Guido Guerrini

TURANDOT

[GUERRINI, pp. 302 ss.]

 

Fin dal 1904 Busoni aveva composta una Suite sulla «Turandot» del Gozzi, lavoro chiaro, scorrevole, piacevolissimo. Come già il lettore sa, nel 1913-14 Busoni aveva composto «Arlecchino», un atto burlesco-satirico, col quale il Maestro tentava di riportare l'opera italiana alla forma di Commedia dell'Arte. Arlecchino si doveva eseguire a Zurigo. Ma, poiché quest'atto unico non bastava a riempire la serata, e d'altra parte il Maestro non amava, e a ragione, essere abbinato con altro. autore, decise di sviluppare la Suite sulla «Turandot», trasformandola in opera. E in cento, giorni di gioioso lavoro («Turandot» fu terminata ai primi di marzo del 1917) completò le trecento pagine di partitura di cui l'opera si compone. «Turandot» fu rappresentata insieme ad «Arleccbino» al Teatro di Zurigo la sera dell'11 maggio 1917.
In Italia si ebbe una prima esecuzione alla Radio, diretta da Femando Previtali, ed una teatrale, durante il IV Maggio Musicale Fiorentino» (1940), sempre diretta, dal Previtali. L'opera è dedicata ad Arturo Toscanini e pubblicata dalla Casa Breitkopf e Härtel. La riduzione pianistica è di Philipp Jarach. La traduzione italiana del libretto è dovuta ad Oriana Previtali-Gui.
Quest'operà è, a nostro avviso, il capolavoro del Maestro. Non per la mole (ché molti lavori le sono superiori), non per l'audacia (ché in molte composizioni Busoni fu assai più ardito), ma per l'equilibrio, per il controllatissimo stile, per la briosità, per la fantasia, che fanno di «Turandot» un gioiello.
Aderenza costante e perfetta al testo, acutissimo il senso scenico e psicologico, varietà incessante di atteggiamenti, concisione, essenzialità, evidenza della parola, preciso commento dell'azione e del gesto, tutto in «Turandot» prova il musicista che conobbe, amò e assimilò, con aristocratico gusto, il miglior teatro italiano, e seppe trasformarlo in una nuova espressione d'arte.
E si badi che «Turandot», come soggetto, era tutt'altro che agevole da affrontare. Facile sarebbe stato cadere nel verboso, nel retorico, nel pletorico, nell'enfatico, mentre si presentava arduo mantenere la Commedia nella sua cornice originale. Ed è proprio quel misto di fiabesco e di burlesco, di «fuor del tempo» e di contemporaneo, di manieristico, e di popolaresco, che dà il piccante alla vicenda e le mantiene il suo tono settecentesco. Lo stesso Puccini, consumatissimo uomo di teatro, non sempre seppe evitare quegli scogli, e qua e là cadde in deficienze estetiche, umanizzando, ciò che doveva rimanere nella statica rigidità fiabesca, melodrammizzando quel che doveva mantenersi nei limiti della commedia, e sopratutto sopprimendo le Maschere italiane, che creano invece così efficace contrasto con la cineseria barocQa e danno tanta vivacità alla vicenda.
Ferruccio Busoni, meno uomo di teatro del Puccini, ma più dotato di aristocratica sensibilità estetica, ha sentito questo fascino e si è sforzato di mantenere alla fiaba il suo colore originale. Come già aveva fatto per «Arlecchino», anche a «Turandot» volle dare leggerezza e superficialità da Commedia dell'Arte. Condensò la vicenda in due soli atti di due quadri ciascuno, e vi mantenne le Maschere, col loro parlar lepido e saggio e il loro tono popolaresco, come le aveva concepite il Gozzi. Spesso al «recitativo musicale» sostituisce il «parlato», che dà all'ascoltatore illusione di un'improvvisazione; e condisce le scene più drammatiche con lazzi e lepidezze, così, da racchiudere la commedia nella-sua. cornice originale quasi marionettistica. Il libretto, scribo in tedesco, è stringato, rapido e vivace e i competenti lo giudicano anche un ottimo lavoro, letterario.
Tutto poi, nell'opera, busoniana, appare stilizzato e come astratto. Le varie situazioni, anche le più serie e forti, come quella degli enigmi, ad esempio, o come quella del secondo atto nella stanza di Turandot, non cadono mai nel retorico o nel drammatico. Soltanto qualche volta sfiorano, ma appena e per brevi istanti, il sognante e il fantasioso, riportate poi subito alla realtà dall'intervento delle Maschere.
Tutti i personaggi Busoni ha saputo disegnare con caratteri precisi. Amore e virilità squillano nel bel tema di Calaf, e ad esso fa grottesco contrasto il personaggio'di Truffaldino, capo degli eumichi. Altezzosa e sprezzante la musica che accompagna Turandot, nobile e, severa, quella del vecchio imperatore. Altoum. I temi dei vari personaggi, però, non sonò ad essi indis-solubilmente legati alla maniera wagneriana, ma servono soltanto come Presentazione e distinzione di essi. Non appena la composizione musicale lo esige, ogni personaggio vive musicalmente di vita propria. Brano per brano, a seconda delle situazioni, Busoni crea il pezzo a sé, ponendosi e risolvendo,volta a volta i problemi estetici che gli si affacciano. (Ch'è poi il metodo usato da tutti gli o.peristi del passato, da Pergolesi a Verdi, non esclusi nemmeno Mozart e Beethoven del «Fidelio».
Troppo universalmente nota è la fiaba di Carlo Gozzì perché sia necessario spendervi parole. La commedia è, deliziosa sopratutto per quel miscuglio di fiabesco, di popolare e di orientale, di antichissimo e «di tutti i tempi», che caratterizza tanta parte del teatro settecentesco.
Ferruccio Busoni seguì, anche nelle musiche, l'estetica adottata per la compilazione del libretto. Mantenne un'espressione musicale vivace, leggera, ilare, piccante è in certi momenti addirittura grottesca. Tagliata in uno stile prettamente italiano (italiano alla maniera settecentesca) l'opera ha vivacità scintillante di ritmi, ricca varietà di temi, e mantiene, pure nella crudezza stridente di andamenti pluritonali e, politonali, una chiarezza di eloquio tale da farci pensare ad un Mozart del '900.
Il parlato alternato al cantato, il commento spiritoso delle Maschere sempre punteggiato di brillanti frammenti ritmici, il senso di satira, musicale al decadente romanticismo, la forma chiusa come schema prediletto, lo strumentale sempre alerte e personalissimo, l'oculata scelta dei temi, danno a questa Opera d'arte una signorile singolarità.
 

ANALISI DELL'OPERA