Oscar Wilde

SALOMÉ

[Traduzione di C. M. Franzero]

 

Benozzo Gozzoli, La danza di Salome, 1461-1462
Una grande terrazza sopra la sala dei banchetti, nel palazzo di Erode. Appoggiati con i gomiti alla balaustra, stanno alcuni soldati. A destra è uno scalone monumentale; e un'antica cisterna recinto da un muro di terde bronzo, nel fondo a sinistra. Assai chiara splende la luna.

IL GIOVANE DI SIRIA - Com'è bella la principessa Salomé, questa sera!

IL PAGGIO DI ERODIADE - Osserva la luna. Come la luna par strana. Somiglia una donna che si levi dal sepolcro. Somiglia una donna trapassata. Si può pensare ch'essa venga cercando cose morte.

IL GIOVANE DI SIRIA - Ha un'apparenza strana. Somiglia una piccola principessa che si ravvolga d'un velo giallo, e abbia piedi d'argento. Somiglia una principessa che abbia piedi come colombelle bianche. Si può pensare ch'essa danzi.

IL PAGGIO Di ERODIADE - Somiglia una donna trapassata. Tanto lenta cammina. (Tramestìo nella sala dei banchetti).

IL PRIMO SOLDATO - Che schiamazzo! Chi sono codeste fiere che urlano?

IL SECONDO SOLDATO - I Giudei. Così son sempre. Disputano intorno alla loro religione.

IL PRIMO SOLDATO - Perchè disputano intorno alla loro religione?

IL SECONDO SOLDATO - Non posso dire. Cosi fan sempre. I Farisei, per esempio, dicono che ci son angeli, e i Sadducei sostengono che non esistono angeli.

IL PRIMO SOLDATO - Mi sembra ridicolo disputare intorno a tali cose.

IL GIOVANE DI SIRIA - Com'è bella la principessa Salomé, questa sera.

IL PAGGIO DI ERODIADE - Tu sei sempre a guardarla. Tu la guardi troppo. È pericoloso guardare le persone in codesto modo. Qualcosa di terribile ne può seguire.

IL GIOVANE DI SIRIA È molto bella, questa sera.

IL PRIMO SOLDATO - Il tetrarca è cupo in viso.

IL SECONDO SOLDATO - Sì, è cupo in viso.

IL PRIMO SOLDATO Sta guardando qualcosa.

IL SECONDO SOLDATO - Sta guardando qualcuno.

IL PRIMO SOLDATO - Chi sta guardando?

IL SECONDO SOLDATO - Non posso dire.

IL GIOVANE Di SIRIA - Com'è pallida la principessa! Mai l'ho veduta tanto pallida. Somiglia il riflesso d'una bianca rosa in uno specchio d'argento.

IL PAGGIO DI ERODIADE - Non devi guardarla. Tu la guardi troppo.

IL PRIMO SOLDATO - Erodiade ha colmato la coppa dei tetrarca.

L'UOMO DI CAPPADOCIA È colei la regina Erodiade, che reca la nera mitria disseminata di perle, ed ha capelli cosparsi di polvere azzurra?

IL PRIMO SOLDATO - Sì; colei è Erodiade, la sposa del tetrarca.

IL SECONDO SOLDATO - Il tetrarca è assai amante dei vino. Ha vini di tre sorta. L'una che recano dall'isola di Samotracia, ed è porporato come il mantello di Cesare.

L'UOMO DI CAPPADOCIA - Io non ho mai veduto Cesare.

IL SECONDO SOLDATO - L'altra che viene da una città chiamata Cipro, ed è giallo come l'oro.

L'UOMO DI CAPPADOCIA - Io amo l'oro.

IL SECONDO SOLDATO - E la terza è un vino di Sicilia. Quel vino è rosso come sangue.

L'UOMO DI NUBIA - Gli dèi della mia terra sono assai avidi di sangue. Due volte nell'anno facciamo loro sacrificio di gìovani e di fanciulle: cinquanta giovani e cento fanciulle. Ma ho timore che mai sia dato a sufficienza, perchè essi ci son molto impietosi.

L'UOMO DI CAPPADOCIA - Nella mia terra non son più rimasti dèi. I Romani li hanno cacciati. C'è chi dice che abbian trovato riparo sui monti, ma io non lo credo. Tre notti ho passato sulle montagne io medesimo a cercarli dovunque. Non li ho trovati, e alla fine li chiamai coi nome loro, ed essi non vennero. Credo che siano morti.

