FERRUCCIO BUSONI

IL SOCIALISMO DELL'ARTISTA

Pubbl. col titolo Sozialismus vom Künstler aus geschaut in «Zeitschrift für Musik», Lipsia, XCIX, n. 12, dicembre 1932, da Friedrich Schnapp, che lo attribuisce a circa il 1918.


Se gli uomini si riuniscono, si consultano e operano per masse, il risultato è la mediocrità. E la mediocrità, per tal modo unanimemente proclamata legge, com'è naturale bollerà ciò che esce dalla mediocrità, l'insolito, come illegale, lo respingerà e infine lo vieterà. Se si volessero riportare le aspirazioni del socialismo ad una formula ideale al massimo, si potrebbe benevolmente dire che hanno per mira la più alta formazione del singolo come bene della generalità.
Ma questo pensiero sarebbe appena sorto, che le seguenti certezze gli si opporrebbero. La più alta formazione che gli è propria, l'uomo di vero valore la porterà a maturità senz'aiuto né collaborazione di una comunità; mentre dei suoi raggiungimenti per poterli sfruttare come «bene comune» la massa saprà impadronirsi solo per vie traverse e ad una ragionevole distanza di tempo (la quale la esonera dal dovere di farsela personalmente con quel singolo). E in conclusione anche questo andrà a finire in un malinteso.