I dizionari Baldini&Castoldi

Violanta di Erich Korngold (1897-1957)
libretto di Hans Müller

Opera in un atto

Prima:
Monaco, Hoftheater, 28 marzo 1916

Personaggi:
Simone Trovai, capitano della Repubblica di Venezia (B); Violanta, sua moglie (S); Alfonso, figlio naturale del re di Napoli (T); Giovanni Bracca, pittore (T); Bice (Ms); Matteo (T); soldati, barcaioli, ancelle, maschere



L’ambientazione rinascimentale dell’opera è caratteristica di una voga dell’epoca – Violanta precede di pochissimo, per fare un solo esempio, Eine florentinische Tragödie di Zemlinsky, che di Korngold fu uno dei maestri.

Nel XV secolo a Venezia, durante una notte di carnevale. Violanta, moglie del comandante militare Simone Trovai, è ossessionata dal desiderio di vendicare la morte della sorella Nerlina, che si è uccisa dopo essere stata sedotta da Alfonso, principe di Napoli. Questi è presente a Venezia e partecipa tra la folla ai festeggiamenti del carnevale. Violanta, in incognito, lo ha incontrato e ne ha attratto l’attenzione cantantogli un’aria carnevalesca e lo ha quindi invitato a farle visita nel suo palazzo, dove intende farlo assassinare dal marito. Simone, dapprima inorridito, si lascia convincere ad assecondare il piano della moglie; resterà nascosto fino a quando Violanta intonerà, quale segnale convenuto, lo stesso canto carnevalesco con il quale ha ammaliato Alfonso in precedenza: allora sopraggiungerà a vibrare il colpo fatale. Alfonso arriva in gondola, preceduto fuori scena da una sua suggestiva serenata; giunto al cospetto di Violanta, ne elogia la bellezza e la prega di cantargli ancora la fatidica canzone. Al che, Violanta gli svela la propria identità e anche il proprio disegno di vendetta. Ma Alfonso rivela che la morte sarà per lui un ambito sollievo, tanto la sua esistenza, vissuta in uno stato di perenne disperazione, gli è divenuta intollerabile; insiste quindi perché Violanta dia il segnale prestabilito e il suo destino si compia. A questo punto, la donna si accorge d’improvviso di amare follemente la propria vittima designata, sedotta dalla sua immensa, commovente infelicità. Vergognandosi di se stessa, gli ordina di uscire; egli rinnova l’invito a dare il segnale. Violanta confessa il proprio smarrimento di fronte alla nuova, inattesa passione che sente di provare per lo stesso seduttore della sorella. I due si abbracciano perdutamente e cantano insieme un inno alla natura sublime dell’amore puro. La loro beatitudine è interrotta da Simone, che, impaziente, chiama la moglie. Questa, avvertendo che il sogno è alla fine, canta l’aria fatidica e si abbandona all’isteria. Irrompe Simone e, alla vista della coppia avvinta nell’abbraccio, preso da comprensibile collera, tenta di accoltellare Alfonso. Violanta si interpone ed è lei a ricevere il colpo mortale. Spira fra le braccia del marito mentre si ode ancora una volta, intonato dal coro delle maschere, il canto fatale.

L’opera, la cui prima rappresentazione fu diretta da Bruno Walter, ebbe un successo immediato: pubblico e critica furono unanimi nel riconoscere che il diciottenne compositore, autentico fanciullo-prodigio cresciuto in un ambiente culturale privilegiato, mostrava di padroneggiare tutti gli elementi del linguaggio musicale. Essenziale caratteristica dello stile di Korngold, fin dalle sue prime manifestazioni, appare la ferma disciplina armonica, melodica e formale. Di Violanta è stata in particolare apprezzata la struttura lirico-drammatica, compatto mosaico di motivi dalle dense armonie cromatiche. Il tema della canzone carnevalesca, blasfema e ribalda, che funge da preludio-corale e riappare quale impulso e commento della catastrofe finale, ricorre nel corso di tutta l’opera e ne punteggia l’inesorabile sviluppo. La carica emotiva della vicenda, sapientamente costruita, a tratti allentata e poi sempre ripresa in un graduale crescendo, rende credibile e coinvolgente la materia altrimenti dubbia del libretto, con il suo usurato connubio amore-morte. Violanta è un piccolo capolavoro dello stile lirico neoromantico di Korngold, che solo un equivoco critico può ricondurre sotto l’etichetta, sia pure applicata nel senso di un orgoglioso riscatto, di ‘musica degenerata’.

f.c.

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