IL PRIMO SOLDATO - I Giudei adorano un Iddio che non si può vedere.

L'UOMO DI CAPPADOCIA - È cosa che non giungo a capire.

IL PRIMO SOLDATO - In verità, essi credono soltanto in ciò che non si può vedere.

L'UOMO DI CAPPADOCIA - Mi par proprio ridicolo.

LA VOCE DI IOKANAAN - Dopo di me verrà un altro più potente di me. Io non son degno tanto di sciogliere i lacci dei suoi calzari. Quand'egli sarà venuto si rallegreranno i luoghi deserti. Essi esprimeranno fiori al modo del roseto. Gli occhi dei cieco vedranno il giorno e le orecchie al sordo saranno dischiuse. Il lattante bambino imporrà la mano sulla tana del drago e trarrà i leoni per il vello.

IL SECONDO SOLDATO - Fatelo tacere. Va sempre dicendo cose insensate.

IL PRIMO SOLDATO - No, no, è un uomo santo. E anche è assai cortese. Ogni giorno che gli porto il suo cibo egli mi rende grazie.

L'UOMO DI CAPPADOCIA - Chi è?

IL PRIMO SOLDATO - Un profeta.

L'UOMO DI CAPPADOCIA - Qual è il suo nome?

IL PRIMO SOLDATO
- Iokanaan.

L'UOMO DI CAPPADOCIA - Dondo viene?

IL PRIMO SOLDATO - Dal deserto, dove si cibava di locuste e di miele selvatico. Era avvolto in pelliccia di cammello, e intorno ai lombi recava una cintura di cuoio. Era assai terribile alla vista. Una gran folla usava seguirlo. Aveva anche discepoli.

L'UOMO DI CAPPADOCIA - Di che cosa va parlando ?

IL PRIMO SOLDATO - Non sappiamo mai ripetere. Tavolta dice cose che agghiacciano, ma intendere ciò ch'egli esprime è impossibile.

L'UOMO DI CAPPADOCIA Si può vedere costui?

IL PRIMO SOLDATO - No. Il tetrarca ne ha fatto divieto.

IL GIOVANE DI SIRIA - La principessa ha celato il viso dietro il ventaglio. Le piccole bianche mani le si muovono come piccioncelle in volo verso la colombaia. Somigliano candide farfalle. In verità somigliano candide farfalle.

IL PAGGIO Di ERODIADE - Che t'importa? Perché la guardi? Non devi guardarla... qualcosa di terribile ne può seguire.

L'UOMO DI CAPPADOCIA (indicando la cisterna) - Che prigione bizzarra!

IL SECONDO SOLDATO - È un'antica cisterna.

L'UOMO DI CAPPADOCIA - Un'antica cisternal Ha da essere un sito malsano per viverci.

IL SECONDO SOLDATO - Oh no! Per esempio, il fratello dei tetrarca, il suo fratello maggiore, il primo marito di Erodiade la regina, vi fu tenuto prigioniero per dodici anni. E non di questo è morto. Alla fine dei dodici anni lo dovettero strangolare.

L'UOMO DI CAPPADOCIA - Strangolare? E chi ne ebbe l'animo?

IL SECONDO SOLDATO (accennando al giustiere, un negro enorme) - Quell'uomo che tu vedi, Naaman.

L'UOMO DI CAPPADOCIA - E non ebbe timore?

IL SECONDO SOLDATO - Oh no. Il tetrarca gli inviò l'anello.

L'UOMO DI CAPPADOCIA - Quale anello?

IL SECONDO SOLDATO - L'anello della morte. Così egli non ebbe timore.

L'UOMO DI CAPPADOCIA - È pur sempre terribile cosa strangolare un re.

IL PRIMO SOLDATO - Perchè? I re hanno un collo soltanto, come ogni altro uomo,

IL GIOVANE DI SIRIA - La principessa si alza! Sta per lasciare il tavolo. Appar molto turbata. Ah, viene in questa direzione. Sì viene verso di noi. Com'è pallida! Mai non l'ho veduta tanto pallida.

IL PAGGIO Di ERODIADE - Non guardarla. Ti prego di non guardare a lei.

