Ferruccio Busoni
IL VIRTUOSO

LO SGUARDO LIETO
pp. 245-246


Un libro ora apparso, «Il virtuoso» - scritto da un virtuoso della penna, Adolf Weissmann - dà occasione alle considerazioni che seguono.
La parola «virtuoso», etimologicamente onorevole (da virtus = virtú, capacità) ha acquistato ai nostri giorni un secondo significato, peggiorativo: virtuoso, meno che musicista, quasi il suo svalutato opposto. In senso assoluto virtuoso significa: una persona che si è specializzata in un ramo dell'arte, e trascurandone i territori circostanti ha raggiunto nella sua casella il piú alto sviluppo e la piú alta maestria possibili. Tanto piú rilevanti o molteplici saranno le branche dell'arte che costui trae nella sua sfera, tanto piú importante la sua figura come virtuoso. La padronanza completa, a livello uniformemente alto, di uno strumento e di tutto ciò che vi si riferisce, è tuttavia uno stretto presupposto a collocarlo nel suo rango: solo a questo punto il virtuoso comincia ad esser degno di considerazione artistica. (Esistono virtuosi del trillo, degli armonici, dello staccato: e sono complessivamente da riguardare come reparti collaterali e subalterni del virtuosismo).
La misura di talento, diligenza e carattere, che può solo produrre tale forma «primaria» del virtuoso, assicura a lui la sua collocazione e il diritto alla considerazione. Questa collocazione e la considerazione che gli si tributa scompariranno però immediatamente con il suo abbandono della pedana se ciò di cui egli è stato capace è soltanto ripetizione di quanto altri erano stati capaci prima di lui. Quel che lo porta avanti e lo fa distinguere dagli altri è l'inserzione di tratti personali nell'esecuzione e nel contegno, che con l'aumento della sua importanza e versatilità eleveranno anche il fascino e l'interesse, cosí come il livello della sua prestazione.
Tuttavia soltanto il virtuoso che avrà spinto il carro della storia ad avanzare, sia pure d'un mezzo giro di ruota, può esigere un apprezzamento serio e forma un anello nella catena.

Pubbl. da Friedrich Schnapp in «Zeitschrift für Musik», Lipsia, XCIX, n. 12, dicembre 1932 col titolo «Der Virtuose». Il volume omonimo di Adolf Weissmann (1873-1929), critico e saggista musicale fra i piú brillanti del tempo, risale al 1918, l'anno stesso dello scritto di Busoni; che sebbene tratti del virtuoso in genere (era esso pianista, violinista, ecc.) abbiamo trovato opportuno collocare qui, dati i suoi legami con lo scritto che qui lo precede.