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ADRIANO LUALDI
ITALO MONTEMEZZI
RICCARDO PICK-MANGIAGALLI
VICTOR DE SABATA
ALTRI COMPOSITORI
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Italo Montemezzi (1875), compositore puramente di teatro (anche il suo Paolo e Virginia è più vicino al teatro che non al poema sinfonico nella concezione e nella condotta), deve alla tragedia L'Amore dei tre re la bella fama che si è conquistata. Sebbene sia rimasto sempre lontano da quel complesso di azioni e di reazioni osservate negli altri compositori italiani moderni, che hanno condotto al rinnovamento, si deve osservare che questa sua opera capitale è ben lontana dal verismo.
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Gli spiriti di Wagner dominano, piuttosto, in essa; ma non tanto da toglierle il carattere di italianità che si manifesta specialmente nell'impeto di certe pagine, e nell'appassionato calore di alcuni momenti, che si ritrovano poi, di uguale potenza, anche nella Nave. L'atmosfera musicale de L'Amore dei tre re è tutta minacciosa e concitata; si respira, seguendo l'opera, la tragedia: grande risultato questo per un artista: prova eloquente che il segno è stato raggiunto.
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Se Montemezzi deriva da Wagner, Riccardo Pick-Mangiagalli (1882) e Victor De Sabata (1892) discendono da Riccardo Strauss; ma nessuno dei due può essere accusato di pedissequa imitazione del Maestro che più li ha colpitá e al quale si sono inspirati; e a nessuno dei due può esser fatto l'addebito di non aver «sentito» i tempi. Il Pick-Mangiagalli incominciò prestissimo a comporre musica da camera istrumentale: la Sonata per violino e pianoforte è del 1906, il Quartetto per archi, la Ballata Sinfonica, l'Humoresque per pianoforte e orchestra sono del 1909. Nel teatro egli ha offerto bei saggi di balletti mimati, nei quali la sua natura di sinfonista -natura non molto varia di atteggiamenti, ma elegante e brillante - si è manifestata assai chiaramente.
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Il De Sabata, magnifica figura di musicista, dotato di eccezionali doti di sensibilità e di coltura, che lo hanno messo, tra l'altro, in primissima fila tra i direttori d'orchestra, annunciatosi come un fanciullo prodigio (a 12 anni componeva una Giga; a 15, un Preludio e fuga per orchestra), si affermava poi come compositore di poemi sinfonici, fra i quali sono specialmente da ricordare Juventus e La Notte di Platon. Per quanto l'architettura e i il gusto dell'orchestrazione di questi poemi richiami, come si è detto, lo Strauss, la vena di calda melodia che li anima e la nobiltà d'ogni loro pagina li rende degni di far parte, come fanno, della migliore letteratura sinfonica italiana.
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Altri compositori che fin dai primi anni di attività si sono intonati al nuovo ambiente intellettuale e artistico, e ne sono stati e ne sono altrettanti esponenti: Nino Cattozzo (1886), un mistico, delicatissimo musicista-poeta al quale, con i Misteri gaudiosi e con i Misteri dolorosi, si deve la libera interpretazione operata da uno spirito colto, moderno e sensibile, di questa antichissima forma di arte rappresentativa che si riallaccia alle Sacre rappresentazioni; e la nobile, vastissima fatica di rappresentare scenicamente in un Ciclo musicale romano che, quando sarà compiuto, comprenderà nove opere, il lungo cammino dell'Uomo, verso le mète più alte: Roma punto di partenza e luminoso punto d'arrivo di ogni tappa; Vittorio Gui (1885) che, sebbene pratichi sopra tutto la direzione d'orchestra, nella quale si è molto distinto, ha composto molta musica sinfonica e una fiaba per teatro, La fata Malerba; Vincenzo Tommasini (1880), autore di numerose opere di musica da camera e sinfoniche, fra le quali sono da ricordare il 2º Quartetto per archi, e i poemi Il beato regno, Preludio fanfara e fuga; Domenico Alaleona (1881), spirito colto e sensibile, troppo presto rapito all'arte e agli studi, al quale si debbono molte trascrizioni dall'antico e musiche originali da camera, sinfoniche e corali e, nel campo della musicologia, tra l'altro, gli importantissimi Studi sulla storia dell'Oratorio Musicale in Italia; F. Balilla Pratella (1880), spirito bizzarro che, dopo un saggio di melodramma verista (La sina d'Vargoun), ha composto molta musica istrumentale e vocale da camera - tra questa, sono da ricordare, le trascrizioni di canti popolari -, musica sinfonica, e l'opera futurista L'aviatore Dro, coltivando attivamente, in pari tempo, le trascrizioni dall'antico e la critica musicale; Alceo Toni (1884), autore di musica da camera vocale e istrumentale, e benemerito per le molte trascrizioni dall'antico e per alcuni studi sulla storia dell'arte; Renzo Bossi, autore di molta musica vocale e istrumentale da camera, e di poemi sinfonici; Alberto Gasco (1879), al quale si deve una delle prime opere antiveriste: La leggenda delle sette torri e molta musica da camera e sinfonica; G. C. Paribeni (1881), autore di musica da camera vocale e istrumentale, di musica corale, di una Sinfonia in do minore, e di importanti scritti di storia, tra i quali Storia e teoria dell'antica musica greca e Muzio Clementi; Francesco Santoliquido (1883), autore di musica da camera vocale e istrumentale, di musica sinfonica e di opere; Piero Coppola (1888), al quale si deve musica da camera e sinfonica; Guido Bianchini (1885), autore di musica sinfonica, da camera e di opere; Guido Pannain (1891), autore di musica da camera e sinfonica, e musicologo; Ettore Panizza (1875), autore di musica sinfonica, fra cui è da ricordare il Tema con variazioni, da camera (Trio, Quartetto per archi), e di una nuova edizione aggiornata, del Trattato d'istrumentazione di Ettore Berlioz; Gino Marinuzzi (1882), autore di musica teatrale e sinfonica; Giulio Confalonieri, che ha al suo attivo gli squisiti intermezzi per il dramma di Fletcher The faithful Sheperdess; Erardo Trentinaglia, che ha dato una viva anima musicale alla benelliana Rosmunda, e che ha composto anche due poemi lirici sinfonici, una Suite per orchestra, una Sonata per pianoforte e violino, ecc.
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