IL GIOVANE DI SIRIA - Somiglia una colomba ch'abbia smarrito la sua via... Somiglia un narciso tremante nel vento... Somiglia un fiore d'argento. (Entra Salomé).

Henri Regnault - Salome
SALOMÉ - Non ci resterò. Non posso restare. Perchè il tetrarca mi guarda senza posa con occhi di talpa sotto le tremolanti palpebre? È strana cosa che lo sposo di mia madre mi guardi in tal modo. Io non so che cosa ciò voglia dire. In verità lo so troppo bene.

IL GIOVANE DI SIRIA - Hai lasciato il festino principessa?

SALOMÉ - Com'è dolce qui l'aria! Qui posso trar respiro! Dentro ci sono Giudei che vengon di Gerusalemme e si lacerano l'un l'altro di contumelie intorno alle loro cerimonie sciocche e barbari che bevono e spandono il pavimento del loro vino, e Greci di Smirne con occhi di pittura e guance di pittura, e lavorate chiome in ricci di spirale, ed Egizi silenziosi e sottili, con lunghe unghie di giada e brunirossi mantelli, e Romani brutali e rozzi, con parole senza grazia. Ah! come odio i Romani! Essi son gretti e ordinari, e si dànno aria di nobili signori.

IL GIOVANE DI SIRIA - Degnati di sederti, principessa.

IL PAGGIO DI ERODIADE - Perchè le parli? Oh, qualcosa di terribile ne seguirà. Perchè la guardi?

SALOMÉ - Com'è bello vedere la luna! Essa pare come una moneta piccina, come un piccolo fiore d'argento. È fredda e casiii. Son certa ch'è una vergine. La sua è una bellezza di vergine. Sì, essa è una vergine Non si è mai contaminata. Non si è mai abbandonata agli uomini, a somiglianza dell'altre dee.

LA VOCE DI IOKANAAN - Ecco! Il Signore è venuto. Il Figlio dell'Uomo è vicino. Si son nascosti nei fiumi i centauri, e le ninfe hanno lasciato i fiumi, e giacciono nelle foreste tra le foglie.

SALOMÉ - Chi è stato a parlare?

IL SECONDO SOLDATO - li profeta, principessa.

SALOMÉ - Ah, il profeta! Colui del quale il tetrarca ha paura.

IL SECONDO SOLDATO - Nulla di ciò noi sappiamo, principessa. R stato il profeta Iokanaan a parlare.

IL GIOVANE DI SIRIA È tuo desiderio ch'io dia ordine onde sia recata la tua portantina, principessa? La sera è bella nel giardino.

SALOMÉ - Egli dice terribili cose intorno a mia madre, non è vero?

IL SECONDO SOLDATO - Noi non giungiamo mai a intendere ciò ch'egli dice, principessa.

SALOMÉ - Sì; dice terribili cose intorno a lei. (Entra uno schiavo).

LO SCHIAVO - Principessa, il tetrarca ti prega di tornare al festino.

SALOMÉ - Non voglio ritornare.

IL GIOVANE DI SIRIA - Perdonami, principessa, ma se tu non torni qualche sciagura può accadere.

SALOMÉ - È un vecchio, codesto profeta?

IL GIOVANE DI SIRIA - Principessa, meglio sarebbe ritornare. Concedi ch'io ti faccia strada.

SALOMÉ - Codesto profeta... è un vecchio?

IL PRIMO SOLDATO - No, principessa, è giovane assai.

IL SECONDO SOLDATO - Non si può sapere. Dicono taluni ch'egli è Elia.

SALOMÉ - Chi è Elia?

IL SECONDO SOLDATO - Un profeta dei vecchi giorni di questa terra, principessa.

LO SCHIAVO - Qual risposta posso io dare al tetrarca da parte della principessa?

LA VOCE DI IOKANAAN - Non rallegrarti, o terra di Palestina, perchè è spezzata la verga di colui che ti percosse. Poi che dal seme del serpente crescerà un basilisco, e quegli che d'esso è nato divorerà gli uccelli.

SALOMÉ - Che voce strana! Vorrei parlare con lui.

IL PRIMO SOLDATO - Io temo che non sia lecito, principessa. Il tetrarca non consente ad alcuno di parlare con lui. Anche il gran §cerdote ha fatto divieto di parlare con lui.

SALOMÉ . Io desidero arlare con lui.

