COSÌ FAN TUTTE
Atto primo

Scena 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16

Scena prima

L'azione è ambientata a Napoli verso il 1790. Al tavolo di una bottega di caffè, siedono un vecchio filosofo, Don Alfonso e due ufficiali, Ferrando e Guglielmo, che vantano la fedeltà delle loro fidanzate, Dorabella e Fiordiligi. Don Alfonso cinicamente li contraddice affermando che la fedeltà femminile non esiste e che, se si presentasse l'occasione, le due innamorate dimenticherebbero i loro fidanzati e passerebbero a nuovi amori:

È la fede delle femmine
Come l'araba fenice:
Che vi sia, ciascun lo dice;
Dove sia, nessun lo sa.

I due giovani, furibondi, si scaldano tanto da sfidarlo a duello per difendere l'onore delle future spose. Ma Don Alfonso riesce a calmare i loro bollori e si dichiara pronto a scommettere 100 zecchini su quel che ha affermato. Ferrando e Guglielmo, pieni di fiducia, accettano e, secondo le condizioni poste da don Alfonso, si mettono per ventiquattro ore ai suoi ordini.

Scena seconda

Giardino con vista sul mare. Dorabella e Fiordiligi contemplano estasiate i ritratti dei fidanzati, di cui stanno aspettando la visita. Dorabella pensa che il matrimonio sia vicino per entrambe.

Scena terza

Invece degli attesi giovani giovani, sopraggiunge don Alfonso con una notizia terribile: infatti annuncia loro, dopo un'«aria di smarrimento», che i due giovani ufficiali devono partire improvvisamente richiamati al fronte da un ordine regio. Si tratta ovviamente di finta partenza che serve al vecchio filosofo per mettere alla prova la fedeltà delle fanciulle.

Scena quarta

Sopraggiungono Ferrando e Guglielmo, fingendo di essere tristissimi, per prendere commiato dalle fidanzate. Si intrecciano addii struggenti (le innamoratissime donne piangono, disperano, vorrebbero addirittura morire), mentre Don Alfonso seguita a diffidare con ciniche battute (Quintetto ). Infine le due coppie si abbracciano e i due uomini si apprestano a partire, mentre si sente il rullo di un tamburo e approda un'imbarcazione.

Scena quinta

Dall'imbarcazione scende una truppa di soldati che inneggia alla bella vita della milizia. Bisogna spicciarsi a partire, raccomanda Don Alfonso, e mentre lui fatica a non scoppiare a ridere le donne piangenti chiedono fedeltà e... posta quotidiana agli uomini commossi. Ferrando e Guglielmo salpano e la barca si allontana nel suono dei tamburi.

Scena sesta

Dorabella e Fiordiligi sono oltremodo emozionate e augurano felice corso alla spedizione. Don Alfonso, cinicamente, le consola.

Scena settima

Uscite le signorine, il vecchio filosofo trova eccessive le loro smanie («Tanto meglio per me... | Cadran più facilmente»)e conferma il suo credo: è perfettamen£e inutile riporre fede nelle donne. Ma ora deve passare all'azione, affrettandosi al luogo prestabilito perincontrare i «due campioni di Venere e di Marte» e riportarli alla villa travestiti.

Scena ottava

Salottino in casa di Dorabella e Fiordiligi. Despina, cameriera delle fanciulle, sta preparando la cioccolata ed è indispettita per il fatto che la colazione lei la prepara e le padrone la consumano. Per cui ne assaggia un po'.

Scena nona

All'improvviso Despina si vede davanti le due dame disperate che vogliono morire. Despina è interdetta perché non è al corrente della burla di Don Alfonso. Dorabella le ordina di chiudere tutte le finestre per lanciarsi poi in un'esaltata querela amorosa. La domestica, saputo che i due amanti sono partiti, cerca di consolarle dicendo loro che ritorneranno gloriosi o, se moriranno, le lasceranno libere di sposarsi con altri. Per nulla intimorita dallo sdegno delle due padrone, afferma che ci sono poche probabilità che rimangano fedeli, una volta partiti; esse farebbero quindi meglio a decidersi a divertirsi con dei nuovi amanti, «facendo all'amore come assassine», poiché anche i fidanzati lontani non resteranno fedeli. La sua morale è simile a quella di don Alfonso e gli argomenti che usa sono dello stesso tipo.

Scena decima

Uscite loro torna Don Alfonso, in attesa che gli amici ricompaiano mascherati e, temendo che quella furba della cameriera capisca qualcosa, decide di guadagnarsela almeno a una parte della beffa. La chiama, ne vince la resistenza facendole vedere una moneta d'oro e le chiede di aiutarlo nell'avvicinare alle due dame inconsolabili due suoi amici simpatici e danarosi. Despina accetta.

Scena undicesima

Don Alfonso fa allora entrare in casa due nuovi pretendenti: questi altri non sono che Ferrando e Guglielmo travestiti da ufficiali albanesi. Despina non li riconosce e pensa che essi potranno essere «un vero antidoto d'amor». All'improvviso piombano sulla scena le padrone che sgridano la cameriera d'aver fatto entrare degli sconosciuti. Ordinano a Despina di cacciarli di casa. Appare poi Don Alfonso che saluta e abbraccia i due «suoi amici carissimi». I due cominciano a fare i galanti, scambiandosi le partners che reagiscono furenti. Il filosofo e la cameriera ridono e sospettano già come andrà a finire.
A reagire fieramente è soprattutto Fiordiligi che intima ai due di uscire immediatamente: sono inutili i loro corteggiamenti perché la loro fede è ferma come uno scoglio di mare. La giovane fa per uscire ma Ferrando la ferma, e altrettanto fa Guglielmo con Dorabella, mentre Don Alfonso chiede solo un po' di gentilezza. Anzi, Guglielmo si fa coraggio e alle dame presenta se stesso e l'amico come ottime persone, belle e capaci di amare e di farsi amare. Le dame, sdegnate e incollerite, escono dal salotto.

Scena dodicesima

I due «giovani ufficiali», ormai sicuri della fedeltà delle fidanzate, si abbandonano alla gioia, poiché Don Alfonso ha potuto notare la loro assoluta fedeltà. Ma fino al mattino seguente, secondo la scommessa fatta, devono eseguire ciò che il vecchio filosofo architetterà con l'aiuto di Despina. Ferrando pregusta già la consotazione amorosa della sua Dorabella e poi parte con l'amico.

Scena tredicesima

Don Alfonso si accorda con Despina, che dell'amore ha la sua stessa concezione di comodo e piacere, e si appresta a portare i due ricchi amanti presso l'astuta cameriera. Essa è ormai entrata nello spirito del gioco ed è decisa quanto Don Alfonso a far soccombere le padrone alle profferte dei pittoreschi forestieri.

