BIOGRAFIA E DOCUMENTI 1855

Nei primi mesi del '55 si sente abbastanza disteso e spera ancora di riprendersi.Poi la situazione precipita nuovamente; tornano gli angeli e le allucinazioni. L'11 gennaio 1855 Brahms ritorna a Endenich. In una stanza attigua alla sua hanno installato un pianoforte. I due musicisti si siedono alla tastiera: Johannes suona le sue Variazioni, le Ballate, la Sonata in fa minore su un tema di Robert. Schumann è insaziabile. Successivamente, in un impulso sfrenato di felicità, trascina Brahms fino a Bonn per mostrargli la statua di Beethoven e la cattedrale. Spiega all'amico il godimento infinito di restare lì a sognare, innanzi al monumento del leone ferito, mentre l'organo della cattedrale spesse volte risuona e sembra proteggere la profondità dei suoi pensieri.
Il 23 Brahms ritorna.

Schumann è apparentemente allegro e affettuoso. In quegli ultimi giorni ha composto un po': qualche piccola cosa, qualche abbozzo di fughe. Parla della guarigione che spera vicina e del momento in cui ritroverà Clara, i bambini...
Anche adesso attende la primavera.
Per ora, continua la cura di ricordi e consolida il miglioramento. Per far tacere l'impazienza, si sfoga a scrivere lettere a Clara e a Brahms, a far conversazione coi medici, a lavorare intorno agli Studi sui Capricci di Paganini e a meditare il modo di trascrivere per pianoforte a quattro mani l'Ouverture di Enrico IV di Joachim.
Il 7 maggio 1855 Brahms compie 22 anni. In una lettera della fine d'aprile, Clara vi fa una vaga allusione. Immediatamente, Schumann affida alla posta il manoscritto della sua ouverture per La sposa di Messina, dono all'amico venerato, ed aggiunge al plico alcune righe per Clara:

Il 1º maggio ti ho mandato un messaggio di primavera, ma i giorni seguenti furono molto agitati; la lettera che riceverai dopodomani ti dirà di più. Vi sentirai aleggiare un'ombra, o mia dolcezza; ma il resto del suo contenuto ti farà piacere.
Ignoravo l'anniversario del nostro amico, così bisogna che metta le ali perché il mio messaggio arrivi domani, insieme con la partitura.
Ho accluso il disegno di Felix Mendelssohn perché tu lo riponga nell'album. È un ricordo inestimabile.
Addio, mia cara, il tuo Robert.

Pochi giorni dopo, Schumann riceve la visita di Bettina von Arnim ed alla vecchia amica manifesta il piacere che prova vedendola. Parla con lei della sua guarigione come di un fatto ormai scontato e dell'imminente suo ritorno a Düsseldorf. Dà però l'impressione di esser stranamente eccitato e Bettina capisce che quel suo parlare in fretta, come per esprimere tutti i pensieri che gli passano per la mente, nasconde la difficoltà di formulare le parole in modo normale. In tanta urgenza di immagini, il reale si mescola col fantastico. Schumann parla di soggiorni a Londra e in Sicilia dove non è mai stato.
Bettina, tuttavia, trova che tale esaltazione è comprensibile in un uomo persuaso di essere sul punto di guarire da una malattia misteriosa.
Quando arriva per condurlo via, Brahms trova, con grande sua sorpresa, uno Schumann dallo sguardo smarrito, che cerca invano di afferrare una visione fuggitiva e febbrile. Benché eccitatissimo, sembra piegato sotto il peso di una mano pesante. Dice che gli angeli sono tornati e che la loro compagnia lo ricompensa di avere agito bene durante la vita.
Terribilmente inquieto e indeciso, Brahms consulta il dottor Richarz. Questi è categorico: crede alla guarigione, ma si oppone alla partenza del paziente. Così Brahms, riprende la strada solitaria per Düsseldorf, dove Clara aspetta invano il marito.
Per la prima volta Schumann è stato tradito dalla primavera.
Nei diari di Schumann, c'è un riferimento a «sofferenze meravigliose»; c'è quel tema dettato dagli angeli per incarico di Mendelssohn.
