L'INCHIESTA DI AUGUSTEA


G. ZUELLI

Dunque l'impresa del Teatro Reale di Roma avrebbe dichiarato, a quanto mi si scrive, «da non ritenersi avvenuta, agli effetti dell'abbonamento, l'esecuzione delle Sette Canzoni del maestro F. Malipiero, dopo la smodata disapprovazione da parte del pubblico toccata all'Opera dell'insigne Maestro, sottraendola così al necessario appello di detto pubblico ».
Evidentemente l'ìmpresa non sapeva che, nel campo dell'Arte si perdono le belle battaglie anche con delle... sconfitte! E, forse ancora, non ricordava che se, dopo la prima esecuzione fossero state boiocottate, dall'imprese del tempo, le opere: Barbiere di Siviglia, Norma, Traviata (alle quali toccò peggior sorte rispettivamente a Roma, Milano, Venezia) le varie generazioni succedutesì a tutt'oggi, non avrebbero gioito con Figaro, palpitato con Norma, pianto con Violetta, nè si sarebbero conservati, a conforto della umanità, questi capolavori dell'italico genio.
Una cosa sembrami veramente da deplorare che, cioè, non siasi offerto alle Sette Canzoni di cantare lungo almeno le tre sere sacramentali che si concedono alle nuove opere in musica.
Mi si chiede poi come simili casi potrebbero essere disciplinati. Non nascondo che mi trovo nell'impossibilità di rispondere, anzitutto perchè è difficile discutere e suggerire su tale tema, poi perchè dovrei essere necessariamente lungo, e invero me ne manca il tempo.
Però, in proposito, io penso che sino a quando le imprese dei teatri accarezzeranno l'idea di vedere in abbraccio amoroso l'Arte e la loro Cassetta..., non c'è proprio nulla da fare.
Si vuol chiedere un mezzo all'antichità? Si faccia stampare sulle porte delle platee (perchè le folle quivi agglomerate l'imparino a memoria), così: « State davanti ad opera d'arte sino a tanto ch'essa non si degni di parlarvi».
Qui i casi non sono due..., ma possono essere tanti! Chissà che meditando su questa vecchia massima i pubblici non potessero assistere con maggior rispetto e prudenza alle esecuzioni di lavori forti ed originali come quelli ch'escono dalla mente e dall'anima dei nuovi musicisti italiani fra cui, non ultimo, suona alto il nome del maestro F. Malipiero!
Alla fin fine poi, gli autori avranno sempre la cassazione cui ricorrere: il Tempo.
Mai come ora il Tempo solo è chiamato a dare un giudizio definitivo su un'Opera d'arte. Se in essa vìbrerà una forza nuova... resisterà a tutti gli uragani che le possono contendere il passo verso i cieli della fortuna e della gloria. Altrimenti troverà allegramente presto un posto, con altre e tante consorelle, nel muto tempio del... silenzio!