Scena quattordicesima

Nel grazioso giardinetto di casa, Dorabella e Fiordiligi, inconsolabili, lamentano la lontananza dei fidanzati,

Scena quindicesima

quando entrano ansanti gli albanesi, inseguiti da don Alfonso che cerca invano di trattenerli. Davanti agli occhi delle fanciulle si portano alle labbra una boccetta di veleno e cadono a terra. Esterrefatte, guardano i due «morenti», si accostano e li contemplano commosse. Poi chiamano Despina che consiglia loro un atteggiamento pietoso e con Don Alfonso esce a cercare un medico. Le due sorelle, rimaste sole coi loro pretendenti, suicidi per amore, sono colte da un primo fuggevole senso di tenerezza, mentre Guglielmo e Ferrando sotto sotto cominciano a trovarle un po' cambiate.

Scena sedicesima

Finalmente Don Alfonso porta un medico, che è Despina travestita. Essa comincia a parlare in latino, fa pompa di sé, chiede notizie dei poverini e li sfrega con una salutare pietra cosiddetta mesmerica, invitando le donne a reggerli per la fronte. E difatti i due rinvengono, si alzano, si meravigliano, abbracciano le dame e arrivano a chiedere un bacio. Le due s'indignano e rifiutano, Despina e Don Alfonso capiscono di essere a buon punto, Ferrando e Guglielmo temono che il fuoco dell'ira diventi fuoco d'amore.

LIBRETTO
SCENA PRIMA

Bottega di caffè.
Ferrando, Guglielmo e Don Alfonso

N. 1 - Terzetto

FERRANDO
La mia Dorabella
Capace non è:
Fedel quanto bella
Il cielo la fé.

GUGLIELMO
La mia Fiordiligi
Tradirmi non sa:
Uguale in lei credo
Costanza e beltà.

DON ALFONSO
Ho i crini già grigi,
Ex cathedra parlo;
Ma tali litigi
Finiscano qua.

FERRANDO e GUGLIELMO
No, detto ci avete
Che infide esser ponno;
Provar ce'l dovete,
Se avete onestà.

DON ALFONSO
Tai prove lasciamo...

FERRANDO e GUGLIELMO
No, no, le vogliamo:
O, fuori la spada,
Rompiam l'amistà.

(Metton mano alla spada)

FERRANDO e GUGLIELMO (fra sé)
Sul vivo mi tocca
chi lascia di bocca
sortire un accento
che torto le fa.

DON ALFONSO (fra sé)
O pazzo desire!
Cercar di scoprire
Quel mal che, trovato,
Meschini ci fa.

FERRANDO e GUGLIELMO
Fuor la spada! Scegliete
Qual di noi più vi piace.

DON ALFONSO (placido)
Io son uomo di pace,
E duelli non fo, se non a mensa.

FERRANDO
O battervi, o dir subito
Perché d'infedeltà le nostre amanti
Sospettate capaci!

DON ALFONSO
Cara semplicità, quanto mi piaci!

FERRANDO
Cessate di scherzar, o giuro al cielo!...

DON ALFONSO
Ed io, giuro alla terra,
Non scherzo, amici miei;
Solo saper vorrei
Che razza di animali
Son queste belle,
Se han come tutti noi carne, ossa e pelle,
Se mangian come noi, se veston gonne,
Alfin, se Dee, se donne son...

FERRANDO e GUGLIELMO
Son donne,
Ma... son tali, son tali...

DON ALFONSO
E in donne pretendete
Di trovar fedeltà?
Quanto mi piaci mai, semplicità!

N.2 - Terzetto

DON ALFONSO (scherzando)
È la fede delle femmine
Come l'araba fenice:
Che vi sia, ciascun lo dice;
Dove sia, nessun lo sa.

FERRANDO (con fuoco)
La fenice è Dorabella!

GUGLIELMO
La fenice è Fiordiligi!

DON ALFONSO
Non è questa, non è quella:
Non fu mai, non vi sarà.

È la fede delle femmine
Come l'araba fenice:
Che vi sia, ciascun lo dice;
Dove sia, nessun lo sa.

FERRANDO
Scioccherie di poeti!

GUGLIELMO
Scempiaggini di vecchi!

DON ALFONSO
Orbene; udite,
Ma senza andare in collera:
Qual prova avete voi che ognor costanti
Vi sien le vostre amanti;
Chi vi fe' sicurtà che invariabili
Sono i lor cori?

FERRANDO
Lunga esperienza...

GUGLIELMO
Nobil educazion...

FERRANDO
Pensar sublime...

GUGLIELMO
Analogia d'umor...

FERRANDO
Disinteresse...

GUGLIELMO
Immutabil carattere...

FERRANDO
Promesse...

GUGLIELMO
Proteste...

FERRANDO
Giuramenti...

DON ALFONSO
Pianti, sospir, carezze, svenimenti.
Lasciatemi un po' ridere...

FERRANDO
Cospetto!
Finite di deriderci?

DON ALFONSO
Pian piano:
E se toccar con mano
Oggi vi fo che come l'altre sono?

GUGLIELMO
Non si può dar!

FERRANDO
Non è!

DON ALFONSO
Giochiam!

FERRANDO
Giochiamo.

DON ALFONSO
Cento zecchini.

GUGLIELMO
E mille se volete.

DON ALFONSO
Parola...

FERRANDO
Parolissima.

DON ALFONSO
E un cenno, un motto, un gesto
Giurate di non far di tutto questo
Alle vostre Penelopi.

FERRANDO
Giuriamo.

DON ALFONSO
Da soldati d'onore?

GUGLIELMO
Da soldati d'onore.

DON ALFONSO
E tutto quel farete
Ch'io vi dirò di far?

FERRANDO
Tutto.

GUGLIELMO
Tuttissimo.

DON ALFONSO
Bravissimi!

FERRANDO e GUGLIELMO
Bravissimo,
Signor Don Alfonsetto!

FERRANDO
A spese vostre or ci divertiremo.

GUGLIELMO (a Ferrando)
E de' cento zecchini, che faremo?

N. 3 - Terzetto

FERRANDO
Una bella serenata
Far io voglio alla mia Dea.

GUGLIELMO
In onor di Citerea
Un convito io voglio far.

DON ALFONSO
Sarò anch'io de' convitati?

FERRANDO e GUGLIELMO
Ci sarete, sì signor.

FERRANDO, GUGLIELMO e DON ALFONSO
E che brindisi replicati
Far vogliamo al Dio d'amor!

