ITALIAN MUSIC DURING
THE FASCIST PERIOD


LA MUSICA ITALIANA DURANTE IL FASCISMO
LA MUSIQUE ITALIENNE PENDANT LE FASCISME
DIE ITALIENISCHE MUSIK WÄHREND DES FASCISMUS

CON, TRA GLI ALTRI,
UN SAGGIO DI LAURETO RODONI
CURATORE UNICO DELLE RODONI.CH'S WEBSITES
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HARVEY SACHS

RESPIGHI E IL FASCISMO

MUSICA E REGIME

p. 171

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Ottorino Respighi è il solo compositore della sua generazione il cui nome appaia con regolarità nei programmi dei concerti oltre i confini del suo paese - almeno, per i tre coloriti poemi sinfonici che lui non giudicava tra le sue opere più importanti: Le fontane di Roma, I pini di Roma e Feste romane. Scarsa documentazione è emersa circa i suoi rapporti col regime, e l'opinione prevalente al riguardo è stata ben riassunta in un profilo biografico di Daniele Spini.
Respighi [...era] un compositore non certo in disgrazia presso il regime, e tantomeno in odore di eresia o di semplice fronda. Gli onori ricevuti - fra i quali l'elezione all'Accademia d'Italia, nel '32, le frequenti e importanti esecuzioni delle sue opere nei massimi teatri italiani, lo mostrano come un artista ufficialmente riconosciuto e consacrato, in questi primi anni Trenta [...]. Se tuttavia si chiede [...] di confrontare il suo atteggiamento verso il fascismo con quello degli altri protagonisti della musica italiana di quel periodo, c'è da dire che lui ne esce assai meglio di molti altri. Elsa [la vedova del compositore] sostiene - confortata in ciò dalla testimonianza di Claudio Guastalla [librettista e intimo amico di Respighi], abbastanza insospettabile in quanto ebreo, che Respighi non prese mai la tessera del PNF e questo in sé può non dir molto: ma certo non dimostra una speciale smania di adesione [...]. Non rìsultano a suo carico né l'accattonaggio di un Mascagni o di un Alfano, né le proteste sviscerate di devozione (con annesse richieste di soccorso) di un Pizzetti, né l'attivismo, certo animato da ottime intenzioni, di un Casella o di un Malipiero [...]
Può darsi, tuttavia, che Respighi non tentasse di rendersi gradito al regime perché era il solo compositore della sua generazione che il regime sosteneva anche senza riceverne richiesta. Sebbene Mussolinì accettasse il tributo degli altri, l'ascetismo musicale di Pizzetti, l'eccentricità di Malipiero e il cosmopolitismo di Casella non si armonizzavano coi principi bellicosi, conformisti e nazionalisti del fascismo. Il modernismo digestivo, l'abile e brillante tavolozza orchestrale e l'etnocentrisino dei più noti poemi sinfonici di Respighi era proprio ciò di cui il regime aveva bisogno per dimostrare che progressismo e fascismo erano alleati naturalí. Anche la relativa cautela di Respighi e - malgrado il manifesto di Toni - la sua mancanza di interesse per le dispute politico-estetiche, in cui il governo era chiamato a intervenire a sostegno dell'una o dell'altra fazione, erano caratteristiche che Mussolini poteva gradire. Di conseguenza, i fascisti gli spalancarono le porte prima ancora che lui bussasse.