BIOGRAFIA - LETTERE - SCRITTI 1849


Le prime settimane del 1849 trascorrono assai malinconiche. Schumann si rinchiude in solitudine, in preda a una violenta ripugnanza di tutto. Dopo le grandi crisi del 1844--1845 egli è diventato un vero adoratore del silenzio. Sceglie, per le sue passeggiate, le strade in cui non passa nessuno; entra nelle chiese nell'ora in cui, terminate le funzioni, esse si riempiono d'ombra e di pace.
In quel gennaio 1849 gli pare di portar sulle spalle un greve peso. È il prezzo del lavoro compiuto durante l'estate; sembra proprio condannato a quelle brusche e misteriose depressioni che lo tormentano dopo ogni sforzo prolungato. L'orizzonte appare ostile, chiuso e muto dinanzi a lui. Ben presto, Robert si accusa di fiacchezza, di indulgenza verso una malattia immaginaria. Già in febbraio riapre il pianoforte e termina le Scene della foresta (op. 82); poi, nell'ambito di due mesi, compone l'Adagio e Allegro per corno e pianoforte, il Pezzo da concerto per quattro corni e orchestra (op. 86), le Fantasie per clarinetto e pianoforte, i Canti spagnoli, due quaderni di Romanze e Ballate per coro. Il lavoro lo rende di nuovo felice. Abbozza i Cinque Pezzi in modo popolare per violoncello e pianoforte (op. 102), mentre la primavera si avvicina.
Nel momento in cui crede che la spinta verso l'alto lo liberi da ogni peso, il 9 aprile gli comunicano la morte di Carl, suo fratello. Di colpo vien rigettato nelle tenebre. «Eccomi di nuovo in preda al dolore, mentre il mio lavoro giace malinconicamente abbandonato su un tavolo». Questo lutto lo colpisce ancor più di quelli che l'hanno preceduto, non perché egli abbia preferito Carl agli altri fratelli, ma perché, in Carl, egli perde uno degli ultimi membri della sua famiglia. Padre, madre, fratelli, sorelle riposano nel cimitero di Zwickau. Pensa che se non fosse stato per l'amore di Clara, egli avrebbe già raggiunto i suoi sotto la pietra sepolcrale.
Triste, scoraggiato, si preoccupa per Genoveva. Nel 1848 Wirsing l'ha accettata per il proprio teatro ed è stato deciso che la prima rappresentazione abbia luogo il 15 febbraio 1849.
Invece, Pasqua è già alle porte e nulla ancora si è concretato. Schumann non sa che pensare. Perché Wirsing mostra una così scarsa premura? Pensa che l'abbiano dissuaso dal rappresentare l'opera, negandone il valore. Una lettera anonima rivela a Robert che Rietz, sotto apparenza di amicizia, lavora invece per nuocergli. Schumann si rifiuta di credere a questo e va immaginando un'infinità d'altri ed oscuri intrighi.
Il 3 maggio, mentre si trova a passeggio, Schumann ode all'improvviso un immenso fragore di campane a martello. Abbandona il solitario sentiero lungo il quale andava fantasticando e ritorna verso casa. In città; gruppi di uomini fermi agli angoli delle strade gridano, tutti eccitati, e poi si mettono in marcia. Alcuni portano fucili, altri sono disarmati. tra questi Richard Wagner. È il popolo che sta insorgendo, e che vuole la Repubblica, anche se è pronto ad accontentarsi di una formula mista, rifiutata tuttavia dal monarca.
Per tutto il pomeriggio, Schumann rimane alla finestra, con la fronte appoggiata ai vetri. Le campane continuano a suonare e si sentono scoppi in direzione dell'arsenale. Ognuna di quelle detonazioni scuote penosamente il musicista, che subisce la crudeltà della rivoluzione senza trovare compenso nell'entusiasmo.
L'indomani si costituisce un governo provvisorio. A cinquanta metri da casa sua, gli insorti drizzano, con foga indicibile, una barricata, servendosi di qualsiasi cosa: pietre del selciato, mobili, porte, culle. In una specie di enorme paniere ammucchiano armi: fucili, asce, falci. Vengono esposti i cadaveri dei cittadini uccisi dai soldati e questo orrore lo opprime.
Dopo una notte drammatica, popolata di incubi, Schumann comincia a pensare alla partenza. Un'atmosfera di violenza, anche se eroica, è cosa incompatibile col suo temperamento di sognatore solitario, di essere nervoso e taciturno. Ciò che lo trattiene è un vago senso di vergogna, come il sentimento di un immaginario dovere. Resterebbe forse fino alla conclusione del conflitto, se gli insorti non pretendessero arruolarlo nelle loro file. Allora si nasconde e fugge attraverso il giardino con Clara e Maria; cinque figli restano nella casa.
Robert e Clara si rifugiano a Maxen, poi Clara riparte, per andare a prendere i bambini che ha lasciato a Dresda. Al ritorno, parla di scene commoventi: il popolo si batte come un leone e Wagner presiede alla costruzione delle barricate. Ciò non impedisce che quarantott'ore piú tardi, sotto gli assalti delle forze reali, la rivoluzione sia spenta.
Wagner scompare e Schumann rientra nel suo domicilio. Ma la città ha sofferto; sulle facciate delle case, simili a una lebbra, sono rimasti gli sfregi causati dagli scoppi dei proiettili e degli obici. Una folla di infelici, radunata nelle chiese, chiede misericordia e attende di conoscere la propria sorte.
Schumann si sente sempre piú triste. La morte di Carl e l'insurrezione lo hanno gettato nel marasma; non può più lavorare e il suo tormento si aggrava. Tenta di sfuggire a quel circolo vizioso, a quell'implacabile concatenarsi di eventi, e decide di recarsi a Kreischa per un breve soggiorno.
Schumann riceve una lettera da Liszt: sono le prime righe scritte dopo l'incidente del 1848. Franz mostra la sua volontà di dimenticare e chiede a Robert di mandargli Faust o, almeno, ciò che ne ha composto fino a quel momento, perché ha intenzione di allestirlo nel teatro di Weimar da lui diretto. Schumann risponde facendo il punto:

Ma, caro amico, questa composizione non le sembrerà troppo «lipsiense»? Oppure, adesso, lei è convinto che Lipsia sia una specie di Parigi in miniatura, e che, anche a Lipsia, riesca possibile scrivere qualcosa di buono?
Francamente, da lei che conosce gran parte delle mie composizioni, mi sarei aspettato ben altro che un giudizio cosí duro, riferito a un'intera vita d'artista. Esamini le mie opere più da vicino e vi troverà quella varietà di punti di vista cui ho sempre mirato; ho cercato, in ognuna, di mettere in luce, non soltanto una forma musicale, ma anche un'idea. Tutto questo si riferisce alla sua dichiarazione che è stata ingiusta e offensiva. In conclusione, dimentichiamo quella serata. Una parola non è una freccia; quello che importa è di progredire continuamente.

Poi si lascia prendere dalla natura. La primavera ogni giorno porta calma e conforto. Schumann è meno nervoso, meno depresso, meno triste. Abbozza i Cinque Canti di caccia per voci maschili con accompagnamento di quattro corni. La facilità con la quale la musica sgorga, lo incoraggia a scrivere le Quattro marce per piano (op. 76), che riescono anche esse felicemente. Allora non esita più, fa i bagagli e torna a Dresda, impaziente di lavorare nell'atmosfera familiare. Riprende il Faust. Nella lettera a Liszt aveva ancora scritto:

Il lavoro mi sembra troppo breve per le pese che richiede ed io ho sempre avuto intenzione di aggiungervi «qualche cosa». Finora non ho potuto riuscirvi, ma non perdo speranza. Non vorrei far conoscere l'opera così come è attualmente.

