FERRUCCIO BUSONI

I COLLABORATORI DELL'ARTISTA

Künstlers Helfer.
B.305, R.79. In «Vossische Zeitung», Berlino, 13 maggio 1921, n. 238 (ed. del mattino).
L'autore lesse questo «ringraziamento» dopo la prima berlinese di Turandot e Arlecchino nel club del teatro.



Berlino, maggio 1921

L'apparato messo in moto per portare un'opera alla rappresentazione intimidisce l'autore -l'autore che si trovi ad essere più intelligente che vanitoso - e carica d'un peso di responsabilità insospettato, non la sua coscienza artistica, ma la sua coscienza umana. In realtà la somma di attività mentale e manuale che si mette in movimento per la sua opera è straordinariamente grande. Quante menti e quante braccia prendono parte alla preparazione di uno spettacolo cui lo spettatore assiste con occhio distratto ascoltando a metà, per lo più indifferente, spesso irritato, di rado riconoscente!
Già la scelta del soggetto prende a volte mesi, anche anni, di ricerca, di esame, di cernita. Ma su di esso hanno già lavorato epoche e popoli interi. Un argomento come il Faust è il prodotto di civiltà e di generazioni, e persino l'origine della tanto più modesta Turandot ha le sue radici nelle epoche e nei paesi più lontani: la sua antica tradizione passa per le mani dell'italiano Gozzi e del tedesco Schiller, per il testo del quale già Karl Maria von Weber aveva scritto la musica di scena.
Prima che vi nascesse questo piccolo florellino, è cresciuto qui un intero albero di influssi e di azioni con ramificazioni infinite; un albero che ci tiene uniti tutti, autori, interpreti e spettatori, sin dai tempi più antichi. Nell'introduzione alla Fantasia sul «Don Giovanni» di Liszt ho tentato di ricostruire la genealogia del motivo di Don Giovanni fino all'opera di Mozart. Senza il lavoro preparatorio di tanti spiriti eletti - a cui vanno aggiunti ancora elementi della religione, del costume, della superstizione - neppure un genio come Mozart avrebbe potuto creare quella quintessenza di capolavoro, quale oggi naturalmente lo consideriamo.
La strada che va dalla prima parola formulata del libretto sino all'ultima nota della partitura è un lungo cammino che passa attraverso molte tribolazioni. La composizione del Faust di Gounod richiese sette anni.
Quando infine il compositore è arrivato a questo punto, allora comincia una febbrile attività cui prendono parte copisti, incisori, stampatori, correttori di bozze e riduttori di spartiti. Sono milioni di segni che devono venir messi a posto - con accuratezza estrema. E solo a questo punto il «materiale» passa al teatro, dove comincia la realizzazione del lavoro, finora silenzioso, e la concezione si trasformerà in realtà vivente: la fatica delle prove musicali ha inizio. Personalità di prim'ordine e grandi masse si mettono al servizio di questa impresa con tutte le loro capacità e il loro zelo. Ognuno ha un compito importante: il direttore d'orchestra, il regista, il direttore dell'allestimento, lo scenografo, il maestro del coro, il sarto. E ognuno di costoro ha ai suoi ordini una schiera valente - lo scenografo dispone di scultori, tappezzieri, falegnami, decoratori, eventualmente di altri - dalla quale non di rado emergono ammirevoli artisti singoli: si pensi, per esempio, all'orchestra dell'Opera di Stato di Berlino. Tutti formano, di buon grado, la cornice intorno alle figure degli interpreti principali. Ma dietro a tutte queste abilità che si sacrificano, e tuttavia arrivano a farsi distinguere e a farsi notare, dietro, sopra e sotto il palcoscenico ce ne stanno centinaia di invisibili, sempre all'opera, che non possono sperare in nessun applauso e compiono il loro efficiente e indispensabile lavoro nell'ombra. Fondere queste diverse professioni, questi diversi temperamenti in un tutto da cui infine esca la prima rappresentazione, è un compito alla cui realizzazione l'iniziato guarda sempre di nuovo con meraviglia. Che di tanti non uno venga a mancare, non uno sbagli, si ammali, è quasi un miracolo, una specie di gioco d'azzardo. Guardando le cose dal di fuori, non ci si può quasi immaginare come una sola modesta parola del libretto, per fare un esempio, metta in movimento un complesso meccanismo d'azioni. Una lampada accesa, una volta prescritta, richiede la collaborazione dell'elettrotecnico, dell'artigiano e, indirettamente, dell'industria metallurgica: - a chi mai questa lampada apparirà importante? - Il pubblico accetta una piena riuscita come qualche cosa di ovvio; accoglie con fredda critica la minima imperfezione. I ben intenzionati giudici - strane figure vestite di carta di giornale, il volto nascosto dietro una maschera d'inchiostro tipografico - possono far crollare una costruzione di anni con una sentenza...
Questa scorsa sulle difficoltà, sulle attività e sulle complicazioni che sono la condizione di una rappresentazione teatrale dovrebbe risvegliare la coscienza del pubblico noncurante. Ma il suo scopo principale era di porre in giusta luce la misura delle prestazioni che la mia riconoscenza - deve abbracciare. Mi importava esporre come mi sia ben chiaro quanto tante persone hanno fatto per me.