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Data: 25-10-1992
IL SOLE 24 ORE
Giorno: Domenica

Inserto:
DOMENICA
PRIMA PAGINA
Né con il duce né contro il duce

Autore: Gian
Francesco Malipiero

Tra le carte conservate ad Asolo e appartenute a Gian Francesco
Malipiero c'è un dattiloscritto che il maestro non pubblicò (ne
sono state realizzate poche copie per gli amici). Ha un titolo:
«Esalazioni epurative». Si apre con una singolare dedica «Al sindaco
di Venezia». In esso racconta «questa sconcia favola, spettacolo di
miseria morale» dove è contenuta la sua apologia dall'accusa di
fascismo. La singolare dedica si chiude con queste parole: «Mi
vergogno di essere veneziano». Essendo uno scritto inedito, ci è
sembrata cosa opportuna offrirne qui uno stralcio. Sono le prime tre
pagine dell'apologia.
 Ventun settembre 1945. Mattino radioso, di una luminostà' che quasi
potrebbe far dimenticare gli orrori della guerra e le bassezze degli
uomini. Rompe l'incanto l'arrivo di una lettera raccomandata:
«Comitato di Liberazione Nazionale della provincia di Venezia». Penso
che sia una lettera d'encomio per il direttore del Conservatorio di
musica Benedetto Marcello, ch'esponendosi a gravi pericoli ha
impedito che i tedeschi occupassero il meraviglioso palazzo Pisani
(sede dell'Istituto da lui completamente ristaurata e riformata), che
vi organizzassero concerti e che l'Istituto di cultura fascista,
nonostante le minacce di Ca' Littoria, vi si insediasse. Il direttore
è pur riuscito a impedire che gli insegnanti giurassero e si
iscrivessero al partito o ubbidissero agli ordini di lavorare sotto
la sferza tedesca alla difesa di Venezia. Riuscì pure a proteggere
gli allievi minacciati da certi emissari del P.N.F. Aperta la lettera
vi trovai una sequela di ingiuriose accuse e dissi a me stesso: non
è possibile che così si tratti un veneziano che occupa un posto
come il mio nel "mondo" dello spirito; certo si tratta di errore
d'indirizzo, ma dovetti purtroppo convicermi che mi ingannavo. Tre
accuse contrassegnate a) b) c).
  a) Apologia mediante produzioni musicali. Che si falsifichino le
mie opere prima della mia morte?  Come fornire le prove di ciò che
non ho mai scritto?  Dovrebbe essere il Comitato a sottopormi le
opere incriminate onde io possa constatare se sono apocrife.
  Mi piace ricordare un episodio divertente e che dimostra quanto le
mie opere facessero piacere in certi ambienti fascisti.
 Appena consegnato la mia opera Giulio Cesare all'editore (nella mia
fedele traduzione del dramma di Shakespeare, suddito inglese, non
iscritto al P.N.F.) il testo venne per legge sottoposto alla censura.
Doventi recarmi a Roma «per comunicazioni». Difatti il censore mi
disse che la frase: «Colui (Giulio Cesare) che cammina trionfante nel
sangue di Pompeo» bisognava mutarla perché si poteva interpretare
come un'allusione al delitto Matteotti. Seduta stante la trasformammo
in: «Colui che cammina esultante nel trionfo su Pompeo». Più avanti
dovetti mutare la frase di Giulio Cesare: «Quel Cassio laggiù è troppo magro, pensa troppo» in «Quel Cassio laggiù è troppo magro,
odia troppo» perché poteva far nascere il sospetto che Mussolini si
preoccupasse di ciò che si pensava.
llI libretto si stmpò' con le correzioni, nel testo musicale invece,
che per mancanza di tempo si stampò in facsimile e perciò
riproduce il mio autografo, mi rifiutai di mutare le due frasi e
altre che non ricordo.
 Mi si impose inoltre che alle rappresentazioni (come fu fatto a
Genova nel febbraio 1936) Giulio Cesare cadesse sotto il pugnale di
Bruto dietro le quinte per non far nascere negli italiani il
desiderio di far subire al duce la stessa sorte di Cesare.
 Tanto si fece e tanto si vituprò'  quest'opera che mai iù' si
rappresentò in Italia, mentre ebbe buona fortuna al Teatro Colon di
Buenos Aires, nel Brasile, a New York e in Germania.
 Tutto il mio teatr o' ricco di simili episodi. Mai ho scritto una
nota che abbia qualsiasi riferimento al fascismo, spesso invece mi
preoccupai, dato il livello spirituale, delle sorti della mia patria.
  b) Malcostume: per avere fruito di divieti di gerarchi in ordine
alla critica della sua persona e delle sue opere: per aver goduto
dell'appoggio anche finanziario di fascisti e nazisti per la
rappresentazione di sue opere. Proposto da Gabriele d'Annunzio, senza
ch'io glielo chiedessi, all'Accademia d'Italia quando egli presentò
a Mussolini la lista dei suoi candidati, la mia nomina fortunatamente
non ebbe luogo (1929)  perché il segretario federale di Treviso mi
accusò  di antifascismo.
 Non se ne palr' iù' grazie anche al mio contegno.
 iù' volte ho dovuto protestare contro le ingiurie, anche offese
personali della stampa fascista. Un paio di volte la cultura popolare
(l'ultima volta circa nel maggio 1942, poi non me ne curai più. Il
primo aprile 1945 la stampa fascista milanese mi ha sepolto sotto le
contumelie) inviò  ai direttori di giornali l'invito di smettere la
campagna contro di me, quando cioè lo scandalo assumeva proporzioni
internazionali...!
 Su tutti i giornali d'Italia venne pubblicato alla mte'  di
dicembre 1932 un manifesto contro di me e Alfredo Casella, manifesto
squisitamente fascista. Fra i musicisti gerarchi fascisti firmatari
c'è anche il nome (ultimo per ordine alfabetico) di un certo Guido
Zuffellato.
 Dispiacque a Mussolini la riproduzione sulla stampa estera di questo
balordo documento e mi invitò a Roma per dirmi che non dovevo
reagire. La stampa italiana definì sempre la mia arte antifascista e
spesso ebbi a preoccuparmi della mia sorte. Per esempio un certo
signor Asvaro Gravelli di buona memoria, pubblicava sul suo giornale
«Ottobre» (Roma 27 marzo 1934) dopo l'unica rappresentazione della
Favola del figlio cambiato al Teatro Reale dell'Opera quanto segue:
«Non ci è piaciuta l'opera di Pirandello e Malipiero perché:
 1) essa non risponde alle esigenze e ai caratteri del tempo
fascista;
 2) ' una diffamazione di tutta la spiritualti' che il fascismo si
sforza di imprimere al popolo italiano;
 3 )' decadente, pessimista, deleteria antimorale;
 4 )' diarrea musicale;
 5) contrasta in pieno con lo spirito e la finaltà' dell'etica
fascista».
 Mussolini vietava la seconda e ogni altra rappresentazione.