(partono)

SCENA SECONDA

Giardino sulla spiaggia del mare.
Fiordiligi e Dorabella
(guardano un ritratto che lor pende dal fianco)

N. 4 - Duetto

FIORDILIGI
Ah, guarda, sorella,
Se bocca più bella,
Se petto più nobile
Si può ritrovar.

DORABELLA
Osserva tu un poco,
Che fuoco ha ne' sguardi!
Se fiamma, se dardi
Non sembran scoccar.

FIORDILIGI
Si vede un sembiante
Guerriero ed amante.

DORABELLA
Si vede una faccia
Che alletta e minaccia.

FIORDILIGI
Io sono felice.

DORABELLA
Felice son io.

FIORDILIGI e DORABELLA
Se questo mio core
Mai cangia desio,
Amore mi faccia
Vivendo penar.

FIORDILIGI
Mi par che stamattina volentieri
Farei la pazzarella: ho un certo foco,
Un certo pizzicor entro le vene...
Quando Guglielmo viene... se sapessi
Che burla gli vo' far!

DORABELLA
Per dirti il vero,
Qualche cosa di nuovo
Anch'io nell'alma provo: io giurerei
Che lontane non siam dagli imenei.

FIORDILIGI
Dammi la mano: io voglio astrologarti.
Uh, che bell'Emme! E questo
È un Pi! Va bene: matrimonio presto.

DORABELLA
Affé che ci avrei gusto!

FIORDILIGI
Ed io non ci avrei rabbia.

DORABELLA
Ma che diavol vuol dir che i nostri sposi
Ritardano a venir? Son già le sei.

FIORDILIGI
Eccoli.

SCENA TERZA

Le suddette e Don Alfonso.

FIORDILIGI
Non son essi: è Don Alfonso,
L'amico lor.

DORABELLA
Ben venga
Il signor Don Alfonso!

DON ALFONSO
Riverisco.

FIORDILIGI
Cos'è? Perché qui solo? Voi piangete?
Parlate, per pietà: che cosa è nato?
L'amante...

DORABELLA
L'idol mio...

DON ALFONSO
Barbaro fato!

N. 5 - Aria

DON ALFONSO
Vorrei dir, e cor non ho,
Balbettando il labbro va.
Fuor la voce uscir non può,
Ma mi resta mezza qua.

Che farete? Che farò?
Oh, che gran fatalità!
Dar di peggio non si può,
Ho di voi, di lor pietà.

FIORDILIGI
Stelle! Per carità, signor Alfonso,
Non ci fate morir.

DON ALFONSO
Convien armarvi,
Figlie mie, di costanza.

DORABELLA
Oh Dei! Qual male
È addivenuto mai, qual caso rio?
Forse è morto il mio bene?

FIORDILIGI
E morto il mio?

DON ALFONSO
Morti... non son, ma poco men che morti.

DORABELLA
Feriti?

DON ALFONSO
No.

FIORDILIGI
Ammalati?

DON ALFONSO
Neppur.

FIORDILIGI
Che cosa, dunque?

DON ALFONSO
Al marzial campo
Ordin regio li chiama.

FIORDILIGI e DORABELLA
Ohimè, che sento!

FIORDILIGI
E partiran?

DON ALFONSO
Sul fatto.

DORABELLA
E non v'è modo d'impedirlo?

DON ALFONSO
Non v'è.

FIORDILIGI
Né un solo addio?...

DON ALFONSO
Gl'infelici non hanno
Coraggio di vedervi.
Ma se voi lo bramate,
Son pronti...

DORABELLA
Dove son?

DON ALFONSO
Amici, entrate.

SCENA QUARTA

Fiordiligi, Dorabella, Don Alfonso. Ferrando e Guglielmo in abito da viaggio.

N. 6 - Quintetto

GUGLIELMO
Sento, oddio, che questo piede
È restio nel girle avante.

FERRANDO
Il mio labbro palpitante
Non può detto pronunziar.

DON ALFONSO
Nei momenti più terribili
Sua virtù l'eroe palesa.

FIORDILIGI e DORABELLA
Or che abbiam la nuova intesa,
A voi resta a fare il meno;
Fate core: a entrambe in seno
Immergeteci l'acciar.

FERRANDO e GUGLIELMO
Idol mio, la sorte incolpa
Se ti deggio abbandonar.

DORABELLA (a Ferrando)
Ah, no, no, non partirai!

FIORDILIGI (a Guglielmo)
No, crudel, non te n'andrai!

DORABELLA
Voglio pria cavarmi il core!

FIORDILIGI
Pria ti vo' morire ai piedi!

FERRANDO (sottovoce a Don Alfonso)
Cosa dici?

GUGLIELMO (sottovoce a Don Alfonso)
Te n'avvedi?

DON ALFONSO (sottovoce ai due amanti)
Saldo, amico: finem lauda.

TUTTI
Il destin così defrauda
Le speranze de' mortali.
Ah, chi mai fra tanti mali,
Chi mai può la vita amar?

GUGLIELMO
Non piangere, idol mio!

FERRANDO
Non disperarti,
Adorata mia sposa!

DON ALFONSO
Lasciate lor tal sfogo.
È troppo giusta
La cagion di quel pianto.

(si abbracciano teneramente)

FIORDILIGI
Chi sa s'io più ti veggio!

DORABELLA
Chi sa se più ritorni!

FIORDILIGI
Lasciami questo ferro: ei mi dia morte,
Se mai barbara sorte
In quel seno a me caro...

DORABELLA
Morrei di duol; d'uopo non ho d'acciaro.

FERRANDO e GUGLIELMO
Non farmi, anima mia,
Quest'infausti presagi!
Proteggeran gli Dei
La pace del tuo cor ne' giorni miei.

N. 7 - Duettino

FERRANDO e GUGLIELMO
Al fato dan legge
Quegli occhi vezzosi:
Amor li protegge,
Né i loro riposi
Le barbare stelle
Ardiscon turbar.

Il ciglio sereno,
Mio bene, a me gira:
Felice al tuo seno
Io spero tornar.

DON ALFONSO (fra sé)
La commedia è graziosa, e tutti due
Fan ben la loro parte.

(Si sente un tamburo in distanza)

FERRANDO
Oh cielo! Questo
È il tamburo funesto
Che a divider mi vien dal mio tesoro.

DON ALFONSO
Ecco, amici, la barca.

FIORDILIGI
Io manco.

DORABELLA
Io moro.

SCENA QUINTA

Fiordiligi, Dorabella, Don Alfonso, Ferrando, Guglielmo, soldati e popolani.