Una tra le frasi da lui scritte nei «consigli ai giovani musicisti» in fronte all'Album per la Gioventù, chiarisce la questione in maniera stupefacente: «Le leggi della morale governano anche l'arte».
Più di chiunque altro, Schumann sa come arte e coscienza siano due entità inseparabili. Laddove la coscienza scompare, non c'è più, né più ci potrà essere, musica. Per questo il musicista Schumann lotta freneticamente, non contro la pazzia, che è fatale, ma contro l'idea di pazzia. Per tutta la vita, egli ha temuto quell'idea: per tutta la vita l'ha considerata come il più atroce e il più ingiusto dei castighi. Per quanto penoso gli potesse sembrare, ogni volta che lo smarrimento andava profilandosi, egli ha resistito all'ansia di creare, egli ha sospeso il lavoro. In seguito, quando ha sentito che il destino stava per compiersi, è fuggito innanzi alla pazzia, non nel seno della pazzia, ed ha sperato che il Reno lo potesse uccidere. A Endenich, non appena la lucidità è riapparsa con qualche probabilità di durata, ha mostrato di saper distinguere ancora la vera strada degna di un artista. Si siede al pianoforte e pone sul leggio la sua musica già composta e tenta di suonarla. Ma Schumann resta impotente, perché la carne non obbedisce più ad uno spirito folgorato. Joachim, che aveva assistito ad uno di quei tentativi di lettura musicale, ogni volta che ne parlava aveva un tremito nella voce; mai, infatti, in vita sua, aveva visto nulla di così triste e di cosí straziante.
A poco a poco, i ricordi che si sono raggruppati nella mente di Schumann e che l'aiutano a riconquistare la realtà si dissolvono, si distruggono con implacabile lentezza.
La lettera che il 16 maggio ha scritto a Clara per il compleanno di Johannes, è l'ultima ch'egli sia stato in grado di scrivere. Ciò nonostante il dottor Richarz, il cui lavoro è un'aspra lotta contro la disperazione, non vuole ancora rinunciare alla guarigione e fa ogni sforzo per convincersi (e per convincere Clara) che Robert attraversa una crisi di gravità eccezionale ma non più che una crisi, vale a dire una prova.
Schumann divide il suo tempo in parti uguali tra il sonno e le passeggiate nel parco.
L'estate 1855 trascorre senza portare cambiamenti nelle condizioni mentali; fisicamente, Schumann si va facendo più debole, i suoi gesti si fanno grevi, i lineamenti del volto si modificano, si confondono, il cuore batte lentamente. Il dottor Richarz intuisce il vero significato di tali segni e il 7 settembre scrive a Clara, per farle comprendere che ogni speranza di guarigione è ormai vana.

***

Nel marzo 1855 chiese i Capricci di Paganini e riprese a comporre accompagnamenti che definì «non in complicato stile canonico come le Variazioni in La minore [cioè la n. 24], ma semplici armonizzazioni».
Il 2 aprile Brahms andò a trovarlo di nuovo, ma le visite lo agitavano e non ebbe mai il permesso di vedere Clara. Ci fu un rapido peggioramento. Il 5 maggio scrisse a Clara l'ultima lettera; il 10 settembre il dottor Richarz escludeva ogni speranza di guarigione. [ABRAHAM]


SCHUMANN ET BRAHMS - 3
PAR CLAUDE ROSTAND
BRAHMS - FAYARD

Le 6 janvier, Schumann devait écrire à Clara, à propos des récentes compositions de Brahms : «Je veux aussi te remercier, ma Clara, pour les gentilles lettres, et Joahnnes pour la sonate et les ballades. Je les sais maintenant. La sonate - je me rappelle l'avoir entendue une fois jouée par lui - si profondément pensée, vivante, chaleureuse, et si solidement construite tout à la fois. Et les ballades - la première merveilleuse, tout à fait nouvelle; il y a seulement une chose que je ne comprends pas, c'est le Doppo movimento [sur cette remarque de Schumann, Brahms fit par la suite un Allewgro ma non troppo] qu'il y a dans la première ou dans la deuxième, n'est-ce pas trop rapide? La fin est magnifique, très originale! Et comme la deuxième est différente, comme elle est variée, comme elle est suggestive pour l'imagination; il y a là des sons d'une beauté magique! La basse en fa dièse à la fin semble amener la troisième. Comment définirai-je celle-là? Démoniaque - vraiment splendide, et devenant de plus en plus mystérieuse après le pp du trio. Et la reprise ! Et la fin ! Est-ce que cette ballade t'a fait à toi aussi, ma Clara, une semblable impression? Et dans la quatrième, de quelle façon merveilleuse l'étrange mélodie hésite entre majeur et mineur, puis reste lugubrement en majeur. Et maintenant, au travail pour des ouvertures et des symphonies! Ne préfères-tu pas cela, ma Clara, à de l'orgue? Une symphonie ou un opéra qui déchaîne l'enthousiasme et fasse une grande sensation! Il doit. Et maintenant, mes meilleurs souvenirs pour Johannes, pour les enfants et, mon très cher coeur, rappelle-toi celui qui t'aime, Robert.»
