RIASSUNTO E COMMENTI
ATTO I [LIBRETTO]
Atto primo. 1568, anno del trattato di pace fra Spagna e Francia. Nella foresta di Fontainebleau alcuni boscaioli tagliano legna; giunge Elisabetta di Valois (figlia del re francese Enrico II) in compagnia del paggioTebaldo e di un seguito di cacciatori. Nel frattempo Don Carlo, figlio del re di Spagna Filippo II, osserva nascosto il passaggio della principessa, che egli crede a lui destinata in sposa come sigillo della pace fra le due nazioni. Rimasto solo in scena, l’infante esprime il suo amore a prima vista per «la bella fidanzata», e invoca la benedizione di Dio sui suoi casti sentimenti (“Io la vidi e al suo sorriso”). S’ode in distanza il suono del corno e quindi Carlo incontra Elisabetta eTebaldo, che si sono smarriti nella foresta; Carlo si presenta come un nobile spagnolo al seguito dell’ambasciatore e offre alla principessa la sua protezione. Rimasti soli, i due giovani conversano dell’imminente pace e del matrimonio: Elisabetta chiede come sia il suo ancora sconosciuto promesso sposo e Carlo l’assicura che l’infante già arde d’amore per lei. Quindi le porge un ritratto e Elisabetta comprende d’essere al cospetto del suo fidanzato, che le dichiara il suo amore (duetto «Di qual amor, di quant’ardor»). S’ode il suono del cannone che annuncia la firma del trattato di pace, e poco dopo rientra Tebaldo, che s’inginocchia davanti a Elisabetta salutandola regina di Spagna: Filippo II ha infatti deciso di sposare la giovane principessa. Nel generale tripudio, i due innamorati vedono infranti i loro sogni e si separano straziati dal destino crudele che li ha visti pedine inconsapevoli nel gioco dei potenti («L’ora fatale è suonata»).
Le premier tableau témoigne d'une structure des plus intéressantes. Il s'ouvre par un très bref morceau qui constitue l'introduction. En moins de quatre-vingt-dix secondes de musique - ce qui est une extravagance en son genre - l'atmosphère est complètement «située». On entend les fanfares internes auxquelles se joindront les choeurs des chasseurs qui se répondent d'un côté à l'autre de la scène. Elisabeth d'abord, «Don Carlo» epsuite, apparaissent. Tout cela forme une étrange - et presque fantomatique - pantomime. Elisabeth ne fait que traverser la scène, alors que «Don Carlo» reste et chante son premier air (romance). Une nouvelle scène succède aussitôt: «échos» lointains des fanfares; le jour tombe. Elisabeth (accompagnée par son page) est perdue dans la forêt et rencontre «Don Carlo». Les lointaines fenêtres du -château s'illuminent.
Jusqu'ici, toute cette première section du premier acte ne dure que cinq minutes, à peine. C'est à présent le grand duo d'amour entre Elisabeth et «Don Carlo», qui constitue la deuxième section de l'acte; sa durée est d'une dizaine de minutes. Cette section s'enchaîne au finale qui fait intervenir - outre nos deux protagonistes - le chœur (peuple et pages), ainsi que le comte de Lerma (personnage épisodique) qui annonce la décision du roi de France de donner Elisabeth en mariage à Philippe II. Elisabeth, consternée et malheureuse, est emmenée par le cortège. «Don Carlo», désespéré, reste seul et le rideau tombe sur un pianissimo de l'orchestre. La durée de ce finale est de moins de six minutes, ce qui porte la durée totale de l'acte à une vingtaine de minutes.
S'il peut paraître futile de faire état de ces «minutages», il n'en reste pas moins que l'extrême concision de cette première exposition du drame est hautement significativel. En effet, Verdi a mis en œuvre ici une quantité de moyens musicaux et dramatiques (chœurs et fanfares dans les coulisses, récitatifs, romance, duo d'amour, grande scène d'ensemble), et pourtant il a cherché à réduire tout cela en un temps aussi bref que possible. De même, les événements relativement nombreux et importants qu'il nous a présentés (la chasse, l'égarement d'Elisabeth, sa rencontre avec Don Carlo, la reconnaissance des deux fiancés, la décision du roi de France et le désespoir des protagonistes) se sont déroulés à une vitesse vertigineuse, comme s'ils avaient été propulsés par une sorte de folie fatale. Ce sont là, à mon avis, quelquesuns des éléments de cette dialectique nouvelle caractéristique de «Don Carlo», dialectique qui trouve sa synthèse dans le clairobscur permanent au sein duquel baignent à la fois les figures musicales et les éléments scéniques.

ANALISI DI CHARLES OSBORNE

L'edizione del «Don Carlo» di cui stiamo parlando, è la versione integrale italiana in cinque atti del 1887. L'opera inizia con una breve introduzione strumentale dove i corni si alternano con l'orchestra, mentre si ode qualche esclamazione di un coro di cacciatori fuori dalle scene. Quando i corni tacciono, un malinconico a solo di clarinetto introduce e sostiene un recitativo quasi arioso che si ricollega all'aria di Carlo, «Io la vidi», una piacevole romanza. Nella breve scena che segue, in cui il cadere della notte è sinteticamente descritto da un richiamo dei corni e da un pianissimo dei timpani, Carlo ed Elisabetta si incontrano. La loro scena e il duetto, attraverso un dialogo in arioso, si allarga in una pagina di melodia lirica, «Di qual amor», una squisita melodia accompagnata dal clarinetto e dagli archi in pizzicato.
Quando il duetto riprende la sua atmosfera, dopo il colpo di cannone che annuncia la pace, Elisabetta esprime la sua agitazione con una reiterata esclamazione che scende da un fortissimo si naturale. L'effetto è brillante. Ritorna il tema che aveva aperto il duetto cantato all'unisono, dopo di che l'azione prosegue con il recitativo di Tebaldo. Il duetto si conclude con una parte agitata, eloquentemente accompagnata dai legni. Il finale dell'atto si articola in un coro non accompagnato in lode di Elisabetta, seguito dal recitativo in cui il conte di Lerma chiede il consenso per le nozze. Dopo lo stentato «sí» di Elisabetta, il coro prosegue con il suo canto di gioia che contrasta con le angosciose espressioni degli amanti. Partito il corteggio reale, Carlo si abbandona a frasi spezzate di disperazione. L'intera scena, scritta con notevole libertà e scioltezza, riesce a racchiudere in un breve arco di tempo importanti avvenimenti senza forzature.