(Marcia militare in qualche distanza. Arriva una barca alla sponda; poi entra nella scena una truppa di soldati, accompagnata da
uomini e donne)

N. 8 - Coro

SOLDATI e POPOLANI
Bella vita militar!
Ogni dì si cangia loco;
Oggi molto, doman poco,
Ora in terra ed or sul mar.

Il fragor di trombe e pifferi,
Lo sparar di schioppi e bombe,
Forza accresce al braccio e all'anima
Vaga sol di trionfar.

Bella vita militar!

DON ALFONSO
Non v'è più tempo, amici: andar conviene
Ove il destino, anzi il dover, v'invita.

FIORDILIGI
Mio cor...

DORABELLA
Idolo mio...

FERRANDO
Mio ben...

GUGLIELMO
Mia vita...

FIORDILIGI
Ah, per un sol momento...

DON ALFONSO
Del vostro reggimento
Già è partita la barca;
Raggiungerla convien coi pochi amici
Che su legno più lieve
Attendendo vi stanno.

FERRANDO e GUGLIELMO
Abbracciami, idol mio.

FIORDILIGI e DORABELLA
Muoio d'affanno.

N. 9 - Quintetto

FIORDILIGI (piangendo)
Di scrivermi ogni giorno
Giurami, vita mia!

DORABELLA (piangendo)
Due volte ancora
Tu scrivimi, se puoi.

FERRANDO
Sii certa, o cara.

GUGLIELMO
Non dubitar, mio bene.

DON ALFONSO (fra sé)
Io crepo, se non rido!

FIORDILIGI
Sii costante a me sol...

DORABELLA
Serbati fido.

FERRANDO
Addio.

GUGLIELMO
Addio.

FIORDILIGI e DORABELLA
Addio.

FIORDILIGI, DORABELLA, FERRANDO e GUGLIELMO
Mi si divide il cor, bell'idol mio!
Addio! Addio! Addio!

SOLDATI e POPOLANI
Bella vita militar!
Ecc.

(mentre si ripete il coro, Ferrando e Guglielmo entrano nella barca che poi s'allontana tra suon di tamburi ecc. I soldati partono
seguiti dagli uomini e dalle donne. Le amanti restano immobili sulla sponda del mare)

SCENA SESTA

Fiordiligi, Dorabella e Don Alfonso.

DORABELLA (in atto di chi rinviene da un letargo)
Dove son?

DON ALFONSO
Son partiti.

FIORDILIGI
Oh dipartenza
Crudelissima, amara!

DON ALFONSO
Fate core,
Carissime figliuole.
(Facendo moto col fazzoletto)
Guardate: da lontano
Vi fan cenno con mano i cari sposi.

FIORDILIGI (salutando)
Buon viaggio, mia vita!

DORABELLA (salutando)
Buon viaggio!

FIORDILIGI
Oh Dei! Come veloce
Se ne va quella barca! Già sparisce,
Già non si vede più. Deh, faccia il cielo
Ch'abbia prospero corso.

DORABELLA
Faccia che al campo giunga
Con fortunati auspici.

DON ALFONSO
E a voi salvi gli amanti, a me gli amici.

N. 10 - Terzettino

FIORDILIGI, DORABELLA e DON ALFONSO
Soave sia il vento,
Tranquilla sia l'onda,
Ed ogni elemento
Benigno risponda
Ai nostri/vostri desir.

(partono le due donne)

SCENA SETTIMA

Don Alfonso solo.

DON ALFONSO
Non son cattivo comico! va bene...
Al concertato loco i due campioni
Di Ciprigna e di Marte
Mi staranno attendendo: or senza indugio
Raggiungerli conviene. Quante smorfie,
Quante buffonerie!
Tanto meglio per me...
Cadran più facilmente:
Questa razza di gente è la più presta
A cangiarsi d'umore. Oh, poverini!
Per femmina giocar cento zecchini?

«Nel mare solca e nell'arena semina
E il vago vento spera in rete accogliere
Chi fonda sue speranze in cor di femmina.»

SCENA OTTAVA

Camera gentile con diverse sedie, un tavolino, ecc.; tre porte: due laterali, una di mezzo.
Despina sola.

DESPINA (frullando il cioccolatte)
Che vita maledetta
È il far la cameriera!
Dal mattino alla sera
Si fa, si suda, si lavora, e poi
Di tanto che si fa nulla è per noi.
È mezza ora che sbatto;
Il cioccolatte è fatto, ed a me tocca
Restar ad odorarlo a secca bocca?
Non è forse la mia come la vostra,
O garbate signore,
Che a voi dèssi l'essenza, e a me l'odore?
Per Bacco, vo' assaggiarlo: cospettaccio!
Com' è buono!
(Si forbe la bocca)
Vien gente.
Oh ciel, son le padrone!

SCENA NONA

Despina. Fiordiligi e Dorabella ch'entrano disperatamente.

DESPINA (presentando il cioccolatte sopra una guantiera)
Madame, ecco la vostra colazione.
(Dorabella gitta tutto a terra)
Diamine, cosa fate?

FIORDILIGI
Ah!

DORABELLA
Ah!

(Si cavano entrambe tutti gli ornamenti donneschi ecc)

DESPINA
Che cosa è nato?

FIORDILIGI
Ov'è un acciaro?

DORABELLA
Un veleno dov'è?

DESPINA
Padrone, dico!...

DORABELLA
Ah, scostati! Paventa il tristo effetto
D'un disperato affetto:
Chiudi quelle finestre... Odio la luce,
Odio l'aria che spiro... odio me stessa,
Chi schernisce il mio duol, chi mi consola.
Deh, fuggi per pietà, lasciami sola!

N. 11 - Aria

DORABELLA
Smanie implacabili
Che m'agitate,
Entro quest'anima
Più non cessate
Fin che l'angoscia
Mi fa morir.

Esempio misero
D'amor funesto
Darò all'Eumenidi,
Se viva resto,
Col suono orribile
De' miei sospir.

DESPINA
Signora Dorabella,
Signora Fiordiligi,
Ditemi: che cos'è stato?

DORABELLA
Oh, terribil disgrazia!

DESPINA
Sbrigatevi in buon'ora.

FIORDILIGI
Da Napoli partiti
Sono gli amanti nostri.

DESPINA (ridendo)
Non c'è altro?
Ritorneran.

DORABELLA
Chi sa!

DESPINA (come sopra)
Come, chi sa?
Dove son iti?

DORABELLA
Al campo di battaglia.

DESPINA
Tanto meglio per loro:
Li vedrete tornar carchi d'alloro.

FIORDILIGI
Ma ponno anche perir.

DESPINA
Allora, poi,
Tanto meglio per voi.