Le souhait de Johannes allait bientôt se réaliser, et après Joachim, il allait faire le voyage de Bonn: il passa la journée du 11 janvier avec Schumann, lui joua du piano, et joua même avec lui. Peu après, il devait lui écrire: «Mon très honoré ami, je veux vous remercier moi-même pour le grand plaisir que vous m'avez fait en me dédiant votre magnifique Concertstück
[Il s'agit de l'Allegro de concert pour piano et orchestre op. 134]. Comme je me réjouis de voir on nom ainsi imprimé! Comme je me réjouis aussi de ce que, comme Joachim, j'ai à moi, en propre, un concerto de vous [J. avait reçu la dédicace de la Fantaisie pour violon et orchestre op. 131]. Nous avons souvent parlé des deux oeuvres, et nous n'arrivons pas à décider laquelle des deux nous préférons.
«Je pense avec joie aux quelques heures que j'ai été autorisé à passer avec vous. Elles ont été bien merveilleuses, mais aussi ont passé bien vite ! Je ne cesse d'en parler à votre femme. Et ce qui me rend doublement heureux, c'est que vous m'ayez reçu avec tant d'amitié et de bonté. «Nous pourrons ainsi vous voir de plus en plus fréquemment et avec toujours plus de joie jusqu'à ce que nous vous possédions à nouveau (...). Au revoir, cher homme, pensez parfois avec affection à votre Johannes. Düsseldorf, Janvier 1855.»
Et Brahms ajoute en post-scriptum: «Vous vous rappelez que vous m'aviez poussé l'hiver dernier à composer une ouverture pour Roméo. Pour le reste, je me suis essayé à une symphonie pendant l'été dernier; j'ai même instrumenté le premier mouvement, et composé le deuxième et le troisième.»
Pendant les semaines qui suivent, alors que Clara et Joachim voyagent pour donner ensemble des concerts, Brahms reste à Düsseldorf pour être à proximité de Schumann en cas de besoin. «Très honoré ami, écrit-il à celui-ci en février, je vous adresse ci-joint les choses que vous m'avez demandées une cravate et le Signale. C'est moi qui suis responsable de la première, car votre femme est à Berlin, et c'est moi qui ai dû décider. J'espère qu'elle vous plaira et qu'elle n'est pas trop haute.
Je vous envoie aussi le Signale. Il y a quelques numéros qui manquent, nous ne les avons pas conservés assez soigneusement. Mais à partir de maintenant vous les aurez régulièrement.
Je peux d'ores et déjà vous donner l'assurance absolue que Herr Arnold est en possession de vos épreuves des Gesange der Frühe. Il doit y avoir quelque autre raison pour qu'il en ait si longtemps retardé la publication.
«Je me demande si la longue marche que vous avez faite avec moi vous a fait du bien. Je l'espère. Avec quelle joie je pense à cette merveilleuse journée! J'ai rarement été si parfaitement heureux! Votre chère femme a été tout à fait rassurée et apaisée par une lettre pleine de bonheur. Je suis chargé de vous faire mille compliments de la part de tous les amis d'ici, en particulier ceux des enfants et de Fraülein Bertha [gouvernante des Schumann].
