La produzione letteraria di Malipiero non è occasionale né sussidiaria alla sua opera di musicista: si svolge parallela ad essa e costante, e realizza una propria autonomia. Avviene cosí che sono almeno tre i piani sui quali va condotta la lettura dei suoi scritti. Uno è quello, ovvio, della testimonianza e della documentazione che essi arrecano al suo operare artistico.
E secondo è quello che si dovrebbe chiamare musicologico, se Malipiero non avesse questa parola (e la cosa che ci sta sotto) in gran dispetto. Diciamo, allora, che Malipiero è una delle poche persone al mondo che conoscano a fondo, grazie a un'amorosa frequentazione quotidiana, la musica e la teoria musicale fiorite tra il secolo XVI e il secolo XVII, specialmente sul territorio della Repubblica Veneta.
Infine il terzo aspetto degli scritti di Malipiero è la loro validità letteraria, per cui essi possono essere gustati benissimo, nei loro mossi umori di capricci, estri, fantasie e sarcasmi, anche da chi sia per avventura affatto indifferente ai casi della musica d'oggi come a quelli della musica nel Cinquecento.
Insieme alla ristampa de L'armonioso labirinto, un volumetto introvabile che costituisce un'organica recensione della trattatistica musicale italiana dal Cinquecento al Settecento, sono qui raccolti altri scritti su musicisti del passato, e precisamente su Willaert, sulla musica a Ferrara all'epoca del Tasso, su Nicola Vicentino, sulla Camerata fiorentina, su Monteverdi, Vivaldi, Scarlatti e Mozart.
Seguono pagine di vita e d'arte contemporanea, pensieri, ricordi, lettere vere e lettere immaginarie, di Malipiero e d'altri, e tra queste l'importante carteggio, con Alfredo Casella: tutti gli innumerevoli canali attraverso i quali questo solitario intrattiene un colloquio infaticabile non solo con le ombre, concretissime, del passato, ma anche con le presenze, piú o meno labili, del mondo contemporaneo, nessuna delle quali sfugge alla sua curiosità sempre all'erta e al pungolo d'un pessimismo sempre scontento, eppure mai realmente sfiduciato.
Gian Francesco Malipiero nacque a Venezia il 18 marzo 1882. Studiò al Conservatorio di Vienna e poi al Liceo Musicale Benedetto Marcello di Venezia, diplomandosi in composizione a Bologna nel 1904. A Berlino e a Parigi entrò in contatto col mondo musicale contemporaneo, e in Italia partecipò con Casella e Pizzetti al rinnovamento della cultura musicale, patrocinato anche da Gabriele D'Annunzio.
La sua vita si svolse tra il Veneto e Roma, prevalentemente ad Asolo, dove l'aveva colto la ritirata di Caporetto. Dal 1921 al 1924 fu insegnante di composizione nel Conservatorio di Parma. Dal 1939 al 1952 diresse il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia.
La sua copiosissima produzione musicale fa di lui uno degli artefici della moderna musica italiana, e ne illustra in modo esemplare la doppia natura di aggiornamento europeo e di recupero d'un'antica tradizione nazionale, strumentale e vocale, pre-ottocentesca. Oltre a moltissime composizioni sinfoniche e da camera, oratori sacri e profani, essa comprende numerose opere teatrali, generalmente su libretto proprio, salvo il caso del giovanile Sogno d'un tramonto d'autunno, su testo di Gabriele D'Annunzio, e la collaborazione con Pirandello ne La favola del tiglio cambiato.
Ha pubblicato l'edizione completa delle opere di Claudio Monteverdi, e numerosi altri testi musicali italiani del Sei e Settecento; ha diretto l'Istituto Italiano che provvede alla pubblicazione delle opere di Antonio Vivaldi.