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Giuseppe Sinopoli
WAGNER O LA MUSICA DEGLI AFFETTI

a cura di Pietro Bria
e Sandro Cappelletto

Pagine: 86
Prezzo: ¤ 13,00
Franco Angeli

RECENSIONE OSPITATA
IN VIRTUAL MILANO
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Giuseppe Sinopoli (Venezia 1946 - Berlino 2001), compositore, medico, archeologo, è stato direttore principale dell'Orchestra di Santa Cecilia a Roma, della Philharmonia di Londra, della Staatskapelle di Dresda. Nell'estate del 2000 ha diretto - primo italiano a ricevere questo incarico - L'anello del Nibelungo di Richard Wagner al Festival di Bayreuth.
Il testo pubblicato da Franco Angeli raccoglie due interventi di Sinopoli sulla musica wagneriana (Wagner o la musica degli affetti, Individuazione e nascita della coscienza nelle trasformazioni simboliche del personaggio di Kundry nel Parsifal di Wagner), una conversazione raccolta da Sandro Cappelletto alla vigilia della direzione della Tetralogia al Festival di Bayreuth (La scena invisibile: mito, memoria e rappresentazione nel teatro di Richard Wagner) e un colloquio con Carmelo di Gennaro su Strauss e Puccini (Il cavaliere della Rosa, Turandot, la laurea in archeologia: l'ultima intervista). Il volume è chiuso da un ricordo di Aldo Giorgio Gargani (Anima e esattezza).

Nonostante l'eterogeneità dei testi e il loro carattere occasionale, il volume riesce a raccontare la vastità degli interessi che Sinopoli riconosceva nella musica di Wagner.

Richard Wagner è stato infatti una stella fissa nell'orizzonte interpretativo di Sinopoli, un'occasione continua di confronto, dove le competenze del musicista si incontravano con quelle del medico e dello studioso del mito. Sinopoli allarga l'analisi del testo wagneriano alle sue fonti concettuali e filosofiche: segue l'influsso di Ludwig Feuerbach e di Arthur Schopenauer, rintraccia le connessioni con i testi di Niccolò Cusano e di Johannes Eckart, approfondisce i riferimenti ad Eschilo e ad Eraclito.
Affrontare la musica wagneriana significa innanzittutto confrontarsi con il mondo degli affetti che questa musica comunica. Il leitmotiv, in particolare, da tecnica compositiva e conoscitiva, diventa, nella lettura di Sinopoli, mezzo espressivo di una situazione psicodinamica e vero motore dell'opera di un autore che Sinopoli non esita a considerare un anticipatore di Freud. Lo spazio lineare della narrazione wagneriana (come lo spazio della coscienza in Freud) è uno spazio di relazioni tra individui, costantemente immerso o sospeso in una matrice affettiva inconscia. Il leitmotiv sottolinea questi legami esercitando una funzione 'attrattoriale': intreccia associazioni (per analogia o per contrasto) con altri temi che rimandano ad altre situazioni affettive.
La profondità della dimensione affettiva nella musica wagneriana pone particolari problemi alla rappresentazione dell'idea musicale. Nietzsche, come è noto, accusa Wagner di istrionismo. Secondo Nietzsce, Wagner sarebbe un millantatore, un artista decadente e soprattutto un grande commediante. Ma già negli anni Trenta del '900, un direttore come Wilhelm Furtwängler coglieva l'inadeguatezza del modo tradizionale di rappresentare scenicamente le opere wagneriane. Anche per Sinopoli (che per sottolineare il carattere riflessivo e pensante della musica di Wagner, inserì una pausa di tre secondi nel finale del Crepuscolo degli dèi), il lavoro di Wagner è più facilmente comprensibile in forma di concerto.
Lo stesso Wagner, dopo aver realizzato un teatro in cui la scena non è visibile, confidava alla moglie Cosima di voler rendere anche a scena invisibile. Qualsiasi realizzazione visiva - precisa Sinopoli - è, nel Ring, semplicemente riduttiva, rispetto alla complessità associativa ed evocativa della musica.

