FERRUCCIO BUSONI

APPUNTI

Aufzeichnungen.
Dei cinque frammenti di cui constano questi Appunti in B.286 abbiamo spostato il primo, che verte sui libretti di Mozart, tra gli scritti su Mozart (cfr. pag. 299). Degli altri, quello sul concetto di melodia si trova già, in una prima stesura, in una lettera di Busoni alla moglie del 22 luglio 1913, dove prosegue così: «La sua qualità raggiunse il grado più basso, e il ruolo più misero, al tempo delle opere «piene di melodie» e delle composizioni da salotto; perché in tali casi la melodia doveva essere tagliata nella forma più afferrabile, e recisa dalle altre parti dell'opera d'arte una canzone popolare corrotta»; e ancora, ma cancellato: «Caratteristico del suo periodo di decadenza è il fatto che la melodia vi appaia sempre isolata e nella voce principale (generalmente la più acuta). I tentativi di contrapporle una o più parti melodiche diverse riescono molto male perché queste restano in sottordine, e sono di minor conto». L'ultimo frammento era apparso nel citato numero dedicato a Busoni dai «Musikblätter des Anbruch», Vienna, III, n. 1-2, 2-15 gennaio 1921. Gli altri furono pubblicati in B. per la prima volta. H. accoglie con titoli separati quello su Mozart («Mozarts Libretti») a pag. 171, quello sulla melodia («Versuch einer Definition der Melodie») a pag. 51, quello sulla semplicità («Einfachheit der künftigen Musik») a pag. 39, eliminando gli altri due.



Tentativo di una definizione della melodia: una successione di intervalli ripetuti (1) in moto ascendente e discendente (2), articolati e mossi ritmicamente (3), che contiene in sé un'armonia allo stato latente (4) e interpreta uno stato d'animo (5); questo può esistere ed esiste, come espressione indipendentemente dal testo (6), come forma indipendentemente dall'accompagnamento (7); la sua essenza non viene affatto modificata dalla scelta della tonalità (8) né dello strumento a cui è affidata (9). (I nove punti contrassegnati dai numeri in parentesi dovrebbero venir chiariti da un commento).
Questa melodia «assoluta», in origine organismo autosufficiente, si unì in seguito con l'armonia di accompagnamento e si fuse infine con essa in un'unità; dalla quale la poliarmonia, in continuo progresso, le pone ora la meta di sciogliersi e liberarsi.
In contrasto a radicate opinioni dobbiamo affermare che la melodia si è sviluppata continuamente, che ha progredito in quanto linea e in quanto possibilità espressive, e che è destinata a raggiungere nell'arte della composizione il dominio universale.

Nelle edizioni che possiedo delle opere di Poe ci sono parecchi ritratti del poeta, eseguiti con cura e ben caratterizzati. Ma uno inciso in pochi tratti da Manet riassume tutti gli altri, ed è esauriente. Non dovrebbe anche la musica mirare ad esprimere solo quanto è più importante, con poche note collocate con maestria? Forse che la mia Sposa sorteggiata con le sue 700 pagine di partitura raggiunge di più che il Figaro con i suoi sei fiati accompagnanti? La raffinatezza della parsimonia mi sembra la meta prossima, dacché la raffinatezza dello sperpero è acquisita. Forse questo sarà il terzo periodo del primo libro della storia della musica, poi dovranno sorgere nuovi punti di partenza e nuovi mezzi per rendere in suoni l'anelito che è il pedale della polifonia umana. Ciò significherebbe redimere infine l'umanità della sua maggiore gravezza.

In ogni epoca risuona l'allarme: oggi non esistono musicisti, poeti, pittori. Ciò proviene dal fatto che per tradizione si tiene lo sguardo rivolto a quel viale di geni che visto in prospettiva appare più fitto di quanto non sia in realtà. Perché fra quegli alberi c'è una distanza media di cinquant'anni. Essi rappresentano i risultati del tratto percorso. Entro questo tratto cinquantennale si affaccendano i talenti, anelli di congiunzione dal pilastro che precede a quello che segue. Riconoscere e apprezzare la funzione di trasmissione e di collegamento di questi anelli sia compito e cura dei contemporanei. Perché i pilastri si reggono da sé, e si levano ad altezza visibile. Ma i contemporanei vedono ciò che credono o vogliono credere; non credono in ciò che vedono - o che odono.

Il cammino della storia della musica consta del normale germogliare, del rifarsi indietro e del progredire prudente. I geni rappresentano le catastrofi che, come il fulmine, abbagliano e atterriscono e il cui tuono viene percepito in ritardo. Dopo, l'amante della natura esclama: «È stato bello il temporale! »