È una grande parte di questo «qualche cosa» quella che Robert aggiunge alla sua opera. E la scena in cui Faust e Margherita, immersi nel giardino misterioso, scoprono il loro cuore; è il lamento di Margherita davanti alla Madre dei Sette Dolori; il «Dies irae» che la folgora; il sonno di Faust, sotto lo sguardo di Ariele e il suo risveglio magico.
Ma questo lavoro, per quanto attraente e vasto, non assorbe tutte le forze creatrici di Schumann. Compone il Requiem per Mignon (op. 98), Non disperare, mottetto per doppio coro maschile (op. 93), Dodici pezzi a quattro mani per fanciulli piccoli e grandi (op. 85), Introduzione e Allegro appassionato per pianoforte e orchestra (op. 92) e altre opere minori.
In agosto, Schumann si trova sul limite opposto a quello raggiunto in aprile. Dalla più profonda tristezza è passato alla gioia più alta, dalla sterilità alla geniale abbondanza. Dopo il 1840, anno dei «Lieder», dopo il 1841, anno della «Sinfonia» può scrivere a Hiller: «Questo è stato per me il phi fecondo di tutti».
Non arresta la fatica che in occasione del centenario della nascita di Goethe. Il comitato costituito a Dresda ha deciso di presentare ai tedeschi la musica di Faust, e l'esecuzione della partitura schumaniana avviene infatti, simultaneamente, a Lipsia e a Weimar il 29 agosto 1849.
Poi Schumann torna alla composizione: i Canti per doppio coro, i Canti d'amore spagnoli, i Canti ebraici di Byron, il Notturno di Hebbel, le Romanze per oboe. 1849, «das fruchtbare Jahr», l'anno fecondo...

Nei primissimi giorni di dicembre, Schumann riceve una lettera che lo lascia assai perplesso. L'amico Hiller sta per trasferirsi da Düsseldorf a Colonia e propone a Robert di segnalarlo come suo successore al posto di direttore dei Concerti sacri e profani istituiti dalla Società corale. Schumann si precipita in biblioteca, per cercarvi qualche libro intorno alla storia e alle condizioni di vita della città renana. Scopre un antico testo di geografia, tutto chiazzato di muffa, sul quale legge che a Düsseldorf ci sono tre conventi di monache e un asilo di pazzi. Passi ancora per i conventi, ma i pazzi! Scrive a Hiller:

Te ne ricordi ancora? Ti ricordi quando, durante il nostro soggiorno a Maxen, io mi accorsi che il punto di vista principale offerto ai miei occhi era la strada che conduce al manicomio di Sonnenstein? Quel paesaggio mi divenne così penoso, che mi guastò ogni piacere. Se voglio vivere in pace e lavorare, debbo evitare tutte le impressioni malinconiche...

La prospettiva però di diventare il capo di una società musicale importante lo seduce. D'altra parte, Wirsing, che gli era sembrato un profanatore della parola data, ora promette formalmente di rappresentare Genoveva in febbraio (1850). Questo avvenimento gli può arrecare molta gloria e gli può procurare offerte brillanti. Di conseguenza, Schumann cerca di prender tempo e di procrastinare una decisione:

Sii tanto buono da farmi sapere fino a che epoca posso rimandare la mia risposta a proposito del posto in questione. Ti dirò poi il perché.

