Il fascismo: la cultura gentiliana

di Massimiliano Badiali

Nei primi anni del dopoguerra prese corpo in Italia fino a giungere alla conquista del potere e all’instaurazione di una dittatura una forza politica nuova : il fascismo. Si trattava di un fenomeno che non aveva precedenti diretti nel passato per l’applicazione sistematica e generalizzata del metodo della violenza, che pretendeva autogiustificarsi su un’ideologia dell’azione e della vitalità del diritto del più forte. Sotto questo aspetto fu un fenomeno nuovo. L’idea fascista era quella che riteneva che lo stato dovesse essere totalitario ed onnipotente.

Il nuovo Stato, così come i fascisti lo concepirono , cercarono di realizzare, mirava dunque ad assorbire, totalmente in se stesso gli individui come i gruppi sociali, le comunità locali come le voci della cultura, le Chiese come le correnti d'opinione. Questo Stato assumeva pertanto gli aspetti di un nuovo idolo, di un dio terreno, a cui tutto doveva essere sacrificato o subordinato.

Ma il fascismo non si sarebbe mai imposto se si fosse fatto a capo di una serie di tendenze illiberali e antidemocratiche. In Italia la crisi del partito liberale, le lotte dei socialisti fra riformisti e minimalisti creò la possibilità di questa forza nuova. Di certo il fascismo subì e forse ebbe la sua matrice ideologica nel sindacalismo rivoluzionario di Alceste De Ambris, nella utopia populista dell'impresa di D’Annunzio, nella cultura futurista di Marinetti con l’esaltazione della violenza e della velocità.

Anche se Mussolini partì da una visione squadrista, di lotta alla monarchia ed alla Chiesa, fondando i Fasci di combattimento nel 1919, poi si avvicinerà alla filosofia di Gentile, conservatrice e reazionaria.

Per questo motivo il fascismo fu alimentato e sostenuto da una parte considerevole di forze conservatrici e liberali.

Il regime fascista proponendosi dapprima come difensore della Patria e restauratore della dignità nazionale e poi ben presto proclamando la perfetta identità fra se stesso e lo stato, non doveva lasciare scampo ad alcuna forma di opposizione diretta.

Ma gli anni che scorsero dal 1924 al 1928 costituiscono un periodo storico particolarmente caratteristico anche per il nostro paese - l'Italia -, in cui il regime dittatoriale fascista raggiunse una solidità che a molti sembrò indistruttibile. Nel suo discorso del 3 gennaio 1925, Mussolini aveva dichiarato che, in 48 ore, egli avrebbe chiarito la situazione politica interna su tutta l’Italia: i partiti politici (ad eccezione di quello fascista), furono sciolti; i giornali furono dapprima sequestrati periodicamente, poi imbrigliati, tormentati, e rovesciate le loro direttive, ridotti all'impotenza; e, se resistevano, addirittura soppressi; oppure, se si trattava di quotidiani di speciale autorità, costretti a vendersi al Partito unico. Tutte le associazioni ancora tollerate furono sottoposte al controllo delle autorità di Pubblica sicurezza. Ora il fascismo si dà alla pazza gioia di fare della libertà e della Costituzione strumento asservito alla sua volontà di dominio e di potere.

La trista catena degli anelli di ogni dittatura si va snodando un giorno dopo l'altro. Viene riesumata la pena di morte, che era gloria italiana avere da più di un secolo abolita, e tale feroce castigo è riservato appunto a colpire i colpevoli di crimini politici. I tribunali ordinari con le loro garanzie per gli imputati non sono ritenuti adatti a giudicare questo genere di reati, per cui si istituisce, fuori di ogni norma e di ogni garanzia, un tribunale speciale, che non soggiace ad alcun diritto di appello. Le carceri si riempiono di comunisti, o cosi detti comunisti, molti dei quali sono degli infelici appartenenti a qualsiasi partito o di nessun partito, ma che hanno mostrato di non gradire il regime attuale e di arrischiarsi a censurare talora qualche punto della sua opera politica o amministrativa. Risorge la condanna al confino per reati politici; lo spionaggio e la denunzia ritornano all'ordine del giorno, e le bilance dei diritti e dei doveri civici sono deliberatamente falsate. L'intolleranza, il diritto alla persecuzione sono (si dichiara apertamente) la fondamentale ideologia della dittatura italiana. Quella che viene, definita la nostra feroce volontà totalitaria sarà perseguita con maggiore ferocia; diventerà veramente l'assillo e la preoccupazione dominante della nostra attività : di fascistizzare la nazione, perchè italiano o fascista sia la stessa cosa... Intransigenza assoluta, ideale e politica.

