L'INCHIESTA DI AUGUSTEA


MARIO CASTELNUOVO-TEDESCO

Strana vicenda quella delle Sette canzoni: prima l'insuccesso all'Opera di Parigi, poi la loro resurrezione al Teatro Beriza, in Parigi stessa; quindi gli schietti successi di Aquisgrana e al Teatro di Torino; oggi ancora una battaglia al Teatro Reale dell'Opera.
Dovremo concludere che il singolare lavoro di Malipiero è più adatto ad ambienti raccolti che a palcoscenici troppo vasti? Forse... E sarebbe anche interessante sapere se i malumori del pubblico durante la serata romana (alla quale non mi fu dato d'assistere) fossero rivolti all'inconsueta concezione musicale e teatrale oppure ad una inadeguata presentazione scenica. Ad ogni modo potremo anche dedurne che questo lavoro, che è tra i più sìgnificativi di Malipiero, non ha perduto, attraverso tanti anni, il suo interesse d'attualità e il suo valore combattivo. E se, come si va proclamando da tempo, si desidera veramente la rinascita del nostro teatro lirico, era doveroso ascoltare questo, che è tra i più nobili e interessanti tentativi di rinnovamento, con maggiore attenzione e rispetto, senza ingiuste prevenzioni.
È doloroso pensare che, con gesto troppo affrettato, si sia voluto togliere alle Sette Canzoni ogni possibìlità di appello, e quasi cancellarne il ricordo; ad ogni modo tale ricordo non morrà, e la battaglia delle Sette Canzoni resterà, insieme a quelle provocate al loro primo apparire da Pelléas et Mélisande e dal Sacre du Printemps, fra le più memorabili che si siano combattute in nome dell'arte nuova.
A G. Francesco Malipiero, musicista d'audacia e di fede, invio frattanto il mio sincero e cordiale saluto.