IL PRIMO SOLDATO - È impossibile, principessa.

SALOMÉ - Io voglio parlare con lui.

IL GIOVANE DI SIRIA - Non sarebbe miglior cosa tornare al banchetto?

SALOMÉ - Traete all'aperto codesto profeta. (Lo schiavo esce).

IL PRIMO SOLDATO - Noi non osiamo, principessa.

SALOMÉ (accostandosi alla cisterna e guardando nella profondità di essa) - Com'è oscuro laggiù. Dev'essere terribile vivere in un buco così nero! È come una tomba... (Ai soldati) Non m'avete intesa? Traete di là il profeta. Io voglio guardare.

IL SECONDO SOLDATO - Principessa, te ne prego, non chiederci questo.

SALOMÉ - Tu mi fai aspettare per tuo piacere.

IL PRIMO SOLDATO - Principessa, la nostra vita ti appartiene, ma non possiamo fare ciò che tu chiedi. E in verità, non è a noi che tu devi chiedere tale cosa.

SALOMÉ (volgendo lo sguardo al giovane di Siria) - Ah!

IL PAGGIO Di ERODIADE - Oh! che cosa sta per accadere? Sono certo che seguirà qualcosa di orribile.

SALOMÉ (facendosi vicina al giovane di Siria) - Tu farai questo per me, Narraboth. Io farai, non è vero? Tu farai questo per me. Ti son sempre stata dolce. Tu lo farai. Io voglio soltanto guardare, questo strano profeta. Tanto si è parlato di lui. Sovente ho inteso il tetrarca che parlava di lui. Credo che ne abbia timore, il tetrarca. Tu, anche fu fiai timore di lui, Narraboth?

IL GIOVANE DI SIRIA - Non lo temo, principessa, non c'è uomo che io tema. Ma il tetrarca ha fatto divieto formale ad alcuno di sollevare il coperchio di codesto pozzo.

SALOMÉ - Questo tu farai per me, Narraboth, e domani quando passerò nella mia lettiga sotto il portico dei mercanti degli idoli lascerò cadere per te un piccolo fiore, un piccolo fiore verde.

IL GIOVANE DI SIRIA - Principessa, io non posso, non posso.

SALOMÉ (sorridendo) - Tu farai questo per me, Narraboth. Tu sai che vorrai fare questo per me. E il giorno di domani quand'io passerò nella mia portantina sul ponte dei compratori degli idoli, guarderò a te attraverso i veli di mussola, guarderò a te, Narraboth, forse sorriderò per te. Guardarni, Narraboth, guardami. Ah! tu sai che vorrai fare ciò che io ti chiedo. Tu lo sai... io so che tu vorrai far questo.

IL GIOVANE DI SIRIA (facendo un getto al soldato) - Fai uscire il profeta... La principessa Salomé desidera vederlo.

SALOMÉ - Ah!

IL PAGGIO Di ERODIADE - Ohi Come appar strana la luna! Come la mano d'una donna trapassata che vada cercando di coprirsi d'un velo.

IL GIOVANE DI SIRIA - Ha un aspetto strano! Somiglia una piccola principessa, gli occhi della quale siano d'ambra. Traverso le nubi di mussola essa sorride come una piccola principessa. (Il profeta esce dalla cisterna. Salomé lo guarda e lentamente indietreggia).
Mlle. J. Romani - Salome, Salon of 1898
IOKANAAN - Dov'è quegli che ha or colma la coppa degli abomini ? Dov'è quegli, che paludato d'argento avrà da morire un giorno in cospetto al popolo intero? Inducetelo ad uscire così ch'egli possa ascoltare la voce di colui che ha gridato nei luoghi desolati e nelle dimore dei re.

SALOMÉ - Di chi va parlando?

IL GIOVANE DI SIRIA - Nessuno può dire principessa.

IOKANAAN - Dov'è colei che vide le immagini virili dipinte sulle pareti, le immagini anche dei Caldei dipinte di colore, e cedette alla concupiscenza dei propri occhi, e inviò ambasziatori nella terra di Caidea ?

SALOMÉ - È di mia madre ch'egli va parlando.

IL GIOVANE DI SIRIA - Oh no, principessa.

SALOMÉ - Sì: è di mia madre ch'egli va parlando.