Il fascismo rivoluzionario si oppose al fascismo, che sposò le tesi più tradizionali : dell’esaltazione della patria e della cristianità. Il fascismo nacque e seppe sfruttare le tendenze illiberali ed antidemocratiche già presenti nella cultura del Novecento, diffusasi in vasti settori della media e piccola borghesia, percorsi da una vasta crisi di identità e di sbandamento. Il fascismo fu sostenuto anche dalle classi conservatrici. Gli storici distinguono due fasi all'interno del fascismo : quella gentiliana(1922-1929), e quella cattolico-reazionaria che culminò con i Patti Lateranensi ( dal 1929 al 1940).

Ma se nei primi anni del regime fascista (1922-25), la libertà era tollerata, il 25 Dicembre del '25 la cultura antifascista e la libertà di stampa sono vietate dalle leggi eccezionali sulla Stampa. Secondo la formula mussoliniana di "tutto nello Stato, niente fuori dello Stato, nulla contro lo Stato" la cultura subì attraverso una serie di operazioni una progressiva fascistizzazione; la fascistizzazione integrale della stampa non tese ad eliminare, ma, a fascistizzare i quotidiani: del Corriere deIla Sera e deIla Stampa , per esempio , furono modificate integralmente le linee.

All'interno di questo nuovo stato vi fu un’opposizione ovviamente non palese di quegli intellettuali che, oppostisi all’inizio al fascismo, avevano aderito al Manifesto dell’intellettuale antifascista di Croce in risposta Manifesto dell’intellettuale fascista di Gentile.

All'interno delI’ideologia fascista nacquero due correnti di pensiero. Da una parte c’erano i revisionisti o movimento di Stracittà (come il Bottai o il Bontempelli direttori rispettivamente di Critica Fascista e di Novecento), che caratterizzarono il pensiero della prima fase del fascismo : nello stesso filone di Gentile volevano la trasformazione del fascismo in stato, la creazione di una classe dirigente, non ripudiando culturalmente la tradizione liberale e il pensiero idealistico di Croce e Gentile e l’interesse per la cultura europea; ritenevano, tout court, lo stato fascista come la naturale prosecuzione del liberalismo.

Dall’altra vi erano gli intransigenti o rivoluzionari chiamati anche Strapaese All'interno di questa polemica fra fascismo revisionista di cui la rivista esponente e' Novecento di Bontempelli che sosteneva una cultura europeistica (la rivista infatti era scritta in francese ) e il fascismo squadrista e rivoluzionario raccolto intorno al Selvaggio di Maccari a Colle Val d'Elsa e l'ItalianoLonganesi a Bologna.

Analizzerò la prima fase del fascismo, quella influenzata dal pensiero gentiliano. L'idealismo del Gentile si definisce come assoluto nel senso che si propone di svolgere più eminentemente di quanto non sia accaduto in passato, il principio che non esiste altra realtà che quella del pensiero. L’idealismo attuale o attualismo pone il pensiero come unica realtà e non intende il pensiero come oggetto pensato o pensabile, ma come Soggetto attualmente pensante. Vale a dire come l'Atto del pensiero, che produce, contiene e unifica in sé tutta l'esperienza, nella molteplicità dei suoi oggetti, e che nel suo vivo presente raccoglie così il passato come il futuro.