FIORDILIGI (sorge arrabbiata)
Sciocca, che dici?

DESPINA
La pura verità: due ne perdete,
Vi restan tutti gli altri.

FIORDILIGI
Ah, perdendo Guglielmo
Mi pare ch'io morrei!

DORABELLA
Ah, Ferrando perdendo
Mi par che viva a seppellirmi andrei!

DESPINA
Brave, «vi par», ma non è ver: ancora
Non vi fu donna che d'amor sia morta.
Per un uomo morir!... Altri ve n' hanno
Che compensano il danno.

DORABELLA
E credi che potria
Altr'uom amar chi s'ebbe per amante
Un Guglielmo, un Ferrando?

DESPINA
Han gli altri ancora
Tutto quello ch'hanno essi.
Un uom adesso amate,
Un altro n'amerete: uno val l'altro,
Perché nessun val nulla.
Ma non parliam di ciò; sono ancor vivi
E vivi torneran; ma son lontani,
E piuttosto che in vani
Pianti perdere il tempo,
Pensate a divertirvi.

FIORDILIGI (con trasporto di collera)
Divertirci?

DESPINA
Sicuro! E, quel ch'è meglio,
Far all'amor come assassine, e come
Faranno al campo i vostri cari amanti.

DORABELLA
Non offender così quell'alme belle,
Di fedeltà, d'intatto amore esempi.

DESPINA
Via, via! Passaro i tempi
Da spacciar queste favole ai bambini.

N. 12 - Aria

DESPINA
In uomini, in soldati
Sperare fedeltà?
(ridendo)
Non vi fate sentir, per carità!

Di pasta simile
Son tutti quanti:
Le fronde mobili,
L'aure incostanti
Han più degli uomini
Stabilità.

Mentite lagrime,
Fallaci sguardi,
Voci ingannevoli,
Vezzi bugiardi,
Son le primarie
Lor qualità.

In noi non amano
Che il lor diletto;
Poi ci dispregiano,
Neganci affetto,
Né val da' barbari
Chieder pietà.

Paghiam, o femmine,
D'ugual moneta
Questa malefica
Razza indiscreta;
Amiam per comodo,
Per vanità!
La ra la, la ra la, la ra la, la.

(partono)

SCENA DECIMA

Don Alfonso solo; poi Despina.

DON ALFONSO
Che silenzio! Che aspetto di tristezza
Spirano queste stanze. Poverette!
Non han già tutto il torto:
Bisogna consolarle; infin che vanno
I due creduli sposi,
Com'io loro commisi, a mascherarsi,
Pensiam cosa può farsi...
Temo un po' per Despina: quella furba
Potrebbe riconoscerli; potrebbe
Rovesciarmi le macchine. Vedremo...
Se mai farà bisogno,
Un regaletto a tempo: un zecchinetto
Per una cameriera è un gran scongiuro.
Ma, per esser sicuro, si potria
Metterla in parte a parte del segreto...
Eccellente è il progetto...
La sua camera è questa.
(batte)
Despinetta!

DESPINA
Chi batte?

DON ALFONSO
Oh!

DESPINA
Ih!
(Esce dalla sua stanza)

DON ALFONSO
Despina mia, di te
Bisogno avrei.

DESPINA
Ed io niente di lei.

DON ALFONSO
Ti vo' fare del ben.

DESPINA
A una fanciulla
Un vecchio come lei non può far nulla.

DON ALFONSO (mostrandole una moneta d 'oro)
Parla piano, ed osserva.

DESPINA
Me la dona?

DON ALFONSO
Sì, se meco sei buona.

DESPINA
E che vorebbe?
È l'oro il mio giulebbe.

DON ALFONSO
Ed oro avrai;
Ma ci vuol fedeltà.

DESPINA
Non c'è altro? Son qua.

DON ALFONSO
Prendi ed ascolta.
Sai che le tue padrone
Han perduti gli amanti.

DESPINA
Lo so.

DON ALFONSO
Tutti i lor pianti,
Tutti i deliri loro anco tu sai.

DESPINA
So tutto.

DON ALFONSO
Or ben, se mai
Per consolarle un poco
E trar, come diciam, chiodo per chiodo,
Tu ritrovassi il modo
Da metter in lor grazia
Due soggetti di garbo
Che vorrieno provar... già mi capisci...
C'è una mancia per te di venti scudi,
Se li fai riuscir.

DESPINA
Non mi dispiace
Questa proposizione.
Ma con quelle buffone... basta, udite:
Son giovani? Son belli? E, sopra tutto,
Hanno una buona borsa
I vostri concorrenti?

DON ALFONSO
Han tutto quello
Che piacer può alle donne di giudizio.
Li vuoi veder?

DESPINA
E dove son?

DON ALFONSO
Son lì.
Li posso far entrar?

DESPINA
Direi di sì.

(Don Alfonso fa entrar gli amanti, che son travestiti)

SCENA UNDICESIMA

Don Alfonso, Despina, Ferrando e Guglielmo; poi Fiordiligi e Dorabella.

N. 13 - Sestetto

DON ALFONSO
Alla bella Despinetta
Vi presento, amici miei;
Non dipende che da lei
Consolar il vostro cor.

FERRANDO e GUGLIELMO
Per la man, che lieto io bacio,
Per quei rai di grazia pieni,
Fa' che volga a me sereni
I begli occhi il mio tesor.

DESPINA (fra sé, ridendo)
Che sembianze! Che vestiti!
Che figure! Che mustacchi!
Io non so se son Valacchi
O se Turchi son costor.

DON ALFONSO (sottovoce a Despina)
Che ti par di quell'aspetto?

DESPINA (sottovoce a Don Alfonso)
Per parlarvi schietto schietto,
Hanno un muso fuor dell'uso,
Vero antidoto d'amor.

FERRANDO, GUGLIELMO e DON ALFONSO (fra sé)
Or la cosa è appien decisa;
Se costei non li/ci ravvisa
Non c'è più nessun timor.

DESPINA (fra sé, ridendo)
Che figure! Che mustacchi!
Io non so se son Valacchi
O se Turchi son costor.

FIORDILIGI e DORABELLA (di dentro)
Eh, Despina! Olà, Despina!

DESPINA
Le padrone!

DON ALFONSO (a Despina)
Ecco l'istante!
Fa' con arte; io qui m'ascondo.
(Si ritira)

FIORDILIGI e DORABELLA (entrando)
Ragazzaccia tracotante,
Che fai lì con simil gente?
Falli uscire immantinente,
O ti fo pentir con lor.

DESPINA, FERRANDO e GUGLIELMO
(Tutti e tre s'inginocchiano)
Ah, madame, perdonate!
Al bel piè languir mirate
Due meschin, di vostro merto
Spasimanti adorator.