IOKANAAN - Dov'è colei che si donò ai capitani d'Assiria, che recano il balteo ai lombi, e in capo corone di molti colori? Dov'è colei che s'è data ai giovani d'Egitto, che vestono lino delicato e giacinto: dei quali lo scudo è d'oro, e d'argento l'elmo, e gagliardo il corpo? Andate, comandate a colei di levarsi dal letto del suo abominio, dal letto delle sue fornicazioni, così ch'ella possa ascoltare le parole di colui che prepara la via del Signore, così ch'ella possa pentirsi delle sue iniquità. Se pur ella non conoscerà pentimento, ma vorrà perdurare nel suo abominio, andate e comandatele di venire, poichè nella mano del Signore è la Sua sferza.

SALOMÉ - Ah, ma costui è terribile, è terribile!

IL GIOVANE DI SIRIA - Non restar qui, principessa, ti supplico.

SALOMÉ - Gli occhi sopra tutto gli sono terribili. Somigliano negre ferite fatte dal fuoco di torcia in un arazzo di Tiro. Somigliano le buie caverne che abitano i dragoni; le buie caverne d'Egitto di cui i dragoni fanno covo. Somigliano laghi oscuri intorbidati da fantastiche lune... Credi che parlerà ancora?

IL GIOVANE DI SIRIA - Non restar qui, principessa. Io ti prego di non restar qui.

SALOMÉ - Com'egli è fatto magro! Somiglia una sottile statua d'avorio. Somiglia un'immagine d'argento. Io son certa ch'egli è casto, com'è casta la luna. Somiglia un raggio di luna, somiglia una saetta d'argento. Assai fredda ha da essere la sua carne, fredda come avorio... Vorrei guardarlo da più vicino.

IL GIOVANE DI SIRIA - No, no, principessa!

SALOMÉ - Debbo guardarlo da più vicino.

IL GIOVANE DI SIRIA - Principessa! Principessa!

IOKANAN - Chi è codesta donna che mi vien guardando. Io non voglio la sua vista sopra di me. Perchè ella mi fissa, con i suoi occhi d'oro, sotto le palpebre indorate. Io non so chi essa sia. Io non desidero sapere chì essa sìa. Comandatele che vada. Non a lei io voglio parlare.

SALOMÉ - Io sono Salomé, figlia d'Erodiade, principessa di Giudea.

IOKANAAN - Indietro! figlia di Babilonia! Non avvicinarti all'eletto del Signore. La tua madre ha colmato la terra con il vino delle sue iniquità, e la voce dei suoi peccati è salita alle orecchie di Dio.

SALOMÉ - Parla ancora, Iokanaan. Ai miei orecchi la tua voce è musica.

IL GIOVANE DI SIRIA - Principessa! Principessa! Principessa!

SALOMÉ - Parla ancora! Parla ancora, Iokanaan, e dimmi ciò ch'io debbo fare.

IOKANAAN - Figlia di Sodoma, non ti avvicinare a me! Ma copriti il volto di un velo, e spargiti di cenere il capo, e recati al deserto, e cerca il Figliuol dell'Uomo.

SALOMÉ - Chi è costui, il Figlio dell'Uomo? È bello come te, Iokanaan ?

IOKANAAN - Vai indietro! Odo nel palazzo battere le ali dell'angelo della morte.

IL GIOVANE DI SIRIA - Principessa, io ti scongiuro di rientrare.

IOKANAAN - Angelo del Signore Iddio, che cosa fai tu qui con la tua spada? Chi cerchi in questo palazzo? Il giorno di colui che avrà da morire paludato d'argento non è tuttavia giunto.

SALOMÉ - Iokanaan!

IOKANAAN - Chi parla?

SALOMÉ - Io sono innamorata del tuo corpo, Iokanaan! Il tuo corpo è bianco, come i gigli d'un campo non mai tòcco dal falciatore. Il tuo corpo è bianco come le nevi che posano sui monti di Giudea, e scendono nelle valli. Le rose nel giardino della regina d'Arabia non sono così bianche come il tuo corpo. Nè le rose del giardino della regina d'Arabia, il giardino d'odori della regina d'Arabia, nè pure i piedi dell'aurlora quando sfiorano le foglie, nè pure il seno della luna quando essa posa sul seno del mare... nulla v'è al mondo così bianco come il tuo corpo. Concedi ch'io tocchi il tuo corpo.