L'affermazione che l'intera realtà sia il prodotto del Soggetto pensante sarebbe naturalmente assurda se per soggetto s'intendesse "l'uomo singolo nato da donna destinato a morire". Il principio della realtá è l'Io trascendentale, pensiero unico ed infinito, presente in ciascuno di noi in quanto è attivitá pensante. Dall'Io trascendentale é da distinguere l'io empirico, quel me particolare di cui ho esperienza come parte di quel mondo che io penso, come cosa in mezzo ad altre cose, e che quindi non è propriamente tanto soggetto, quanto uno degli oggetti prodotti dall'attivitá dell'Io trascendentale. La filosofia di Gentile è una riduzione totale a Spirito (immanentismo) nulla ammette come possibile al di fuori dell'Io : né la natura, né i fatti storici, né un Dio trascendente. Lo Spirito non è un essere, ma è un processo di divenire, uno svolgimento, onde non é dato concepirlo come qualcosa che sia inizialmente perfetto. o raggiunga, quando è possibile, una perfezione che ponga fine al divenire.

Il perenne farsi dello Spirito coincide con la storia, la quale dunque non è vana dispersione di forze, ma progresso, creazione continua di valori.

Lo svolgimento dello Spirito è da intendere come dialettico, cioè come superamento continuo di un limite, che lo Spirito produce entro se stesso.

Sono perciò, da distinguere tre momenti: soggetto (tesi), oggetto (antitesi), unità coerenti di soggetto e oggetto (sintesi). La religione può essere considerata come l'antitesi dell'arte (forma di soggettività pura) ovvero come la forma della oggettività pura. Poiché essa é l'esaltazione dell'oggetto, posto come assoluto, sciolto da ogni vincolo coi soggetto.

La filosofia è il pensiero nell'atto di operare la sintesi concreta dei due momenti, di per sé astratti, dal soggetto e dell'oggetto. Nella mediazione del pensiero si risolve sia l'immediatezza dell'arte sia del suo opposto la religione, tanto il sogno fantastico dell'una come il mistero dell'altra, senza lasciare alcun residuo d'incomprensibilità.

Nella riforma della scuola, da ministro della Pubblica Istruzione, Gentile non considera la pedagogia scienza autonoma, perché nulla è fuori dell’atto del pensiero. La pedagogia è perciò filosofia( il maestro è in atto e il discepolo in potenza). Secondo gentile la vera pedagogia e educazione è la generazione perpetua che il pensiero fa di se stesso. L’educazione è un atto dialettico. Se è lo Spirito che s’incarna nella storia, lo spirito nasce conoscendo la storia. Gentile introdusse la storicizzazione di tutte le materie scolastiche cioè lo studio della storia della Letteratura, della Filosofia ecc.

Nella concezione dello Stato il Gentile si rifà a Hegel sullo Stato etico. Lo Stato viene definito nella sua essenza come autocoscienza della nazione: consapevolezza di quel che si é, volontà di quel che si deve essere.

Al di là di tutti gli elementi in cui esteriormente si manifesta ( istituzioni, funzionari, ecc.), lo Stato possiede una personalità cosciente e morale, nella quale è chiamata a riconoscersi e ad immedesimarsi la personalità singola del cittadino. Anche le riviste politiche del tempo cercarono come Critica Fascista o il Primato dirette dal Bottai si concentrarono a giustificare il fascismo all’interno e come continuazione dello Stato liberale. Come Gentile, Bottai pensava che anche il fascismo appartenesse ad un processo dialettico, passato attraverso il liberalismo.

Al di fuori dell’ambito politico, Il movimento di Stracittà si orientò sullo pensiero gentiliana : Novecento di Bontempelli si pose a tradurre autori stranieri e a amare la vena metafisica della cultura europea : la rivista si pose in un recupero del ‘900 letterario. Dell’idealismo esaspera l’irrazionalismo : il mito e la magia divengono gli strumenti astratti del rinnovamento delle arti. La rivista tese a rinnovare il presente con i mezzi dell’evasione metafisica( mitologia, magia, mistero). Anche Carlo Carrà passa attraverso il futurismo e la pittura metafisica , operandone una sincresi.

Carrà, in modo particolare, pone nell’opera d’arte la sua volontà di costruire solidamente, piuttosto che polverizzare la realtà in minuscoli frammenti corrispondenti all'infinitesima divisione del tempo che trascorre, preferisce fermare l'attimo transitorio eternandolo.