FIORDILIGI e DORABELLA
Giusti Numi! Cosa sento?
Dell'enorme tradimento
Chi fu mai l'indegno autor?

DESPINA, FERRANDO e GUGLIELMO
Deh, calmante quello sdegno!

FIORDILIGI e DORABELLA
Ah, che più non ho ritegno!
Tutta piena ho l'alma in petto
Di dispetto e di furor!

DESPINA e DON ALFONSO (fra sé, Don Alfonso dalla porta)
Mi dà un poco di sospetto
Quella rabbia e quel furor!

FERRANDO e GUGLIELMO (fra sé)
Qual diletto è a questo petto
Quella rabbia e quel furor!

FIORDILIGI e DORABELLA (fra sé)
Ah, perdon, mio bel diletto!
Innocente è questo cor.

DON ALFONSO (dalla porta)
Che sussurro! che strepito!
Che scompiglio è mai questo! Siete pazze,
Care le mie ragazze?
Volete sollevar il vicinato?
Cos'avete? Ch'è nato?

DORABELLA (con furore)
Oh, ciel! Mirate:
Uomini in casa nostra?

DON ALFONSO (senza guardarli)
Che male c'è?

FIORDILIGI (con fuoco)
Che male? In questo giorno!...
Dopo il caso funesto!...

DON ALFONSO
Stelle! Sogno o son desto? Amici miei,
Miei dolcissimi amici!
Voi qui? Come? perché? quando? in qual modo?
Numi! Quanto ne godo!
(sottovoce)
Secondatemi.

FERRANDO
Amico Don Alfonso!

GUGLIELMO
Amico caro!

(Si abbracciano con trasporto)

DON ALFONSO
Oh la bella improvvisata!

DESPINA (a Don Alfonso)
Li conoscete voi?

DON ALFONSO
Se li conosco! Questi
Sono i più dolci amici
Ch'io mai abbia in questo mondo,
E i vostri ancor saranno.

FIORDILIGI
E in casa mia che fanno?

GUGLIELMO
Ai vostri piedi
Due rei, due delinquenti, ecco madame!
Amor...

DORABELLA
Numi, che sento!

FERRANDO
Amor, il Nume...
Sì possente per voi qui ci conduce...

(le donne si ritirano, essi le inseguono)

GUGLIELMO
...Vista appena la luce
Di vostre fulgidissime pupille...

FERRANDO
...Che alle vive faville...

GUGLIELMO
...Farfallette amorose e agonizzanti...

FERRANDO
...Vi voliamo davanti...

GUGLIELMO
...Ed ai lati, ed a retro...

FERRANDO e GUGLIELMO
... per implorar pietade in flebil metro.

FIORDILIGI
Stelle! Che ardir!

DORABELLA
Sorella, che facciamo?

FIORDILIGI
Temerari, sortite
(Despina esce impaurita)
Fuori di questo loco, e non profani
L'alito infausto degli infami detti
Nostro cor, nostro orecchio e nostri affetti!
Invan per voi, per gli altri invan si cerca
Le nostr'alme sedur: I'intatta fede
Che per noi già si diede ai cari amanti,
Saprem loro serbar infino a morte,
A dispetto del mondo e della sorte.

N. 14 - Aria

FIORDILIGI
Come scoglio immoto resta
Contro i venti e la tempesta,
Così ognor quest'alma è forte
Nella fede e nell'amor.

Con noi nacque quella face
Che ci piace, e ci consola,
E potrà la morte sola
Far che cangi affetto il cor.

Rispettate, anime ingrate,
Quest'esempio di costanza;
E una barbara speranza
Non vi renda audaci ancor!

(Van per partire. Ferrando la richiama, Guglielmo richiama l'altra)
FERRANDO (a Fiordiligi)
Ah, non partite!

GUGLIELMO (a Dorabella)
Ah, barbare, restate!
(a Don Alfonso)
Che vi pare?

DON ALFONSO
(sottovoce a Guglielmo)
Aspettate.
(alle due amanti)
Per carità, ragazze,
Non mi fate più far trista figura.

DORABELLA (con fuoco)
E che pretendereste?

DON ALFONSO
Eh, nulla... ma mi pare...
Che un pochin di dolcezza...
Alfin son galantuomini,
E sono amici miei.

FIORDILIGI
Come! E udire dovrei...

GUGLIELMO
Le nostre pene,
E sentirne pietà!
La celeste beltà degli occhi vostri
La piaga aprì nei nostri,
Cui rimediar può solo
Il balsamo d'amore.
Un solo istante il core aprite, o belle,
A sue dolci facelle, o a voi davanti
Spirar vedrete i più fedeli amanti.

N. 15 - Aria

GUGLIELMO
Non siate ritrosi,
Occhietti vezzosi;
Due lampi amorosi
Vibrate un po' qua.

Felici rendeteci,
Amate con noi;
E noi felicissime
Faremo anche voi.

Guardate, Toccate,
Il tutto osservate:
Siam forti e ben fatti,
E come ognun vede,
Sia merto, sia caso,
Abbiamo bel piede,
Bell'occhio, bel naso;

Guardate, bel piede, osservate, bell'occhio,
Toccate, bel naso, il tutto osservate:

E questi mustacchi
Chiamare si possono
Trionfi degli uomini,
Pennacchi d'amor.

(Fiordiligi e Dorabella partono con collera)

SCENA DODICESIMA

Ferrando, Guglielmo e Don Alfonso.

N. 16 - Terzetto

DON ALFONSO
E voi ridete?

FERRANDO e GUGLIELMO
Certo, ridiamo.

DON ALFONSO
Ma cosa avete?

FERRANDO e GUGLIELMO
Già lo sappiamo.

DON ALFONSO
Ridete piano!

FERRANDO e GUGLIELMO
Parlate invano.

DON ALFONSO
Se vi sentissero,
Se vi scoprissero,
Si guasterebbe
Tutto l'affar.

FERRANDO e GUGLIELMO (sforzandosi di ridere sottovoce)
Ah, che dal ridere
L'alma dividere,
Ah, che le viscere
Sento scoppiar!

DON ALFONSO (fra sé)
Mi fa da ridere
Questo lor ridere,
Ma so che in piangere
Dee terminar.

DON ALFONSO
Si può sapere un poco
La cagion di quel riso?

GUGLIELMO
Oh cospettaccio!
Non vi pare che abbiam giusta ragione,
Il mio caro padrone?

FERRANDO (scherzando)
Quanto pagar volete,
E a monte è la scommessa?

GUGLIELMO (scherzando)
Pagate la metà.

