FABIO PARAZZINI

TRE COMMEDIE GOLDONIANE

LA BOTTEGA DEL CAFFÈ

SIOR TODERO BRONTOLON

LE BARUFFE CHIOZZOTTE
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Tre atti unici di Gian Francesco Malipiero (1882-973), su libretti dell'autore, ispirati a commedie di Carlo Goldoni (1707-1793). Prima rappresentazione: Darmstadt, Hessisches Landestheater, 24 marzo 1926. Interpreti: E. Stephanova, M. Albrecht, M. Liebel, P. Kapper, G. Calloni, H. Holzin, R. Etzel, E. Wogt, R. Hoffmann, A. Röhrig, I. Lahn, H. Kuhn, G. Delalarde, L. Barczinsky, J. Bischoff, W. Schumacher, S. Müller-Wischin. Direttore: J. Rosenstock.
La trilogia, che si incentra sulle figure di don Marzio, Todero, Isidoro, attorno ai quali ruota un gran numero di coloriti personaggi, vuole ricreare
la tipica atmosfera veneziana dei XVIII secolo.
I tre atti sono liberi adattamenti delle omonime commedie goldoniane con spunti ricavati anche da altri lavori teatrali dello stesso Goldoni e con l'aggiunta della canzone di Toffolo, nelle Baruffe chiozzotte, che è un frammento di una poesia veneziana del XVI secolo; i dialoghi sono parte in italiano, parte in dialetto veneziano. Il Malipiero ha dovuto sfrondare le commedie goldoniane riducendole all'essenziale; ha affidato le vicende a una musica di agile struttura sinfonica, continua e fluida, nella quale il recitativo parlato si inserisce con un incisivo distacco. Il maestro non usa colorismi ambientali, poiché il suo interesse è tutto proiettato a render concreti i personaggi e quindi a ricreare una effettiva realtà storico-geografica. A questo scopo egli ci mostra, nelle tre opere, diversi quadri del mondo veneziano del tempo, la vita della strada, la vita intima familiare e quella popolaresca.

LA BOTTEGA DEL CAFFÈ

I PERSONAGGI. Don Marzio (baritono); Eugenio (tenore); Vittoria (mima); il finto conte Leandro (baritono); Placida (mezzosoprano); Lisaura (mima); Pandolfo (basso); Ridolfo (tenore); tre garzoni dei caffè (tenori); il barbiere (tenore); un cameriere della locanda (baritono); altri tre camerieri; il capo dei birri (basso), due birri.
LA TRAMA. La scena ha luogo a Venezia nel XVIII secolo. In un campiello, don Marzio, eterna malalingua, siede ad un tavolino del caffè gestito da Ridolfo. Da una bisca di fronte tenuta da Pandolfo esce Eugenio, che si fa prestare dall'amico Ridolfo i soldi per poter pagare i debiti di gioco al finto conte Leandro (che in realtà è un truffatore di nome Flaminio). Intanto arriva nel campiello Placida, travestita da mendicante, venuta a spiare i movimenti del marito, il finto conte Leandro, il quale frequenta la casa di una ballerina, Lisaura, su cui circolano molte chiacchiere. Il conte, uscito dalla casa della ballerina, invita Eugenio ad accettare del danaro per poter tornare a giocare; Eugenio, pur titubante e poco fiducioso nella sua fortuna, accetta. Intanto Pandolfo confida a don Marzio di avere un mazzo di carte truccate con le quali può vincere sempre; ed ecco arrivare Eugenio che, avendo finalmente vinto, per festeggiare la sua fortuna vuole invitare tutti a cena. Mentre si avviano, Placida, furibonda al vedere il marito colla ballerina, lo aggredisce, ma viene brutalmente respinta. Eugenio vuole prender le difese di Placida, ma sua moglie Vittoria, che ha dato ascolto alle insinuazioni di don Marzio, gli rimprovera la vita disordinata e dissoluta. Intanto arrivano le guardie e, saputo da don Marzio il luogo ove si tiene la bisca e l'esistenza di carte truccate, si precipitano tra i giocatori. Mentre le due coppie Leandro-Placida e Eugenio-Vittoria si riconciliano, Pandolfo viene arrestato per possesso di carte truccate, e don Marzio è allontanato dal caffè come rnaldicente e come spia.