«Dieu fasse que tout continue d'aller bien pour vous. Pensez souvent avec affection à votre Johannes. »
Début mars, Brahms écrit encore: «Honoré maître, vous avez dû vous étonner que j'aie écrit une sonate en fa dièse mineur laquelle devait vous être envoyée avec les autres choses et qui n'y a pas été jointe. je l'avais complétement oubliée. Je vous l'envoie maintenant avec les lieder et les choeurs de Marie Stuart. Je pense que vous aimerez les avoir; vous m'en avez souvent parlé. Votre femme vient de m'écrire, ravie de votre lettre. Elle va vous envoyer du magnifique papier à musique...» La réponse de Schumann à propos de la sonate opus 2 ne se fait pas attendre: «Ta seconde sonate, mon cher ami, m'a beaucoup rapproché de toi. Cela est tout à fait nouveau pour moi. Je vis en ta musique à tel point que je peux presque la jouer à vue, un mouvement après l'autre. Je t'en suis reconnaissant. Le début, le pp, le mouvement tout entier - il n'y a jamais eu rien de tel! L'andante et les variations, ainsi que le scherzo qui les suit, tout à fait différents de la musique des autres; et le finale, le sostenuto, la musique du début de la deuxième partie, l'animato, et la fin! - bref une couronne de laurier pour ce Johannes qui vient on ne sait d'où! Et les lieder, le premier! Il m'a semblé connaître le deuxième. Mais le troisième a - en son début - une mélodie dans laquelle il y a beaucoup de belles filles,et se termine magnifiquement. Le quatrième, tout à fait original. Dans le cinquième, il y a une si belle musique - comme le poème. Le sixième tout à fait différent des autres. La mélodie et l'harmonie vives et bruissantes me plaisent beaucoup...»
Ici les documents font quelque peu défaut pour nous renseigner sur l'activité de Brahms au cours des semaines suivantes. Fin mars ou début avril, nous le retrouvons à Cologne où il a rejoint Clara et où il a la révélation de la Missa solemnis de Beethoven. Le 21 avril, en compagnie de Clara toujours, il est à Hambourg pour quelque temps sur l'invitation du chef d'orchestre Otten qui dirige le Manfred de Schumann. Puis il revient à Düsseldorf où, après s'être arrêté à Hanovre chez Joachim, il fêtera son vingt-deuxième anniversaire. Nous sommes donc le 7 mai. Clara lui fera cadeau d'une Romance pour piano de sa composition et lui remettra, de la part de Schumann, le manuscrit de l'ouverture pour La Fiancée de Messine opus 100 avec une affectueuse dédicace du maître bien-aimé. A quoi Brahms répondra aussitôt - c'est la dernière lettre qu'il adressera au malade d'Endenich: «Très honoré ami, je dois vous envoyer mes remerciements les plus sincères pour vous être si affectueusement souvenu de moi le 7 mai. Combien j'ai été surpris et comblé par le magnifique cadeau et par votre dédicace amicale! Toute cette journée de fête a été merveilleuse; on n'en vit pas souvent de pareilles. Votre chère femme sait faire ce qu'il faut pour donner du bonheur. Et vous le savez mieux que personne.
«J'ai eu aussi la surprise de recevoir un portrait de ma mère et de ma soeur. Dans l'après-midi, Joachim est arrivé, et nous espérons l'avoir ici pour un bon bout de temps.
«J'ai entendu l'ouverture de La Fiancée de Messine l'autre jour à Hambourg, ainsi que vous le savez. Combien cette oeuvre profonde et ardente m'a touché, et puis Manfred!... Je pensais tout le temps combien j'aurais souhaité que vous fussiez là pour entendre et pour voir quelle joie ces splendides oeuvres nous ont donné. J'aurai attendu longtemps l'audition de Manfred et de Faust. Quant à ce dernier, qui est le plus important, j'espère que nous l'entendrons un jour ensemble.