Wagner e Freud secondo Sinopoli
Raccolti in un libro della Franco Angeli alcune lezioni del maestro scomparso lo scorso anno. Il 7 marzo a Roma la presentazione del volume sul compositore tedesco e la musica degli affetti.

di Carlo Ottaviano

GIUSEPPE SINOPOLI, IL FILOSOFO DELLA MUSICA

Un anno fa, era il 20 aprile, moriva a Berlino Giuseppe Sinopoli: compositore, medico, archeologo; siciliano, veneziano, quasi tedesco. Insomma uomo fuori dal comune. A ricordarci la sua grandezza non ci sono solo le tante bellissime registrazioni delle opere da lui dirette e interpretate, ma anche le  riflessioni sul senso della musica e sul senso del fare musica, raccolte in un volume edito da Franco Angeli. Dell’artista “di cui amiamo la memoria e sentiamo la mancanza”, Pietro Bria e Sandro Cappelleto hanno trascritto gli ultimi colloqui e l’ultima lezione tenuta all’università di Roma.
Il testo, che sarà presentato proprio a Roma il 7 marzo al foyer del Teatro Olimpico, è in gran parte dedicato a  Richard Wagner, una stella fissa nell'orizzonte interpretativo di Giuseppe Sinopoli. Per il suo pensiero e per la sua passione di direttore, quella musica rappresentava un confronto continuo, dove le competenze del musicista incontravano quelle del medico, dello studioso del mito, dell'intellettuale libero. I testi raccontano la vastità delle relazioni, dei nessi, degli affetti che Sinopoli sapeva riconoscere e suscitare "leggendo" Wagner e affrontando la questione attualissima della messa in scena delle sue opere, del rapporto tra idea musicale e sua rappresentazione.  Strauss e Puccini sono gli altri compositori indagati. E si parla tanto anche del rapporto con Freud.
Insomma, dal volume emerge a tutto tondo l’uomo Sinopoli e ci aiuta a capire cos’è la musica: “La Musica è quantità, misura ... Quello che noi ascoltiamo è immateriale e nell’attimo in cui lo percepiamo sparisce per diventare  memoria. La Musica è il segno più sublime della  nostra transitorietà. La Musica, come la Bellezza, risplende e passa per diventare memoria, la nostra più profonda natura. Noi siamo la nostra memoria.” E quando si parla di memoria e mente, non si può non far riferimento alla psicoanalisi. “Ho letto tutto Freud –racconta Sinopoli- e conoscendo Wagner, non mi sono sorpreso di nulla. Mi sembrava una conseguenza logica, un’applicazione nel campo della clinica neurologica.” Wagner stesso ammise di aver trovato in un sogno  la prima idea per il preludio dell’Oro del Reno: “Sogno e realtà, coscienza e sua modificazione, ciò che è, ciò che potrebbe essere. E’ un tema molto sentito nella cultura tedesca alla metà dell’Ottocento e Wagner ne fa il cuore della sua tecnica compositiva.”
Ma la poetica di Wagner, secondo Sinopoli, aveva (ha) una sua attualità quando è alla ricerca del mito. “L’ultima apparizione del mito –diceva il Maestro- è stata il comunismo, l’ultima perdita del mito la scomparsa del comunismo. Rimangono il principio dell’utopia e il principio della speranza: oggi viviamo in un’epoca  in cui l’utopia è muta e la speranza altrettanto. E’ finito il mito, non la sua esigenza.”

Pietro Bria, professore di Igiene Mentale presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e membro della Società Psicoanalitica Italiana. Dirige il Sevizio di consultazione psichiatrica presso il Policlinico Gemelli di Roma. Ha curato presso l'editore Einaudi l'opera di Ignacio Matte Blanco.
Sandro Cappelletto, scrittore e critico musicale, è accademico dell'Accademia Filarmonica Romana e vice-direttore artistico della Scuola di Musica di Fiesole. Tra le sue pubblicazioni, La voce perduta , prima biografia di Carlo Broschi Farinelli. Collabora ai quotidiani La Stampa e Le Monde.