IOKANAAN - Indietro! figlia di Babilonia! Con la femmina venne il male nel mondo. Non parlarmi. Io non ti voglio ascoltare. Io ascolto soltanto la voce del Signore Iddio.

SALOMÉ - Il tuo corpo è orribile. È come il corpo di un lebbroso. È come un muro calcinato, lungo il quale le vipere sono strisciate; come un muro calcinato dove gli scorpioni hanno fatto ricetto. È come un sepolcro imbiancato, colmo di cose di ribrezzo. È orribile, il tuo corpo è orribile. Dei tuoi capelli sono innamorata, Iokanaan. I tuoi capelli sono come grappoli d'uva, come i grappoli dell'uva negra che pendono dalle viti di Edom, nella terra degli Edomiti. I tuoi capelli sono come i cedri del Libano, come i grandi cedri dei Libano che dànno l'ombra loro ai leoni e ai ladri che vogliono celarsi al giorno. Le lunghe nere notti, quando la luna nasconde il viso, quando le stelle tiene la paura, non sono nere come i tuoi capelli. Il silenzio che abita le selve non è nero come i tuoi capelli... Concedi ch'io tocchi i tuoi capelli.

IOKANAAN - Indietro, figlia di Sodoma! Non mi toccare. Non profanare il tempio del lonore Iddio.

SALOMÉ - I tuoi capelli sono orribili. Sono coperti di fango e polvere. Somigliano una corona di spine posta sopra il tuo capo. Somigliano un groviglio di serpi ravvolti intorno al tuo collo. Io non amo i tuoi capelli... È la tua bocca ch'io desidero, Iokanaan. La tua bocca è come una traccia di scarlatto sopra una torre d'avorio. È come una melagrana tagliata in due da un coltello d'avorio. I fiori di melograno che crescono in boccio nei giardini di Tiro, e son più rossi delle rose, non sono così rossi. Gli squilli rossi delle trombe che dichiarano la venuta dei re, e fanno pauroso il nemico, non sono così rossi. La tua bocca è rossa più che i piedi di coloro che stillano il vino nei tini pestati. È rossa più che gli ugnoli delle colombe che abitano i templi e prendono il cibo dai sacerdoti. È rossa più che i piedi di quegli che torna d'una foresta dove ha ucciso il leone e veduto le tigri dorate. La tua bocca è come un ramo del corallo che i pescatori hanno trovato nel crepuscolo del mare, il corallo ch'essi serbano per i re!... È come il cinabro che i Moabiti trovano nelle cave di Moab, il cinabro che i re prendono da essi. È come l'arco dei re dei Persiani;.ch'è colorato di cinabro, ed è ornato di coralla. Nulla v'è al mondo così rosso come la tua bocca ... Concedi ch'io baci la tua bocca.

IOKANAAN - Mai! figlia di Babilonia! Figlia di Sodoma! mai!...

SALOMÉ . Io voglio baciare la tua bocca, Iokanaan. Io voglio baciare la tua bocca.

IL GIOVANE DI SIRIA - Principessa, principessa, tu che somigli un giardino di mirra, tu che sei la colomba delle colombe, non guardare a quest'uomo, non guardare a lui! Non parlargli codeste parole. Io non posso reggere a questo... Principessa, non parlare di codeste cose.

SALOMÉ - Io voglio baciare la tua bocca, Iokanaan.

IL GIOVANE DI SIRIA - Ah! (Si uccide, e cade fra Salomé e Iokanaan).

IL PAGGIO Di ERODIADE - Il giovane di Siria si è ucciso! Il giovane capitano si è ucciso! Si è ucciso colui ch'era il mio amico! Io gli avevo donato un cofanetto di profumi e orecchini lavorati d'argento, e ora egli si è ucciso! Ah, non disse forse che una sciagura aveva da seguire? E io pure lo dissi, ed in veritá è seguita. Ben io sapevo che la luna veniva cercando cose di morte, ma ignoravo ch'egli fosse colui ch'essa cercava. Ah! perchè non l'ho celato alla luna? Se l'avessi nascosto in una caverna essa non l'avrebbe veduto.

IL PRIMO SOLDATO - Principessa, il giovane capitano si è ora ucciso.

SALOMÉ - Concedi ch'io baci la tua bocca, Iokanaan.