«Seul votre long silence - qui nous a inquiété - m'avait empêché de vous envoyer plus tôt mes remerciements. Recevez-les maintenant du plus profond de mon cour pour le cher souvenir que vous m'avez manifesté ce 7 mai 1855. Avec toute mon affection et ma vénération, votre Johannes.»
À partir de cette époque, le rythme de la vie de Brahms va quelque peu changer. C'est toute une période de travail qui commence. Non pas travail de composition mais le jeune musicien doit parfaire sa formation à la fois musicale et générale, et songer à gagner sa vie. Rien de vraiment créatif, donc, pendant les mois qui vont suivre.
La fin du mois de mai provoque une grande affluence de musiciens à Düsseldorf: c'est là que se déroulait cette année le traditionnel Festival du Bas-Rhin, et il revêtit en 1855 un éclat tout particulier. On y entendit la Création de Haydn et Le Paradis et la Péri de Schumann, oeuvres pour lesquelles on avait constitué et longuement fait répéter une chorale de 650 personnages. L'ensemble du festival était dirigé par Ferdinand Hiller.

Jenny Ling y fit une apparition triomphale - Brahms lui fut présenté, mais il ne semble pas que les deux artistes aient trouvé en cette rencontre l'occasion d'entrer utilement en contact. Hanslick


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était venu de Vienne, Stephen Heller

de Paris, Chorley

de Londres. C'est alors que se noua cette profonde et robuste amitié entre Brahms et le grand critique viennois qui se rencontraient pour la première fois : «Dans le jardin Jacobi, lieu sacré pour moi en ce qu'il rappelle Goethe, écrira Hanslick, j'ai rencontré un matin Brahms et Joachim. Brahms ressemble à un jeune et idéal héros de Jean-Paul, avec ses yeux couleur myosotis et ses longs cheveux blonds.»
Liszt était là aussi, et ce fut pour Johannes l'occasion de refaire connaissance avec lui. Mais cette rencontre-là ne semble pas non plus avoir été fructueuse. Aucun rapprochement véritable ne s'ensuivit entre les deux hommes.
En juin les nouvelles de Schumann recommencèrent à devenir inquiétantes. Brahms et Joachim restèrent donc auprès de Clara pour l'aider à traverser ces nouvelles épreuves. Brahms habitait un petit appartement au-dessus de chez les Schumann, et Joachim logeait non loin de là. On fit énormément de musique pour tâcher de dissiper l'écrasante anxiété qui pesait sur la malheureuse Clara. «Johannes et moi faisons beaucoup de musique ensemble, écrit Joachim. Entre autres choses, nous avons joué toutes les fraîches sonates de Haydn. Et l'autre jour nous avons déchiffré la sonate de Bach en mi majeur.» L'après-midi, on fait de grandes promenades au Grafenberg, au Stadtwald ou dans le parc du joli château de Benrath.
En juillet, après que Joachim fut parti pour une tournée au Tyrol, Brahms et Fräulein Bertha firent un voyage à Ems où ils accompagnaient Clara qui devait y donner un concert le 15. Mais le jeune musicien, très sauvage, ne semble pas avoir été bien content de ce bref séjour dans cette ville d'eau trop mondaine. Dès le lendemain du concert, on plia bagages et l'on s'en fut faire un petit voyage sur le Rhin, ce qui permit à Brahms de visiter Coblence, Mayence, Heidelberg et Francfort. «Ces dix jours ont été très heureux, écrit Brahms à Grimm. Je n'aurais jamais pensé que j aurais pu avoir autant d'agrément à voyager avec deux femmes.» Fin juillet, tout le monde était de retour à Düsseldorf. Là, Brahms déménagea et s'installa définitivement au premier étage d'une maison située 135 Poststrasse. C'est alors qu'il se remet très sérieusement à travailler son piano en prévision des concerts qu'il a l'intention de donner. Dans le courant du mois de septembre, en effet, le Signale annonce une première tournée. Celle-ci commença non pas à Leipzig comme prévu mais à Dantzig. A la mi-novembre, escorté de Clara et de Joachim, Brahms débarque à Dantzig. «J'y étais à peine depuis une semaine, écrit Anton Door, lorsque je vis dans les rues de grandes affiches annonçant le prochain concert de Clara Schumann, Josef Joachim et Johannes Brahms. Je fis aussitôt signe à Joachim qui me reçut très cordialement et nous bavardâmes comme de vieilles connaissances. Pendant tout le temps que dura notre entretien, un jeune homme mince, avec de jolis cheveux blonds, n'arrêtait pas de faire les cent pas dans le fond de la pièce en fumant cigarette sur cigarette, sans avoir l'air de se douter le moins du monde de ma présence, et même sans avoir marqué par le plus petit salut qu'il m'avait vu. En un mot, pour lui, j'étais du vept. Ce fut ma première rencontre avec Johannes Brahms.»