***

Nel '49 la rivoluzione che scuote tutta l'Europa giunge a Dresda; Wagner non esita a combattere per le vie della città al fianco di Bakunin, dei lavoratori e degli studenti, gesto che gli costerà un lungo esilio a Zurigo (essendo stato condannato a morte in contumacia). Schumann, coerentemente al suo carattere pacifico e disinteressato ai dibattiti ideologico-politici, si rifugia in un paesino di campagna, Kreischa, fino a quando l'ordine non è ristabilito dalle truppe governative. Nonostante i disordini sociali, per il musicista è un anno fecondo, ricco di valide composizioni: i due Konzertstück (uno per pianoforte, l'altro per quattro corni), alcuni lavori cameristici per clarinetto e per oboe e soprattutto il grandioso oratorio profano sul testo del Faust, opera immensa iniziata cinque anni prima e che impegna Schumann per un decennio rimanendo, sotto molti aspetti, irrisolta alla sua morte. Compiute e stupende sono invece le due opere dedicate al Wilhelm Meister: un ciclo di Lieder e Requiem per Mignon. "Bisogna creare fino a che si leva il giorno", scrive in una lettera; il musicista presente, minacciosamente in agguato, l'oscurità.
Schumann vive in quell'anno l'ultimo periodo di felicità creativa:

Mai in arte sono stato più attivo e più felice. I segni di simpatia che mi vengono da vicino e da lontano mi testimoniano che il mio lavoro non è vano. Così noi tessiamo, tessiamo la nostra tela e alla fine vi ci incorporiamo noi stessi.

***

I primi tre mesi e mezzo del 1849 furono ugualmente produttivi. Lavori dei generi più disparati si susseguivano rapidamente: i ritocchi a Genoveva (in gennaio); i Phantasiestücke per clarinetto e pianoforte op. 73 (11 e 12 febbraio); l'Adagio e Allegro per corno e pianoforte op. 70 (14-17 febbraio); il Conzertstück per quattro corni e orchestra op. 86 (abbozzo tra il 18 e ii 20 febbraio, orchestrazione entro l'11 marzo); un gran numero di Romanzen und Balladen per coro misto opp. 67, 75 e forse alcune di quelle pubblicate postume come opp. 145, 146 (6-16 marzo); due serie di Romanzen per voci femminili opp. 69 e 91 (17-22 marzo); il n. 6 dell'op. 91 fu aggiunto in agosto; lo Spanisches Liederspiel op. 74, ciclo di assoli, duetti e quartetti vocali (abbozzo fra il 24 e il 28 marzo). I Trii in Re minore e in Fa furono poi rivisti per la pubblicazione e terminati il 9 aprile, quando Schumann perse l'ultimo fratello rimastogli, Karl. Le "ballate corali" - Schumann riteneva di aver scoperto un nuovo genere musicale - furono subito provate con il 'Chorverein' e furono un successo. (L'anno prima aveva rinunciato alla 'Liedertafel', perché gli creava troppi problemi.) Fra ii 13 e il 15 aprile furono composti i cinque Stücke im Volkston per violoncello e pianoforte e il 21 iniziato il Liederalbum für die Jugend op. 79.
A questo punto ci fu una drammatica interruzione. Ii 3 maggio, al ritorno da una giornata trascorsa in campagna, gli Schumann trovarono Dresda in tumulto;

le campane suonavano a martello, si sparava. Il giorno seguente i democratici costituirono un governo provvisorio e si alzarono barricate nelle strade. Non volendo seguire l'esempio di Wagner e prendere parte attiva agli avvenimenti, il 5 maggio Schumann sfuggiva all'arruolamento forzato nella guardia di quartiere, scappando con Clara e Marie, di sette anni, dalla porta del giardino e abbandonando i figli più piccoli. Presero un treno per Mügeln e da qui proseguirono a piedi fino a Dohna, finché a Maxen trovarono rifugio presso un amico, il maggiore Serre. La sera stessa Schumann compose il Frühlingslied op. 79 n. 18. Clara era però ansiosa di tornare a prendere i figli più piccoli. Accompagnata da due donne, partì alle tre di notte e a casa trovò i bambini addormentati, nonostante il rumore delle sparatorie. Li portò in salvo a Maxen, dove «anche il mio povero Robert aveva trascorso ore d'ansia»; tra l'altro Clara era di nuovo in avanzato stato di gravidanza: il terzo maschio, Ferdinand, nacque il 16 luglio. Il pomeriggio del 10 si avventurarono verso Dresda, poiché l'insurrezione era stata soffocata con l'aiuto prussiano. Schumann si fermò in un primo momento a Strehla, mentre Clara entrava in città per raccogliere i bagagli in previsione di un lungo soggiorno in campagna; poco dopo la raggiunse anche Schumann e insieme percorsero le strade danneggiate, «zeppe di prussiani». Tornarono a Maxen in serata e la mattina dopo si trasferirono con tutta la famiglia nella vicina Kreischa, dove rimasero fino al 12 giugno, divorando i giornali e riacquistando la tranquillità. Anche questo periodo non fu però sterile. Il 13 maggio Schumann completava il Liederalbum für die Jugend op. 79; tra il 18 e il 21 maggio tornò allo Jagdbrevier di Laube e musicò cinque episodi - forse iniziati in aprile, prima dell'insurrezione - per voci maschili e quattro corni; tra il 23 e il 26 maggio compose Verzweifle nicht im Schmerzenstal op. 93, su testo di Rückert,