Già intorno agli anni '14-'15, Carrà inizia una sua profonda rimeditazione non soltanto sulle più recenti acquisizioni artistiche (in modo particolare sul cubismo e Cézanne), ma anche sulla tradizione italiana. Perché Carrà, se nella deformazione iconoclastica futurista ha potuto definire la "prospettiva aerea" di Leonardo (che è invece cosi "mentale", "intellettuale", (liremmo quasi "metafisica"), sente la continuità culturale che lega lui ed ogni uomo moderno ai suoi predecessori, per cui è impensabile, malgrado la rivolta futurista, rompere i ponti con il proprio passato, cosi come sarebbe impensabile separare i rami dal tronco dell'albero.

Gli autori preferiti, Giotto e Paolo Uccello (sui quali, sul primo soprattutto, scrive e pubblica dei saggi), indicano il suo orientamento verso un'arte monumentale, sintetica, ideale, pur nell'apparente riproduzione della realtà. Carrà si tende conto di come questi autori superino la vasariana "imitazione" del vero per imporre alla natura rappresentata un ordine che è quello della ragione umana. E’ soprattutto attraverso l'esperienza metafisica che Carrà raggiunge, che dà forma all'oggetto reale, trovando maggiori possibilità di capire quello che i grandi maestri toscani (ed è opportuno aggiungere ai già citati, Masaccio e Piero della Francesca) avevano così solennemente espresso.

Nascono cosi, a partire dal '20, le maggiori creazioni dei pittore, quelle che hanno per oggetto vedute della Liguria prima, poi, dal '26, della Versilia che diventerà il suo costante soggiorno estivo, persuaso di avervi trovato gli incanti e le magie di un paesaggio che si confacevano al suo sentimento. Non è copia dal vero, malgrado la somiglianza con questa splendida zona toscana fra i monti e il mare: i quadri preparati durante l'estate, venivano dipinti definitivamente d'inverno, a Milano, rielaborandone le immagini nella memoria, e, ciò che piú conta, ogni elemento tratto dalla realtà viene trasfigurato in una forte stilizzazione e, superando ogni superficialità esteriore, ricondotto alla sua essenza. Carrà trae dai maestri antichi: solennità, forza e squadratura delle masse sono elementi che ha sempre conservato, anche negli ultimi anni quando le atmosfere si fanno piú fluide, più vibranti. Carrà opera come Bontempelli una mediazione fra moderno e antico, basato sull’allusività e la magia dell’oggetto. L’itinerario di Gian Francesco Malipiero s’inserisce nel recupero della musica italiana dell’800 , l’esempio della nuova musica entrò nella sua formazione. L’essenza stessa della sua arte è l’anarchia, il ripudio delle regole classiche e la concezione dell’arte musicale come continua creazione, con il libero moto della fantasia, il cui vagabondaggio sfrenato si traduce nell’ideale di un canto continuo, strumentale e corale. E’ la fantasia melica che guida le sue opere maggiori : Rispetti e Strambotti, Stornelli e ballate, Variazioni senza tema (1923).

Con il fallimento della filosofia gentiliana , il fascismo non avendo una base ideologica e consensuale forte, si spostò piano piano verso la Chiesa e il Cattolicesimo. Cercò così di usare la Chiesa, come schermo protettivo dietro cui mascherarsi. Dopo il fallimento del movimento di Stracittà, il fascismo si avvicinò al cattolicesimo e optò nell’appoggio della mentalità di Strapaese.

L'11 Febbraio 1929 furono stipulati i Patti Lateranensi, con cui veniva risolta la lunga opposizione fra Stato Italiano e Chiesa, dopo la presa di Roma a cui era conseguito il "Non Expedit" di Pio IX. Il cattolicesimo e la Chiesa divennero per il fascismo e Mussolini dal ’29 (Patti Lateranensi) in poi un "instrumentum regni".

 

B I B L I 0 G R A F I A

 
 
F. Traniello Corso di Storia Contemponea Ed. Sei
 
A. Nozzoli , in "La cultura e il fascismo", Pagg 884~975 in Storia letteratura Italiana, Meridiani d'Italia
 
G.. Langella , Il secolo delle riviste , Milano 1967 ed.. Vita e Pensiero
 
G. Luti , Cronache letterarie delle due guerre, Laterza 1966