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THROUGH SWITZERLAND WITH TURNER

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Turner e gli impressionisti.

La grande storia del paesaggio moderno in Europa

BRESCIA: DIE AUSSTELLUNG -LA MOSTRA

THE EXHIBITION - L'EXPOSITION


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WILLIAM TURNER

PITTORE VISIONARIO E SUBLIME

PAINTER VISIONARY AND SUBLIME

PEINTRE VISIONNAIRE ET SUBLIME

DIE VISIONÄRE UND ERHABENE BILDER VON W. TURNER

Alla Kunsthaus di Zurigo furono esposte nei primi mesi del 2002 circa 180 opere del pittore inglese William Turner: un amplissimo e vario florilegio che annoverava molti importanti dipinti prestati per la prima volta dalla Tate Gallery di Londra. William Turner (1775-1851), ammirato e stimato agli esordi della sua attività artistica (al 1787 risalgono i primi disegni), ma incompreso già a partire dai primi dell’Ottocento, è oggi considerato tra i più grandi pittori di ogni epoca. La solida cultura accademica acquisita nella prestigiosa scuola d’arte della Royal Academy (di cui divenne membro nel 1802, a soli 27 anni) e il talento eccezionalmente precoce gli consentirono di bruciare le tappe e di acquisire rapidamente uno stile personale, che in alcuni dipinti degli anni ’90 già prefigura quello audacissimo e ancora oggi per molti aspetti sconcertante delle opere della maturità. Così, pur nutrendo una sconfinata ammirazione per il pittore paesaggista Claude Lorrain, non ne divenne mai un epigono. Il temperamento inquieto e la vasta cultura (letteraria e figurativa) glielo impedirono. I dipinti del giovane Turner non hanno infatti la serena semplicità, la calma, la chiarezza dei quadri di Lorrain. Già nelle primissime opere la natura è spesso rappresentata come ostile, possente e soverchiante: si veda a esempio il disegno acquerellato "Una tempesta al largo di Dover" (1796) in cui lo scatenarsi caotico della natura, reso con colori cupi tendenti al nero, minaccia la stabilità di un’imbarcazione e incombe lugubre sulla città stessa. La ricerca dell’effetto sorprendente per far colpo sul pubblico era costante non solo nell’arte, ma anche nella vita del pittore; una vita che, come scrisse David Roberts, "aveva in parte il carattere del suo lavoro: era misteriosa e nulla sembrava fargli tanto piacere quanto lo sbalordire gli altri." Questo aspetto del suo carattere e la tensione verso una drammaticità quasi iperbolica avrebbero potuto avere effetti disastrosi. Ma Turner, da grande "regista" della tela qual era, seppe offrire "con perizia e gusto" a sé e ai suoi fruitori "una visione grandiosa della natura, còlta nei suoi aspetti più romantici e sublimi" (Gombrich): una natura caricata di forti significati simbolici, connessi anche al suo vissuto, alle paure suscitate dagli eventi della sua epoca, alle frustrazioni, alle angosce dello sperimentatore convinto ma, come detto, incompreso. Riversate sulla tela, esse documentano il vortice spirituale che agitava la sua anima; una natura "sublime" poiché fonte di stupore e godimento, ma anche di soggezione, timore, sconvolgimento, orrore. "Tutto ciò che può suscitare idee di dolore e di pericolo", scrisse Edmund Burke "è fonte del Sublime, ossia di ciò che desta la più forte emozione che l’anima sia capace di sentire". Turner aveva solo 21 anni quando dipinse "Pescatori in mare": un’opera imponente che, se da una parte è un omaggio ai suoi maestri, dall’altra preannuncia la visione apocalittica dei fenomeni naturali e della vita umana, in balìa dell’immenso potere della natura. L’inconsistenza e la fragilità dell’uomo appaiono anche in dipinti coevi come in "Costa presso Tenby" e ne "Il castello di Dustanburg", dove il soggetto (il castello appunto) sembra messo in ombra dalla furia del mare sottostante che sferza minuscole barche con veemenza implacabile. Cyrus Redding riferisce nelle sue memorie che Turner, una volta, trovatosi su una nave durante una tempesta, si godesse lo spettacolo per nulla turbato dallo sconvolgimento: "Per tutto il tempo rimase taciturno, intento a osservare la scena tumultuosa... immerso in riflessioni, non diceva una sillaba. Una volta approdati, si arrampicò con una matita su una vicina cima dell’isola e sembrava più scrivere che disegnare. Come vi riuscisse con un vento di quella forza, non lo so. Probabilmente osservava qualcosa dell’aspetto del mare che prima non aveva notato." Turner approfondirà i temi legati all’impeto poderoso e distruttivo delle forze naturali a partire dal 1803, dopo il primo di una lunga serie di viaggi sul continente. La visione di paesaggi sempre diversi che gli offrivano soggetti per un gran numero di dipinti e di incisioni ebbero un ruolo determinante nello sviluppo della sua arte. Durante il periodo delle guerre napoleoniche, fu costretto a limitarsi ai paesaggi del Galles e della Scozia. Dal 1817 al 1845 egli percorse l’Europa in lungo e in largo. Al 1802 risale il primo viaggio in Svizzera (ve furono poi altri sei, nel 1819, nel ’36, e poi, ininterrottamente, dal ’41 al ’44). E fu proprio nei dirupi, nello spettacolo immane della natura alpina che egli scoprì il Sublime, inteso anche come romantica tensione verso l’assoluto. "In Svizzera, annotò il pittore frammenti e precipizi sono molto romantici e stupiscono per la loro immensità."


