfuggire la propria identità, che Adelma rivela subito a Turandot. La fanciulla, essendo riuscita a scoprire il nome del principe, gli chiede in un primo tempo il rispetto dei patti, ma poi attraverso una rapida quanto artificiosa metamorfosi psicologica, commossa da Calaf che vorrebbe darsi la morte per disperazione, acconsente finalmente alle nozze, mentre ad Adelma, oppressa dai rimorsi e dalla passione, non rimane che un dolore senza speranza.

L'azione risulta condotta con una certa maestria scenica, anche se spesso si rivela appesantita da indugi retorici che tendono a stilizzare i personaggi così da renderli non sempre credibili. Le maschere, poi, raramente assolvono alla funzione di muovere realisticamente la scena e appaiono, il più delle volte, come forme rigide, avulse dall'intreccio della vicenda.

La fortuna della fiaba è testimoniata da numerose rielaborazionì: alla versione tedesca di F. Schiller, realizzata per il teatro di Weìmar nel 1802, seguirono gli adattamenti di C. Raymond (1897), K.G. Vollmöller (1911), A. Wolfenstein (1931), M. Rieser (1933) e «La conquista della principessa Turandot» di W. Hildesheimer (1955).

MUSICA
F. Destouches, musica di scena, 1802
C. M. von Weber, musica di scena, 1809
G. Reissiger, op., 1835
J.V. von Pütthingen, op., 1838
A. Jensen, op., 1864
A. Bazzini, «Turanda», op., 1867
Th. Rehbaum, op., 1888
F. Busoni, op., 1917
G. Puccini, op., 1926
T. Gsovsky, «Prinzessin Turandot», balletto, 1944
G. Blank, «Prinzessin Turandot», balletto, 1952 H. Freund, balletto, 1955
S. Egri, balletto, 1964.

CINEMA G. Lamprecht, «Prinzessin Turandot», 1934.

EDIZIONI in «Opere», Rizzoli, Milano 1962 (cur. E. Falqui)
«Opere», ibid. 1962 (cur. G. Petronio)
«Fiabe teatrali» Bulzoni, Roma 1984.

[MARIA GABRIELLA STASSI - DIZIONARIO DEI CAPOLAVORI UTET]