Deux concerts eurent lieu, les 14 et 16 novembre. Brahms participait à chacun des deux. Les programmes se partageaient à égalité entre les trois musiciens qui jouaient soit en solo, soit en duo. Le grand cheval de bataille de Brahms restait, en la circonstance encore, la Fantaisie chromatique et fugue de Bach. Par ailleurs, il risquait deux petites pièces de sa composition, une Sarabande et une Gavotte choisies parmi ces feuillets d'album qu'il avait soumis l'année précédente à l'appréciation de Marxsen et qui ne furent jamais publiés. Il semble que cette première réapparition de Johannes sur l'estrade fut un four complet. Le jeune homme avait un peu perdu l'habitude de jouer en public. Il était extrêmement nerveux. De plus, le piano était dans un tel état de délabrement que seule Clara put en triompher honorablement.
Après Dantzig, le trio allait se séparer. Brahms partit le premier pour donner son premier concert avec orchestre. Cet événement eut lieu à Brème le 20 novembre. Johannes joua d'une façon très satisfaisante semble-t-il, le concerto en solde Beethoven, et la Fantaisie opus 17 de Schumann, ce qui montre que, dans ces concerts provinciaux, Brahms tenait à rester assez audacieux pour la composition de ses programmes. Le 24 novembre, nous le retrouvons à Hambourg où il joue à l'un des concerts d'abonnement de G.D. Otten. De nouveau, il eut le trac. Et il a raconté lui-même par la suite combien le fait de jouer devant ses concitoyens, et surtout combien la présence dans la salle de quelques amis décidés à lui organiser un bruyant succès, l'avait paralysé. Le résultat fut un accueil assez tiède avec le concerto en mi bémol de Beethoven, et des pièces pour piano de Schubert et de Schumann.
Le Hamburger Nachrichten écrivit: «La partie de piano du concerto fut jouée par Brahms avec la timidité d'un jeune artiste débutant et fut un peu submergée par l'effet de la partie symphonique de l'oeuvre. A notre avis, il montre trop de réserve. Il pourrait, sans pour cela que l'esprit de l'oeuvre en subisse le moindre préjudice, faire montre d'un peu plus de virtuosité. Car cette virtuosité il la possède, ainsi qu'on l'a vu par la façon dont il a joué un Canon de Schumann, et une marche de Schubert pour quatre mains transcrite par lui-même pour deux mains.» Entre ces concerts, il travaille, non seulement son piano pour augmenter un répertoire déjà assez considérable et assez lourd, mais aussi la musique. De ces travaux, on a retrouvé la trace dans les partitions qui constituaient alors sa bibliothèque musicale, en particulier dans le recueil de chorals de J.-S. Bach qui avait été publié en 1765 par son fils, Karl-Philipp-Emmanuel - sur la couverture, Brahms a écrit son nom et la date de 1855, et l'ouvrage comporte un index alphabétique de la main de Brahms lui-même. On a également retrouvé un exemplaire manuscrit - qui n'est d'ailleurs pas de l'écriture de Brahms - de l'Art de la Fugue où il a corrigé quelques fautes de copie à grands coups de crayon; sur la couverture est portée la mention «Joh. Brahms, nov. 1855, Hamburg». Enfin, quelques autres partitions, toujours annotées et datées de sa main au crayon, sont conservées aujourd'hui à la bibliothèque de la 'Gesellschaft der Musikfreunde' à Vienne: un recueil d'Orlando de Lassus, la Messe du Pape Marcel de Palestrina, le Salve Regina de Rovetta et un Gloria de Palestrina. On a également retrouvé des esquisses de Brahms lui-même pour une messe a cappella d'une écriture canonique qui frappa beaucoup son ami Grimm. Ceci montre d'une part quelle était sa curiosité et son éclectisme - car c'était là un répertoire ne