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Il maestro Carlo Boccadoro, a destra, intervistato da Diego Perugini.


Carlo Boccadoro è artista, compositore e grande esperto del «genio» musicale di Salisburgo.



Cooperazione N. 05/2006, 01.02.2006


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Mozart, un genio di proporzioni colossali
Il musicologo e maestro Carlo Boccadoro ci parla di Mozart, della sua forza innovativa, del presunto odiato Salieri, delle sue opere migliori.
Diego Perugini
Cooperazione: 250 anni fa nasceva Wolfgang Amadeus Mozart. E il 2006 lo ricorderà con una serie di celebrazioni in tutto il mondo. Maestro, lei che ne pensa?
CARLO BOCCADORO: Sulla carta è un'ottima idea per far conoscere veramente Mozart al grande pubblico, a cui in genere arriva solo una piccola parte della sua vasta produzione. Speriamo però non si trasformi in una mera operazione commerciale o nella ripetizione dei soliti cliché.
Come sfuggire a questa trappola?
Uscendo dagli schemi. Evitando, magari, l'ennesima riproposizione del Don Giovanni (solo in Italia se ne prevedono sette produzioni!), per soffermarsi sulle decine di validissime opere e sinfonie troppo spesso dimenticate. Oppure facendo scelte radicali come a Vienna, dove si svolgerà un festival di contemporanea con lavori ispirati agli ideali mozartiani.
Visto che siamo in vena di polemiche, parliamo delle tante leggende sul conto del compositore austriaco, dipinto come un genio istintivo ferocemente odiato dal perfido Salieri: tutto vero?
Macché, tutto falso. Il ritratto proposto dal film Amadeus è del tutto sbagliato: una liberissima interpretazione che il pubblico ha scambiato per realtà. Viene spacciata l'idea romantica del genio inconsapevole, mentre Mozart era uomo di grande cultura perfettamente conscio di ogni nota che scriveva, altro che bambino viziato. Inesistente la rivalità con Salieri, che all'epoca era molto piú famoso di lui e non avrebbe avuto, quindi, alcun motivo d'invidia. L'anno mozartiano dovrebbe anche cercare di sfatare questi miti.
Intanto cominciamo a farlo noi: chi era davvero Mozart?
Un compositore sbalorditivo, un anticipatore, un genio di proporzioni colossali. A suo modo anche coraggioso e d'avanguardia. Si pensi a un'opera come Le nozze di Figaro, che ai tempi trattava uno scabroso tema di satira politica, come se un autore di oggi scrivesse su Bin Laden. Non era un classicista che rimpiangeva i bei tempi andati, ma un artista che guardava al futuro senza lo snobismo dell'intellettuale. Infatti, ricordava con orgoglio come a Praga gli organetti suonassero le sue melodie e la gente le cantasse per strada. Voleva essere sempre avanti, ma amava il successo nel presente.
Se dovesse definirlo con una battuta?
Prendo a prestito quella di Fabio Vacchi, un autore italiano che ho recentemente incontrato: «Mozart è la perfetta dimostrazione di come si possa cambiare tutto senza inventare nulla».
Bella. Ma cosa significa esattamente?
Che Mozart, in verità, non ha creato nulla di realmente inedito. La sua forza è stata quella di combinare gli elementi del passato in un modo originalissimo, inventando un linguaggio nuovo in grado di sorpassare tutti i suoi contemporanei. In questo senso fa parte di quella categoria di geni come Bach e Monteverdi. Non sono rivoluzionari, ma artisti che tirano le file delle esperienze di un secolo, dando al tempo stesso una svolta epocale alla musica.
Come i Beatles nel pop, se il paragone non è troppo ardito...
Ma no, è perfetto. Nei Beatles, infatti, trovi di tutto, dai nursery rhymes al folk, dal vaudeville al rock. Il bello è come siano riusciti a sintetizzare stili cosí diversi. Una peculiarità che ritroviamo, per certi versi, anche in altre storiche band come Rolling Stones, Cream e Led Zeppelin.
Un musicologo che ama il rock: incredibile!
La stupirò: io sono partito proprio da lí. Il primo disco che i miei genitori mi hanno regalato da bambino è stato l'«album bianco» dei Beatles. Fino ai 13 anni non ho mai ascoltato la classica, il che mi ha permesso di evitare gabbie culturali e quelle insopportabili gerarchie fra musica colta e leggera.
E quando ha «incontrato» Mozart?
Quando sono entrato in Conservatorio e ho cominciato a studiare i grandi maestri. Il colpo di fulmine è arrivato con un'incisione di Herbert von Karajan, l'ottava e nona sinfonia: mi fece subito una grande impressione, anche se al momento non ci capii niente. Ricordo ancora la confezione del disco, con la copertina in stoffa...
Oggi, invece, i giovani preferiscono rap, dance e pop commerciale. E la classica?
Diciamolo chiaramente: è una musica meno immediata, anche se troverai sempre qualche critico che mette sullo stesso piano Mozart e Vasco Rossi. Non è affatto cosí. Il problema è alla fonte, parte dalle scuole e dalla mancanza di un'adeguata educazione musicale. I bambini non hanno pregiudizi d'ascolto e se li abitui sin da subito ad avvicinare una musica complessa, in futuro non si precluderanno la possibilità di apprezzare generi che richiedono un certo sforzo. Ora, invece, si propina solo quel che passa l'industria, che deve essere al servizio del puro disimpegno.
Che cosa consiglierebbe, allora, a chi volesse accostarsi al grande Amadeus?
Di comprarsi un disco qualsiasi, anche quelli che sono venduti nelle edicole. E mettersi ad ascoltare. E poi andare avanti, approfondire. Vincendo la pigrizia e i luoghi comuni.
E lei quale Mozart predilige?
Dopo l'«abbuffata» dei titoli piú celebri, che rimangono imprescindibili, adesso mi appassiona il repertorio meno noto. Per esempio le sinfonie giovanili e le Cassazioni, che ho diretto anni fa: sono delle serenate stupende, che i musicisti ambulanti suonavano sotto i balconi. E, poi, mi piace molto il suo lato oscuro, come la musica per la Massoneria. Che al tempo era un'associazione dedita alla fratellanza umana: niente a che vedere, per fortuna, con Licio Gelli e la P2.

Ritratto
Maestro-musicologo
Carlo Boccadoro (Macerata 1963) è diplomato al Conservatorio «G. Verdi» di Milano in pianoforte e strumenti a percussione e ha studiato composizione e frequentato il corso di tecnica dell'improvvisazione jazz di Giorgio Gaslini. Dal 1990 la sua musica è presente nei piú importanti teatri d'Italia, da La Scala all'Accademia di Santa Cecilia. Dirige l'ensemble Sentieri Selvaggi e collabora con artisti del calibro di Michael Nyman. Come musicologo ha scritto vari libri, il piú recente è Jazz! (Einaudi). Ora conduce il programma «Caro Mozart» sulla Radio3 italiana.

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