FERRANDO (c. s.)
Pagate solo
Ventiquattro zecchini.

DON ALFONSO
Poveri innocentini!
Venite qua, vi voglio
Porre il ditino in bocca!

GUGLIELMO
E avete ancora
Coraggio di fiatar?

DON ALFONSO
Avanti sera
Ci parlerem.

FERRANDO
Quando volete.

DON ALFONSO
Intanto,
Silenzio e ubbidienza
Fino a doman mattina.

GUGLIELMO
Siam soldati, e amiam la disciplina.

DON ALFONSO
Orbene, andate un poco
Ad attendermi entrambi in giardinetto,
Colà vi manderò gli ordini miei.

GUGLIELMO
Ed oggi non si mangia?

FERRANDO
Cosa serve?
A battaglia finita
Fia la cena per noi più saporita.

N. 17 - Aria

FERRANDO
Un'aura amorosa
Del nostro tesoro
Un dolce ristoro
Al cor porgerà;

Al cor che, nudrito
Da speme, da amore,
Di un'esca migliore
Bisogno non ha.

(Ferrando e Guglielmo partono)

SCENA TREDICESIMA

Don Alfonso solo; poi Despina

DON ALFONSO
Oh, la faria da ridere: sì poche
Son le donne costanti, in questo mondo,
E qui ve ne son due! Non sarà nulla...
(Entra Despina)
Vieni, vieni, fanciulla, e dimmi un poco
Dove sono e che fan le tue padrone.

DESPINA
Le povere buffone
Stanno nel giardinetto
A lagnarsi coll'aria e colle mosche
D'aver perso gli amanti.

DON ALFONSO
E come credi
Che l'affar finirà?
Vogliam sperare
Che faranno giudizio?

DESPINA
Io lo farei;
E dove piangon esse io riderei.
Disperarsi, strozzarsi
Perché parte un amante?
Guardate che pazzia!
Se ne pigliano due, s'uno va via.

DON ALFONSO
Brava, questa è prudenza.
(fra sé)
Bisogna impuntigliarla.

DESPINA
E legge di natura,
E non prudenza sola. Amor cos'è?
Piacer, comodo, gusto,
Gioia, divertimento,
Passatempo, allegria: non è più amore
Se incomodo diventa,
Se invece di piacer nuoce e tormenta.

DON ALFONSO
Ma intanto quelle pazze...

DESPINA
Quelle pazze
Faranno a modo nostro.
È buon che sappiano
D'essere amate da color.

DON ALFONSO
Lo sanno.

DESPINA
Dunque riameranno.
«Diglielo», si suol dire,
«E lascia fare al diavolo».

DON ALFONSO
Ma come
Far vuoi perché ritornino
Or che partiti sono, e che li sentano
E tentare si lascino
Queste due bestioline?

DESPINA
A me lasciate
La briglia di condur tutta la macchina.
Quando Despina macchina una cosa
Non può mancar d'effetto: ho già menati
Mill'uomini pel naso,
Saprò menar due femmine.
Son ricchi i due monsù mustacchi?

DON ALFONSO
Son ricchissimi.

DESPINA
Dove son?

DON ALFONSO
Sulla strada
Attendendo mi stanno.

DESPINA
Ite e sul fatto
Per la picciola porta
A me riconduceteli; v'aspetto
Nella camera mia.
Purché tutto facciate
Quel ch'io v'ordinerò, pria di domani
I vostri amici canteran vittoria;
Ed essi avranno il gusto, ed io la gloria.
(Partono )

SCENA QUATTORDICESIMA

Giardinetto gentile; due sofà d 'erba ai lati.
Fiordiligi e Dorabella.

N. 18 - FINALE

FIORDILIGI e DORABELLA
Ah, che tutta in un momento
Si cangiò la sorte mia,
Ah, che un mar pien di tormento
È la vita ormai per me!

Finché meco il caro bene
Mi lasciar le ingrate stelle,
Non sapea cos'eran pene,
Non sapea languir cos'è

Ah, che tutta in un momento
Si cangiò la sorte mia...
Ah, che un mar pien di tormento
È la vita ormai per me!

SCENA QUINDICESIMA

Fiordiligi e Dorabella; Ferrando, Guglielmo e Don Alfonso; poi Despina.

FERRANDO e GUGLIELMO (di dentro)
Si mora, sì, si mora
Onde appagar le ingrate.

DON ALFONSO (di dentro)
C'è una speranza ancora;
Non fate, o Dei, non fate!

FIORDILIGI e DORABELLA
Stelle, che grida orribili!

FERRANDO e GUGLIELMO (c. s.)
Lasciatemi!

DON ALFONSO (c. s.)
Aspettate!
(Ferrando e Guglielmo, portando ciascuno una boccetta, entrano seguiti da Don Alfonso)

FERRANDO e GUGLIELMO
L'arsenico mi liberi
Di tanta crudeltà!
(Bevono e gittan via il nappo. Nel voltarsi vedono le due donne)

FIORDILIGI e DORABELLA
Stelle, un velen fu quello?

DON ALFONSO
Veleno buono e bello,
Che ad essi in pochi istanti
La vita toglierà.

FIORDILIGI e DORABELLA
Il tragico spettacolo
Gelare il cor mi fa!

FERRANDO e GUGLIELMO
Barbare, avvicinatevi;
D'un disperato affetto
Mirate il triste effetto
E abbiate almen pietà.

FIORDILIGI e DORABELLA
Il tragico spettacolo
Gelare il cor mi fa!

FERRANDO e GUGLIELMO
Ah, che del sole il raggio
Fosco per me diventa!

DON ALFONSO, FIORDILIGI e DORABELLA
Tremo: le fibre e l'anima
Par che mancar si senta,
Né può la lingua o il labbro
Accenti articolar!
(Ferrando e Guglielmo cadono sopra i banchi d'erba)

DON ALFONSO
Giacché a morir vicini
Sono quei meschinelli,
Pietade almeno a quelli
Cercate di mostrar.

FIORDILIGI e DORABELLA
Gente, accorrete, gente!
Nessuno, oddio, ci sente!
Despina!

DESPINA (di dentro)
Chi mi chiama?

FIORDILIGI e DORABELLA
Despina!

DESPINA (entrando in scena)
Cosa vedo!
Morti i meschini io credo,
O prossimi a spirar!

DON ALFONSO
Ah, che purtroppo è vero!
Furenti, disperati,
Si sono avvelenati.
Oh, amore singolar!

DESPINA
Abbandonar i miseri
Saria per voi vergogna:
Soccorrerli bisogna.