IOKANAAN - Non hai timore, figlia d'Erodiade? Non ti dissi ch'avevo inteso nel palazzo battere le ali dell'angelo della morte, e non è egli venuto, l'angelo della morte? -

SALOMÉ - Concedi ch'io baci la tua bocca.

IOKANAAN - Figlia dell'adulterio, uno soltanto c'è che può salvarti. Egli è Colui del guale io parlavo. Vai a cercarlo. Egli è in una barca sul mare di Galilea, e parla con i Suoi discepoli. Piega il ginocchio sulla riva del mare, e chiamalo col Suo nome. Quand'Egli viene a te - e a tutti che lo chiamino Egli viene - chinati ai Suoi piedi e chiedi a Lui la remissione delle tue colpe.

SALOMÉ - Concedi ch'io baci la tua bocca.

IOKANAAN - Maledetta tu sia! figlia di madre incestuosa, maledetta tu sia!

SALOMÉ - Io voglio baciare la tua bocca, Iokanaan.

IOKANAAN - Non ti guarderò. Tu sei maledetta, Salomé, tu sei maledetta. (Scende nella cisterna).

SALOMÉ - Io voglio baciare la tua bocca, Iokanaan, io voglio baciare la tua bocca.

IL PRIMO SOLDATO - Dobbiamo portare il corpo in altro luogo. Il tetrarca non ama vedere il corpo dei morti, tranne il corpo di quelli ch'egli medesimo ha ucciso.

IL PAGGIO Di ERODIADE - Era il mio fratello, e a me più prossimo che un fratello. Gli donai un cofanetto colmo di profumi, e un anello di agata ch'egli recava sempre alla mano. La sera noi costumavamo passeggiare lungo il fiume, e fra i mandorli, ed egli soleva conversare con me delle cose del suo paese. Sempre egli parlava in tono molto basso. Il suono della sua voce era come suono di flauto, di uno che suoni il flauto. E molta allegrezza anche aveva a rimirarsi nel fiume. Di ciò usavo fargli rimprovero.

IL SECONDO SOLDATO - Hai ragione; dobbiamo nascondere il corpo. Il tetrarca non lo ha da vedere.

IL PRIMO SOLDATO Il tetrarca non verrà a questo luogo. Non viene mai al terrazzo. Troppa paura egli ha dei profeta. (Entrano Erode, Erodiade, e tutta la Corte).

P. Schmutzler - Salome
ERODE - Dov'è Salomé? Dov'è la principessa? Perchè non è tornata al banchetto come io le ho comandato? Ah! eccola!

ERODIADE - Non la devi guardare! Tu stai sempre a guardarla!

ERODE - La luna ha un'apparenza strana questa sera. Non ha forse un'apparenza strana? Somiglia una femmina invasata, una femmina invasata che vada cercando amanti in ogni dove. È anche nuda. È tutta nuda. Le nubi tentano di vestire la sua nudità, ma essa non vuol consentire. Essa si mostra ignuda nel mezzo del cielo. Vagola fra le nubi al modo di una femmina ebbra... Sono sicuro ch'essa va cercando chi la voglia amare. Non vagola forse al modo di una femmina ebbra? Somiglia una femmina invasata, è vero?

ERODIADE - No; la luna somiglia la luna, e non più. Torniamo dentro... Noi non abbiamo nulla da fare qui.

ERODE - Voglio restare qui! Manasseh, disponi i tappeti. Accendi le torce: Reca fuori i tavoli d'avorio, e i tavoli di diaspro. Qui l'aria-è dolce. Berrò con i miei ospiti dell'altro vino. Si ha da rendere 8gni onore agli ambasciatori di Cesare.

ERODIADE - Non è in cagion loro che tu resti qui.

ERODE - Sì, l'aría è assai dolce. Vieni, Erodiade, i nostri ospiti ci attendono. Ah! son scivolato! Son scivolato nel sangue! È un presagio cattivo. È un presagio molto cattivo. Perchè c'è sangue qui?... E codesto corpo, che fa codesto corpo qui? Credete voi ch'io mi sia come il re d'Egitto che non offre festino agli ospiti ove non sia mostrato un cadavere? Di chi è? Non lo voglio guardare.

IL PRIMO SOLDATO - È il nostro capitano, signore. È il giovane di Siria che voi faceste capitano della guardia or sono appena tre giorni.