per doppio coro maschile con una parte d'organo ad libitum, che orchestrò poi nel maggio del 1852; tra il 1° e il 5 giugno (l'autografo fu datato erroneamente 1-5 maggio) il Minnespiel da Liebesfrühling di Rückert, op. 101, un altro ciclo per più voci. Un periodo di depressione, che rattristò il suo trentanovesimo compleanno, portò Schumann a una pausa nell'attività compositiva e a un'improvvisa decisione di far ritorno a Dresda. Il 12 giugno, sulla via del ritorno, i sentimenti democratici di Schumann trovarono libero corso, ispirandogli la prima delle Quattro Marce op. 76; le altre tre, insieme a una quinta che in forma riveduta fu poi pubblicata come op. 99 n. 14, furono composte nei quattro giorni successivi. Schumann le inviò in fretta all'editore Whistling, dichiarando che erano «repubblicane» e che desiderava che il contenuto fosse suggerito dalla data "1849" stampata in caratteri grandi. Considerazioni di prudenza fecero poi trascurare questo particolare. Nella cerchia degli Schumann erano comunque note come «le marce delle barricate».
Per concludere il Liederalbum op. 79, Schumann aveva scelto "Kennst du das Land" dal Wilhelm Meister di Goethe. Il Lied era stato composto a Kreischa; ora, di ritorno a Dresda, forse pensando all'avvicinarsi del centenario di Goethe, musicò altre canzoni di Mignon (pure destinate inizialmente all'op. 79), la ballata dell'Arpista e Singet nicht in Trauertönen di Filina (18-22 giugno), abbozzò poi il Requiem für Mignon che successivamente elaborò per soli, coro e orchestra (2-3 luglio) e, infine, le altre tre canzoni dell'Arpista (6-7 luglio). I Lieder solistici, compreso Kennst du das Land, furono poi pubblicati come op. 98a e il Requiem für Mignon come op. 98b. L'interesse per Goethe ricondusse comprensibilmente Schumann al Faust: tra il 13 e il 18 luglio compose le tre sezioni che costituiscono la prima parte delle Szenen aus Goethes Faust