SIOR TODERO BRONTOLON

I PERSONAGGI. Sior Todero (baritono); Pellegrin suo figlio; Marcolina (soprano); Zanetta, figlia di Pellegrin e Marcolina; Meneghetto Ramponzoli; Desiderio (baritono); Nicoletto, figlio di Desiderio (baritono); Cecilia (soprano); Gregorio; quattro invitati; i suonatori.
LA TRAMA. La scena è in Veneto nel XVIII secolo. Nella sua stanza da letto. Todero, vecchio scorbutico e avaro possidente, scopre Nicoletto, il figlio del fattore Desiderio, in intimo colloquio con la cameriera Cecilia; furibondo, scaccia la ragazza e allontana il giovane. Poi fa chiamare Desiderio e gli dice di voler dare in sposa sua nipote Zanetta al figlio di lui, appunto Nicoletto, perché quel matrimonio gli consente di risparmiare sulla dote. Infine partecipa il suo desiderio a suo figlio, il remissivo Pellegrin, padre di Zanetta, ricordandogli che in casa solo lui è il padrone. Ma di quel parere non è la nuora, la battagliera Marcolina: essa lo avverte che sua figlia Zanetta sposerà chi vorrà, e non chi le propone suo nonno. Poi, la donna, saputo dell'amore che corre tra Nicoletto e Cecilia, ne combina le nozze all'insaputa del vecchio. In compenso Zanetta sposa il ricco Meneghetto, il quale non pretende alcuna dote e regala anzi una borsa d'oro all'avaro sior Todero, che, di fronte a questo concreto argomento, si commuove e accetta il fatto compiuto.

LE BARUFFE CHIOZZOTTE

I PERSONAGGI. Toni (basso); Pasqua (mezzosoprano); Lucietta (soprano); Fortunato (basso); Libera (mezzosoprano); Checca e Orsetta (soprani); Titta-Nane (tenore); Beppe (tenore); Toffolo, detto Marmottina (tenore); Isidoro (baritono); Canocchia (soprano); venditore di pesci (baritono). Coro di donne.
LA TRAMA. La commedia si svolge a Chioggia nel XVIII secolo. Pasqua con la figlia Lucietta e Libera con le figlie Checca e Orsetta lavorano al tombolo davanti a casa in una piazzetta. Ecco giungere Toffolo, il fidanzato di Checca, che trascura la promessa sposa, tutto intento a corteggiare Lucietta. Checca va su tutte le furie e ricorda a Lucietta il suo fidanzamento con Titta-Nane. Nasce così un diverbio interrotto a tempo dalle madri. Ma Checca non è soddisfatta e vuole raccontare l'accaduto allo stesso Titta-Nane e a suo fratello Beppe, fidanzato di Orsetta; nasce allora una rissa tra questi ultimi e Toffolo, con minacce di coltelli e di uso di pietre, da una delle quali viene colpito Toni, l'innocente padre di Lucietta. La rissa si fa generale e si placa soltanto all'arrivo della giustizia, rappresentata da Isidoro, che minaccia di portar tutti in prigione. L'uomo, però, commosso dalle lagrime di Lucietta, Checca e Orsetta promette un perdono generale a patto che ritorni la calma. Le giovani abbracciano ciascuna il proprio fidanzato e conducono Isidoro in casa di Toni, per offrirgli da bere. Ma all'improvviso una turba di donne si accapiglia per un futile motivo, strillando e gesticolando; il rappresentante della giustizia in disparte osserva meditabondo e sconsolato.