VIRGILIO GILARDONI DEFINÌ LA SUA ARTE
«UNA COSTRUZIONE MUSICALE DI LUCI E COLORI»

Impressionato da gole, strapiombi e cascate

Le gole strette, la precarietà delle mulattiere tracciate nella roccia conferiscono alla natura un formidabile potere, una superiorità palese sul viandante con i suoi animali da soma, come nello stupefacente acquerello "Il passo del San Gottardo visto dal ponte del Diavolo" (1804), giustamente celebre e celebrato, in cui Turner riprense dall’alto la caduta a strapiombo, vertiginosa, della roccia. Analoghe impressioni suscitano i dipinti a olio "Le cascate del Reno presso Sciaffusa", e, con ancora maggiore veemenza, "La caduta di una valanga nel Canton Grigioni", dove la natura stessa sembra soccombere, devastata dalla furia biancastra a cui il nero del cielo conferisce un risalto ancor di più pauroso. Già in queste opere giovanili, l’emozione intensa che il paesaggio suscita nel pittore comporta una perdita di razionalità. Con il passare del tempo, Turner seppe fondere soggetto e natura sino ai limiti della distruzione dell’immagine figurativa. L’impianto classico veniva soppiantato dal ruolo preponderante che assumeva la luce, spesso rappresentata come entità autonoma e non soltanto come riflesso sugli oggetti, grazie a un uso libero del colore e a pennellate curve ed avvolgenti. Soffermandosi dinanzi a tele come "Venezia con Santa Maria della Salute", "Tivoli", "Paesaggio montano con lago e capanna", il fruitore percepisce che è ormai il colore ad assumere forma nel quadro, non più l’inverso... Nella tela veneziana, dipinta tra il 1840 e il 1845, non si riesce a comprendere se la chiesa affiori da una caligine di colore, di nebbia e di acqua, come se fosse una visione, o se, al contrario, si stia dissolvendo in quegli stessi colori, in quella stessa luce: una folgorante, geniale anticipazione dell’arte astratta, che non poco sconvolse il pubblico del tempo, ma divenne un punto di riferimento imprescindibile per molte correnti pittoriche del Novecento. Turner seppe "inventare una pittura che solo molto tempo dopo sarà riconosciuta come ’astratta’, quasi una costruzione musicale di luci e colori, ispirata da stimoli più interiori, di ordine spirituale, che esterni" (Gilardoni). Nelle opere della tarda maturità le regole della prospettiva sembrano trascurate proprio con lo scopo di raggiungere il cromatismo puro. La prospettiva scientifica verrà superata definitivamente da Cézanne [vedi il mio articolo su questo pittore, pubblicato in questo sito] alla fine dell’Ottocento, ma la strada era già ben tracciata... I due splendidi "acquerelli bellinzonesi" che i curatori hanno scelto per questa mostra risalgono probabilmente al 1942: un’epoca in cui la fama di Turner era enorme, con alle spalle un’intensissima attività pittorica. Essi sono coevi alle stupefacenti visioni notturne di Lucerna e del Lago dei Quattro Cantoni: luoghi privilegiati, "occasioni scrive ancora Gilardoni di grandi teofanie laiche".

Opere pittoriche in Internet:

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