FILIPPO TOMMASO MARINETTI

IN DIFESA DI MALIPIERO

Caro Carli, [1]

Ho letto la tua geniale difesa dell'opera le Sette canzoni di Malipiero, così assurdamente maltrattata l'altra sera dai soliti passatisti misoneisti.
La prima rappresentazione del mio dramma futurista Luci veloci a Torino mi ha tolto il piacere di trovarmi con te al Teatro dell'Opera. Se fossi stato presente, avrei dimostrato ai fischiatori che il Maestro Malipiero, fulgida gloria italiana applaudita all'estero, è uno dei due o tre più alti e più profondi ingegni musicali del nostro tempo, e che coprire la sua musica di urla senza averla ascoltata, è dell'autentico disfattismo antitaliano.
Il genio musicale del Maestro Malipiero, lo ripeto, pur essendo audacemente futurista, ha superato ormai ogni discussione; si devono dunque giudicare le sue opere serenamente col massimo rispetto e con la più viva simpatia patriottica.
Hai giustamente osservato che i soliti passatisti e misoneisti avrebbero freneticamente applaudito una musica altrettanto futurista di stranieri come Honegger o Schönberg. Occorre, caro Carli, combattere ferocemente lo stupido snobismo esterofilo sempre pronto ad esaltare i futuristi d'oltr'alpe e denigrare avanguardisti novatori e futuristi italiani.
Ti prego per questo di invitare con me il signor Scotto, impresario del Teatro dell'Opera, a ridare le Sette Canzoni di Malipiero. La ben nota intelligenza artistica del pubblico romano esige una clamorosa rivincita. Tuo

F. T. MARINETTI

[1] La presente lettera è stata diretta da F. T. MARINETTi a Mario Carli, direttore dell'Impero (12 gennaio 1929).