e, tra il 24 e il 26 luglio, la scena dell'alba con Ariele e gli spiriti, e il risveglio di Faust; furono tutti orchestrati in agosto. Il 29 agosto - il giorno successivo a quello del centenario - le scene conclusive (cioè la terza parte delle Szenen) furono eseguite nel Grosser Garten di Dresda, e poi anche in occasione delle celebrazioni goethiane a Weimar e a Lipsia.
Per la fine di agosto Schumann aveva completato una piccola serie di duetti per soprano e tenore, op. 78, iniziati il 25 luglio. Quindi, pensando alla figlioletta Marie, si dette a comporre pezzi per pianoforte a quattro mani «per bambini piccoli e grandi»; uno di essi, la Marcia di compleanno op. 85 n. 1, fu suonato da lui e da Marie il 13 settembre, una sorpresa per il compleanno di Clara; l'intera serie, op. 85, fu composta tra il 10 e il 15 settembre e tra il 27 settembre e il 1 ottobre, mentre il periodo intermedio fu occupato da un lavoro di maggiore impegno, l'Introduzione e Allegro per pianoforte e orchestra op. 92 (abbozzata tra il 18 e il 20 settembre e completata in partitura il 26). Tra l'11 e il 16 ottobre furono composti tre brani per doppio coro che, con un'analoga realizzazione del Talismane di Goethe, furono pubblicati postumi come op. 141. Il Nachtlied su testo di Hebbel, op. 108, fu abbozzato il 4 novembre e orchestrato tra l'8 e l'11. Più avanti nel corso del mese Schumann completò un «secondo Spanisches Liederspiel», questa volta con accompagnamento di pianoforte a quattro mani e comprendente almeno un episodio (Flutenreicher Ebro) composto in aprile, presumibilmente per il primo ciclo; questo secondo Liederspiel fu infine pubblicato postumo come Spanische Liebeslieder op. 138. Anche dicembre fu un mese fecondo, specialmente di nuovi esperimenti; il 4 e 5 dicembre musicò tre delle Hebrew Melodies di Byron con accompagnamento d'arpa, op. 95; il 7 compose la prima delle tre Romanze per oboe e pianoforte op. 94; il 22, dopo una settimana di inattività dovuta a un disturbo agli occhi, Schumann compose un accompagnamento pianistico per la declamazione di Schön Hedwig di Hebbel (op. 106); lo stesso Hebbel lo definì «straordinariamente bello». Alla fine dell'anno stava giusto abbozzando il Neujahr-slied di Rückert per coro e orchestra (27 dicembre-3 gennaio 1850).
L'atmosfera emotiva del Neujahrslied di Rückert rifletteva quella di Schumann, che in quel periodo doveva affrontare un'importante decisione. Dopo cinque anni trascorsi a Dresda, Schumann poteva contare su pochi amici e non aveva ancora un posto né un riconoscimento nel mondo musicale "ufficiale"; era stato trattato persino con sufficienza, per esempio da Lüttichau, sovrintendente dell'Opera, che gli aveva rifiutato il favore di qualche biglietto omaggio. Nel luglio 1849 aveva compiuto sondaggi per l'incarico di direttore del Gewandhaus di Lipsia, che credeva fosse prossimo a rimanere vacante (due anni prima aveva condotto indagini simili, in via privata, per la direzione del Conservatorio di Vienna); il 17 novembre Hiller

gli propose di succedergli come direttore dell'organizzazione musicale cittadina a Düsseldorf, con lo stipendio di 750 talleri. Schumann ricordò la scarsa considerazione di Mendelssohn per i musicisti di Düsseldorf e, per quanto attirato dalla proposta, rispose ponendo a Hiller una quantità di domande sulle condizioni. Lo turbò il fatto che a Düsseldorf esistesse un manicomio, perché tutto ciò che gli ricordava la follia gli riusciva sgradevole. [ABRAHAM]