ERODE - Non ho impartito ordine che fosse ucciso.

IL SECONDO SOLDATO - Si uccise da se, signore.

ERODE - Per qual ragione? L'avevo fatto capitano della mia guardia!

IL SECONDO SOLDATO - Noi non sappiamo, signore. Ma con la sua mano medesima egli si è ucciso.

ERODE - Ciò mi par strano. Avevo creduto che fosse soltanto dei filosofi il togliersi la vita. Non è vero, Tigellino, che i filosofi a Rorna si tolgono la vita?

TIGELLINO - Ve n'ha di quelli che si uccidono, signore. Sono gli Stoici. Gli Stoici sono creature di nessun talento. Ridicole creature, essi sono. Io medesimo li tengo in conto di creature assolutamente ridicole.

ERODE - Io pure. È ridicolo uccidersi.

TIGELLINO - Tutti a Rorna ridono di costoro. L'imperatore ha scritto una satira contro di loro. La si ripete dappertutto.

ERODE - Ah! ha scritto una satira contro di loro? Cesare è meraviglioso. Egli può fare ogni cosa... È strano che il giovane di Siria si sia ucciso. Io sono addolorato ch'egli si sia ucciso. Sono molto addolorato. Perchè era bello a guardarsi. Certo era molto bello. Aveva assai languidi gli occhi. Ricordo che osservai come languidamente guardava Salomé. In verítà, pensai che la guardasse oltre modo.

ERODIADE - Altri ce ne sono che la guardano oltre modo.

ERODE - Suo padre era un re. Io cacciai dal suo regno. E della madre sua, ch'era una regina, tu facesti una schiava, Erodíade. Così egli era qui come mio ospite, per così dire, e per tal ragione l'avevo fatto mio capitano. Sono addolorato ch'egli sia morto. Oh! perchè avete lasciato qui il corpo? Bisogna che sia portato in altro luogo. Io non lo voglio guardare... portatelo via! (Il corpo viene rimosso) È freddo qui. C'è vento che soffia. C'è vento che soffia, è vero?

ERODIADE - No; non c'è vento.

ERODE - C'è vento e soffia, ti dico... E sento nell'aria qualcosa ch'è come il battere d'ali, come il battere di grandi ali. Non le senti tu?

ERODIADE . Io non sento nulla.

ERODE - Non lo sento più. Ma lo sentivo. Era il soffio del vento. È trascorso. Ma no. Io sento ancora. Non lo senti tu? È proprio come un battere di ali.

ERODIADE - Ti dico che non c'è nulla. Tu sei malato. Rientriamo.

ERODE - Non sono malato. È la tua figlia ch'è malata a morte. Mai l'ho veduta tanto pallida.

ERODIADE - Ti ho detto di non guardarla.

ERODE - Recatemi il vino. (Il vino è recato)
Salomé, vieni a bere un poco di vino con me.
Ho un vino qui ch'è squisito. Cesare stesso me lo fece tenere. Immergi in esso le tue piccole labbra rosse, ch'io possa vuotar la coppa d'un fiato.

SALOMÉ . Io non ho sete, tetrarca.

ERODE - Odi tu com'essa mi risponde, questa tua figliuola?

ERODIADE - È ben fatto. Perchè tu sei sempre a guatarla?

ERODE - Recatenni le frutta mature. (Le frutta sono recate) Salomé, vieni a mangiare le frutta con me. Mi è caro scorgere in un frutto il segno dei tuoi piccoli denti. Mordi pur soltanto un poco di questo frutto, ch'io possa mangiare il rimanente.

SALOMÉ . Io non ho fame, tetrarca.

ERODE (a Erodiade) - Tu vedi come hai cresciuto questa figliuola.

ERODIADE - La mia figliuola e io veniamo d'una razza regale. In quanto a te, il tuo padre era un reggitore di cammelli. Era predone e ladro per soprammercato.

ERODE - Tu menti!

ERODIADE - Tu ben sai che ciò è vero.

ERODE - Salomé, vieni a sedere accanto a me. Io ti darò il trono della tua madre.

SALOMÉ - Io non sono stanca, tetrarca.

ERODIADE - Vedi in qual conto essa ti tiene.

ERODE - Recatemi... Che cos'è ch'io desidero? Ho scordato. Ah! Ah! Ricordo.

CONTINUA
Alfred Stevens - Salome