possédant pas, à l'époque, le succès public qu'il a acquis aujourd'hui - et d'autre part, ce goût du contrepoint que l'on va retrouver dans la plupart de ses oeuvres. Les concerts que Brahms donne un peu partout en cette fin d'année 1855, vont à nouveau attirer sur lui l'attention du monde musical. En date du 14 décembre, la 'Neue Zeitschrift für Musik', qui ne s'était plus occupée du jeune homme depuis plusieurs mois, en dépit de la publication de plusieurs oeuvres importantes, écrit ceci: «Que Brahms se soit heurté à une certaine opposition lors de la première apparition (à Leipzig), cela n'a pu être pour lui qu'un hommage assez rare, et cela signifiait qu'il possédait une forte personnalité artistique. Cependant, quand des amis enthousiastes s'écrièrent qu'ils voyaient en lui le prophète d'un âge nouveau et surtout quand ils proclamèrent qu'il s'agissait là d'un artiste développé et mûr, nous n'avons pu considérer cela que comme le fruit d'un enthousiasme excessif... Brahms a parfois été désigné comme celui des schumanniens ayant le plus de talent et le plus de relief. Dans la mesure où cela est vrai, nous le regrettons... Schumann ne peut pas être égalé. Sa personnalité très importante et tout à fait indiscutable possède une haute valeur, mais seulement en raison-de son originalité. Mais Brahms ne peut être dit un imitateur de Schumann. Il possède, dans l'ensemble des tendances de sa nature et de son activité créatrice, une profonde affinité schumannienne qui dépasse la simple sympathie et qui n'a rien de forcé, ni d'artificiel. Mais il possède quelque chose que Schumann n'a pas et qui nous fait penser que, s'il lui est donné d'atteindre un plein développement, il trouvera sa propre voie. Plus il réussira à se libérer de l'influence de Schumann, plus on pourra attendre de son avenir... Brahms n'est pas encore à l'abri de la menace schumannienne. Lui aussi a encore des habitudes d'esprit un peu trop subtiles, la tendance au vague et au brumeux qui caractérise les tenants du romantisme. Il partage cette profonde conviction de Schumann suivant laquelle l'impulsion du génie et l'inspition du moment doivent être suivies, quoi qu'il en soit, sans hésitation et sans discrimination. Il introduit parfois dans ses oeuvres des passages qui m'ont ni tenant ni aboutissant, et qui ne sont évidemment pas des révélations du ciel. Son oeuvre est inconsciente et défectueuse quant au style. Il aurait dû être considéré comme un artiste manquant encore de maturité. Mais, cela dit, il faut tout de même reconnaître qu'il y a là un phénomène assez rare et assez frappant: un compositeur aussi jeune qui montre, dès ses premières oeuvres, une liberté dans le traitement et le maniement de la forme, une diversité dans l'invention rythmique et harmonique, et une richesse d'idées telles que l'on ne les rencontre que dans les oeuvres de ceux qui sont appelés à devenir un jour des maîtres. Personne ne peut nier qu'il y ait là, aujourd'hui, beaucoup de choses dans l'air, beaucoup de choses qui devront, par la suite, être conquises en de rudes combats et qui sortiront de tout cela.»
C'est là une critique au fond assez sympathique et compréhensive. Il était difficile, à l'époque, de parler de Brahms. Plus tard, Hanslick a raconté qu'il était lui-même resté assez perplexe devant les premières oeuvres de Brahms, que celles-ci l'avaient intéressé au plus haut point, mais plus intéressé que satisfait, et que l'on ne pouvait nullement préconiser si ce «jeune Hercule» allait choisir la route de gauche pour aller vers le plus extrême romantisme, ou celle de droite pour retrouver les chemins classiques.