Al direttore G. D. Otten
[106] (Amburgo)
Dresda, 2 aprile 1849

Lei deve pensare molto male di me, che sono rimasto così a lungo senza rispondere alla Sua amichevole lettera [107]. Ma ho pensato spesso a Lei ed alle Sue parole, e La ringrazio, senza invocare altra scusa ehe la tradizionale pigrizia dei musicisti, i quali s'occupano volentieri soltanto di note.
Ho composto la «Sinfonia» nel dicembre del 1845. Ero appena convalescente, e mi sembra che ognuno se ne debba accorgere ascoltandola. Componendo l'ultima parte mi sentii rinascere. Veramente solo dopo aver terminata l'opera stetti di nuovo bene. Del resto, come Le ho detto, essa mi ricorda un lugubre periodo. Che, malgrado questi dolorosi echi, possa destare interesse, mi dimostra la Sua simpatia per me. Tutto ciò che mi dice in proposito m'indica quanto bene Lei conosce la musica, e non Le dico la gioia che m'ha procurato mostrandomi che non Le è passato inosservato il melanconico fagotto nell'«Adagio», che io ho posto a quel punto con speciale predilezione.
Ero a conoscenza da lungo tempo della Sua attività in favore della buona musica, in ispecie a mezzo della Sua «Società musicale». Le cose di valore reale si fanno conoscere anche senza articoli di giornali: buoni genii invisibili s'incaricano d'espanderle nell'aria. Anch'io ho provato grandi gioie, da qualche anno, in simili riunioni musicali, in cui si possono godere Bach, Palestrina ed altri ancora, che altrimenti non sarebbe possibile udire.
Le invio, quale amichevole saluto, queste pa.role: «Uniti sempre più in alto!» cioè, non trascuriamo di impiegare tutte le nostre forze per far valere ciò che riteniamo bello e vero. Esso porta in sè la sua ricompensa.

A F. Hiller
Dresda, 3 dicembre 1849

Mio caro Hiller,

negli ultimi tempi ho sofferto di mali di capo che m'hanno impedito di lavorare e persino di pensare; da ciò dipende il ritardo della mia risposta. La tua lettera e tutto ciò che mi scrivi aumentano sempre più il mio desiderio di venire a Düsseldorf. Sii così buono da farmi sapere sino a quale epoca posso ritardare la mia decisione definitiva per il posto in questione [108]. Sarei contento di non essere costretto a prendere una risoluzione prima di Pasqua. Te ne dirò più tardi la ragione.
Ancora una cosa: ho cercato ultimamente in un vecchio libro di geografia notizie su Düsseldorf, e vi ho trovate indicate, tra le curiosità della città, tre conventi di monache e un manicomio. Posso tutt'al più chiudere un occhio sui primi, ma mi fu assai sgradito leggere l'accenno all'ultimo. Voglio dirtene il motivo. Qualche anno fa - come forse ricordi - abitavamo a Maxen. Un giorno scoprii che la veduta principale che avevo dalla mia finestra era il Sonnenstein [109]. Questa vista ml divenne così penosa, che mi avvelenò tutto il soggiorno. Perciò mi sono chiesto se non m'accadrà la stessa cosa a Düsseldorf. Forse la notizia è inesatta e il manicomio non è che un semplice ospedale, come ce ne sono in tutte le città.
Devo evitare tutte le impressioni malinconiche di questo genere; noi altri musicisti - tu lo sai viviamo su certe alture solatie e le disgrazie reali ci colpiscono ancora più profondamente quando si mostrano a nudo ai nostri occhi. A me, almeno, succede così con la mia vivacissima immaginazione. Mi ricordo ancora d'aver letto qualche cosa di simile di Goethe (sans comparaison...).
Ho letto la tua poesia in onore di Chopin [110], e ho ammirato il tuo talento. Anch'io volevo organizzare una funzione solenne, ma mi rifiutarono la Frauenkirche, e ciò ci irritò profondamente.
Mi viene ora in mente che devo chiederti se credi che l'anno prossimo verrà data una gran festa musicale delle province renane, e in quale città. Sarei felice di parteciparvi; mi sembra che sarebbe una buona occasione per farmi conoscere. Scrivimi ciò che pensi in proposito. Con saluti amichevoli, il tuo

R. Sch.


Il Matrimonio segreto di Cimarosa
(19 giugno 1849)

Assolutamente magistrale nella tecnica (composizione e strumentazione); ma del resto abbastanza privo d’interesse e alla fine veramente noioso e vuoto d’ogni pensiero.

Il Portatore d’acqua di Cherubini
(8 luglio 1849)

Dopo molti anni ho riudito con grande gioia quest’opera ricca e magistrale. Un eccellente protagonista in Dall’Aste.