II. CARDINI DELLA TETRALOGIA

INDICE

Alla morte di Sigfrido (Siegfrieds Tod) si riduce primamente ciò che poi sarà il quadruplice poema drammatico-musicale L'Anello del Nibelungo, nella cui ultima Giornata avviene appunto quella morte, che ad essa non darà più il titolo, cedendo al nuovo titolo di Crepuscolo degli dei (Götterdämmerung).
In uno spirito d'ingenua ideologia ottimistica, umanitaria, per contingenti dati superficiali di cultura (Feuerbach, Rousseau, Röckel, Bakunin), è concepito il dramma La morte di Sigfrido: apoteosi finale di Brunilde novamente valchiria, purificata dal rogo, e di Sigfrido che dalle fiamme del rogo rinasce per essere dalla valchiria portato nella dimora celeste degli eroi, nel Walhall, fra gli dei, accanto a Wotan signore eterno dell'universo. Concezione esteriore, sommaria, estranea alla verità del mito. Altri soccorsi di cultura (Schopenhauer, Budda, Hartmann) disporranno l'artista ad adeguarsi a tale verità, così che La morte di Sigfrido diverrà, ma in più esteso sviluppo dell'azione poetico-musicale, come ultima Giornata di questa, Il Crepuscolo degli dei. E L'Anello del Nibelungo sarà il titolo complessivo dell'azione che è la tragedia degli dei. Al di là d'ogni dato e suggestione di cultura Wagner viene così a trovarsi nello spirito del mito eddico, nella verità dell'antica concezione religiosa di cui l'Edda è la sacra scrittura, la parola silente ed eloquente.
Un significato redentivo, di liberazione dall'effimero, dal male, anche qui ha il tema dell'amore: l'Olandese e Senta, Tannhäuser ed Elisabetta, Lohengrin ed Elsa, Tristano e Isotta - e s'aggiungano pure, con particolare accento, le altre due coppie: Walter ed Eva, Parsifal e Kundry - nell'orbita della coppia eddica, «Sigfrido e Brunilde» campano in essenza. Tragico amore pur questo, e la cui catarsi si potenzia d'un esplicito valore e funzione cosmica. Amore per la cui tragicità l'oro (dal nibelungo foggiato in magico anello e divenuto così il monile nuziale di questa coppia) può tornare a splendere innocente nella beata pace delle acque: amore che si risolve in quell'assoluto amore di cui è sostanziata tale pace.
La tragedia dell'amore di Brunilde e Sigfrido è un momento - il momento nodale e solutivo - d'una più estesa e profonda tragedia: la tragedia divina, la tragedia di Wotan.
Analoga alla più antica dinastia divina nella religione ellenica, la dinastia uraniana, è nella religione nordica quella dei Giganti: emana l'universo dal corpo del primo essere, il gigante Ymir, e si ordina nella divisione della nebbia dal fuoco; tremende potenze in forza e saggezza, i Giganti in parte divini, della cui stirpe, in parte al meno, sono anche le Norne, divinità del destino e del divenire: analoghe alle elleniche Moire, alle Parche italiche.
Diversamente dalla teogonia ellenica non avviene in quella nordica una lotta e una vittoria della ulteriore dinastia celeste sulla dinastia primordiale: Odino-Wotan, dio del cielo e dell'uragano, della fecondità e della morte, circondato dalle Valchirie guerriere e dagli spettri degli eroi caduti in battaglia, saggio e mago, conoscitore dei misteri runici segnati in un alfabeto segreto magico e mantico, si mantiene in rapporto coi Giganti per aiuti e consigli. Ma sopra e contro di essi pur mira ad affermare la propria potenza di signore del mondo, come sopra e contro ogni altra inferiore e occultamente insidiosa, divinità, quale i sotterranei nibelunghi e gli elfi. Di tale affermazione è il segno la costruzione del Walhall, dimora degli dei celesti, compiuta dai Giganti, che per l'opera loro intendono essere compensati ottenendolo, dai celesti, che di essi si sono serviti, Freia dea della giocondità e dell'amore, alla quale rinunziano solo in cambio dei tesoro che ormai l'oscuro nibelungo maledicendo all'amore ha rubato dagli abissi innocenti del fiume.
Con questo tesoro tolto ai Nibelunghi Wotan paga ed acqueta i Giganti, ma così cade sotto la maledizione: la sua fine, la rovina dei celesti, la rovina del Walhall, è segnata, come il dio della fine e del fuoco, Loge, insiste ad annunziare: l'«oscuramento dei dominatori», il «crepuscolo degli dei», già comincia.
Volontà di potenza: la colpa del dio celeste, Wotan, e quella del demonìaco nibelungo, Alberico, coincidenti, contemporanee [Il motivo musicale del Walhall è una trasformazione ritmica del motivo dell'Anello.]. Volontà di potenza, negatrice d'amore, serva del desiderio e dell'illusione, dell'innocente misterio originario violentatrice. Gli estremi termini della dialessi drammatica sono in questi due agonisti, l'un dall'altro elementarmente distinti nella loro verità spirituale: forza oscura, ciecamente istintiva, terrestre, annientatrice, il nibelungo, senza luce d'interiore contrasto, quale invece risplende con tragica sublimità nel dio celeste consapevole del proprio contradittorio destino, della propria inesorabile fine che alla divina logica ambizione e senso d'eternità duramente contradice. Tragico nume che appunto per la sua volontà d'assoluto dominio su ogni altra realtà divina e semidivina cade in servitù di queste, della palese colpa d'una di queste, indiretto e però intimo complice. Della sua sovrannaturale tristezza, della sua chiusa angoscia, risuona in profondo tutta la musica della Tetralogia, in particolar modo quella dell'ultima Giornata dov'egli con la sua tragedia è presente, superflua ormai la sua apparizione scenica in cui sempre si trova costretto ad agire, sotto il segno della maledizione, in contrasto con la propria volontà più sincera e profonda che ad espiazione, a liberazione, in dirotto rigodo anela.
L'iniziale e finale idea musicale-poetica dell'acqua col suo oro, del l'innocenza- amore, ineffabilmente divina in se stessa, si pone ora a reciproco rilievo drammatico con l'idea della tristezza divina definita nel presagio e nell'imminenza, consumata quindi nell'accadimento, del divino «crepuscolo». La persona e l'azione del nibelungo a ciò resta subordinata, in ombra: cardini espressivi della Tetralogia, emergono quella divina innocenza-amore e questa tristezza divina, quel supremo idillio e questa tragedia suprema che gravita a risolvere in quello la propria catarsi. L'assoluto poetico-musicale enunciato come innocenza-amore nel misterioso emblema dell'Acqua si estende e s'intensifica nel motivo della tragica tristezza divina: l'argomento dell'«oro del Reno» in quello del «crepuscolo degli dei». È l'innocenza - amore la poesia-musica, come è la divina tragica tristezza.
Nelle precedenti opere di Wagner l'espressione musicale-poetica è da questo duplice aspetto interiore segnata e mossa; duplice aspetto che nel Parsifal mirerà a cogliere una propria superiore unità. La Tetralogia è la giustificazione e quasi la codificazione, attraverso l'universalità d'un argomento mitico-teologico, dello spirito della poetica wagneriana.