FIORDILIGI, DORABELLA eDON ALFONSO
Cosa possiam mai far?

DESPINA
Di vita ancor dan segno;
Colle pietose mani
Fate un po' lor sostegno.
(a Don Alfonso)
E voi con me correte:
Un medico, un antidoto
Voliamo a ricercar.
(Despina e Don Alfonso partono)

FIORDILIGI e DORABELLA
Dei, che cimento è questo!
Evento più funesto
Non si potea trovar.

FERRANDO e GUGLIELMO (fra sé)
Più bella commediola
Non si potea trovar!
(ad alta voce)
Ah!

FIORDILIGI e DORABELLA (stando lontano dagli amanti)
Sospiran gli infelici.

FIORDILIGI
Che facciamo?

DORABELLA
Tu che dici?

FIORDILIGI
In momenti sì dolenti,
Chi potriali abbandonar?

DORABELLA (si accosta un poco)
Che figure interessanti!

FIORDILIGI (si accosta un poco)
Possiam farci un poco avanti.

DORABELLA
Ha freddissima la testa.

FIORDILIGI
Fredda fredda è ancora questa.

DORABELLA
Ed il polso?

FIORDILIGI
Io non gliel sento.

DORABELLA
Questo batte lento lento.

FIORDILIGI e DORABELLA
Ah, se tarda ancor l'aita,
Speme più non v'è di vita!

FERRANDO e GUGLIELMO (fra sé)
Più domestiche e trattabili
Sono entrambe diventate;
Sta' a veder che lor pietade
Va in amore a terminar.

FIORDILIGI e DORABELLA
Poverini! La lor morte
Mi farebbe lagrimar.

SCENA SEDICESIMA

Fiordiligi, Dorabella, Ferrando, Guglielmo; Despina travestita da medico e Don Alfonso.

DON ALFONSO
Eccovi il medico,
Signore belle!

FERRANDO e GUGLIELMO (fra sé)
Despina in maschera:
Che trista pelle!

DESPINA
Salvete, amabiles
Buonae puellae!

FIORDILIGI e DORABELLA
Parla un linguaggio
Che non sappiamo.

DESPINA
Come comandano
Dunque parliamo:
So il greco e l'arabo,
So il turco e il vandalo;
Lo svevo e il tartaro
So ancor parlar.

DON ALFONSO
Tanti linguaggi
Per sé conservi.
Quei miserabili
Per ora osservi;
Preso hanno il tossico,
Che si può far?

FIORDILIGI e DORABELLA
Signor dottore,
Che si può far?

DESPINA
(tocca il polso e la fronte all'uno e indi all'altro)
Saper bisognami
Pria la cagione,
E quinci l'indole
Della pozione:
Se calda o frigida,
Se poca o molta,
Se in una volta
Bebberla o in più.

FIORDILIGI, DORABELLA e DON ALFONSO
Preso han l'arsenico,
Signor dottore;
Qui dentro il bebbero.
La causa è amore,
Ed in un sorso
Se 'l mandar giù.

DESPINA
Non vi affannate,
Non vi turbate:
Ecco una prova
Di mia virtù.

FIORDILIGI e DORABELLA
Egli ha di un ferro
La man fornita.

DESPINA
(tocca con un pezzo di calamita la testa ai finti infermi e striscia dolcemente i loro corpi per lungo)
Questo è quel pezzo
Di calamita,
Pietra mesmerica,
Ch'ebbe l'origine
Nell'Alemagna,
Che poi sì celebre
Là in Francia fu.

FIORDILIGI, DORABELLA e DON ALFONSO
Come si muovono,
Torcono, scuotono,
In terra il cranio
Presto percuotono.

DESPINA
Ah, lor la fronte
Tenete su.

FIORDILIGI e DORABELLA
Eccoci pronte!
(metton la mano sulla fronte dei due amanti)

DESPINA
Tenete forte!
Corraggio; or liberi
Siete da morte.

FIORDILIGI, DORABELLA e DON ALFONSO
Attorno guardano,
Forze riprendono.
Ah, questo medico
Vale un Perù!

FERRANDO e GUGLIELMO (sorgendo in piedi)
Dove son? che loco è questo?
Chi è colui? Color chi sono?
Son di Giove innanzi al trono?
(Ferrando a Fiordaligi, e Guglielmo a Dorabella)
Sei tu Palla o Citerea?
No, tu sei l'alma mia Dea!
Ti ravviso al dolce viso
E alla man ch'or ben conosco
E che sola è il mio tesor.
(abbracciano le amanti teneramente e bacian loro la mano)

DESPINA e DON ALFONSO
Sono effetti ancor del tosco:
Non abbiate alcun timor.

FIORDILIGI e DORABELLA
Sarà ver, ma tante smorfie
Fanno torto al nostro onor.

FERRANDO e GUGLIELMO
(fra sé)
Dalla voglia ch'ho di ridere
Il polmon mi scoppia or or.
(Ferrando a Fiordaligi, e Guglielmo a Dorabella)
Per pietà. bell'idol mio...

FIORDILIGI e DORABELLA
Più resister non poss'io.

FERRANDO e GUGLIELMO (c. s.)
...Volgi a me le luci liete!

DESPINA e DON ALFONSO
In poch'ore, lo vedrete,
Per virtù del magnetismo
Finirà quel parossismo,
Torneranno al primo umor.

FERRANDO e GUGLIELMO (c. s.)
Dammi un bacio, o mio tesoro;
Un sol bacio, o qui mi moro.

FIORDILIGI e DORABELLA
Stelle, un bacio?

DESPINA
Secondate
Per effetto di bontate.

FIORDILIGI e DORABELLA
Ah, che troppo si richiede
Da una fida onesta amante!
Oltraggiata è la mia fede,
Oltraggiato è questo cor!

DESPINA, FERRANDO, GUGLIELMO e DON ALFONSO (fra sé)
Un quadretto più giocondo
Non si vide in tutto il mondo;
Quel che più mi fa da ridere
È quell'ira e quel furor.

FIORDILIGI e DORABELLA
Disperati, attossicati,
Ite al diavol quanti siete;
Tardi inver vi pentirete
Se più cresce il mio furor!

DESPINA e DON ALFONSO (fra sé)
Un quadretto più giocondo
Non si vide in tutto il mondo.
Quel che più mi fa da ridere
È quell'ira e quel furor.
Ch'io ben so che tanto foco
Cangerassi in quel d'amor.

FERRANDO e GUGLIELMO (fra sé)
Un quadretto più giocondo
Non si vide in tutto il mondo.
Ma non so se finta o vera
Sian quell'ira e quel furor.
Né vorrei che tanto foco
Terminasse in quel d'amor.