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IL CREPUSCOLO DEGLI DEI

ATTO PRIMO - ATTO SECONDO - ATTO TERZO


PROLOGO

In simmetria con la prima scena de L'Oro del Reno, il beato canto delle Figlie del fiume, col colloquio delle Norne comincia Il Crepuscolo degli dei: ignara innocenza in quello, agitata sapienza di memorie in questo.
Tutto si sposta in una superiore luce di memorie. L'essenza musicale-poetica delle Figlie del Reno con quella delle Norne coincide: la coscienza della innocenza, la memoria dell'innocenza, ha nelle Norne il proprio suono, la propria parola. Tragica memoria. Sorge dall'idea musicale dell'elemento originario sul lungo, pedale in mi bemolle il canto delle Figlie del Reno: la musica, il canto, delle Norne, è in sostanza identico a quell'idea, e analogo al significato musicale-poetico di quel pedale è il significato di Erda, madre delle Norne.
La memoria si completa nel presagio. Innocenti, della medesima stirpe divina delle Figlie del Reno e delle Valchirie, sono le Norne il profondo riflesso della tristezza degli dei colpevoli, sono anzi questa tristezza come memoria della innocenza originale e come presagio del crepuscolo divino, la cui idea musicale è appunto il riflesso della loro idea musicale che è considerabile dunque come la mediazione fra le due estreme del crepuscolo divino e dell'elemento primordiale.
Gli accordi del saluto al mondo dì Brunilde svegliata aprono la scena ancora notturna ma dove già l'alba del giorno estremo comincia ad annunziarsi; accordi che in quelli del motivo delle Nome subito restano assorti :



Il canto della prima Norna, che ha fissato il filo d'oro del destino a un ramo dell'abete, si chiude nell'interrogazione alla seconda: «Sai tu, questo come avvenne?» («Weisst du, wie das ward?»): come avvenne che non sia più il sacro frassino del mondo, l'Iggdrasil, ma un abete l'albero cui esse annodano il filo, da quando un «audace dio», Wotan, d'un ramo del frassino fece la sua lancia e bevve alla fonte della sapienza che sgorgava all'ombra del frassino, rimanendo egli così privo d'un occhio e aridi l'albero e la fonte sacra ed oscuro di senso il canto delle divine filatrici. Anche la colpa del dio che ha voluto nel Walhall il segno della propria potenza, ugualmente a quella del nibelungo che del rapito Oro mira a fare uno strumento di potenza, è un'offesa all'elemento primordiale.
Il canto della seconda Norna che dalla prima riceve il filo avvolgendolo a una sporgenza della roccia, si chiude nell'interrogazione alla terza: «Sai tu questo, come avviene?» («Weisst du, wie das wird?»): come avviene che la Lancia runica del dio sia spezzata dalla Spada d'un «audace eroe» e per comando del dio gli eroi del Walhall abbian tagliato i secchi rami e il tronco dell'albero sacro.
Il canto della terza Norna è la risposta: l'albero sacro non è più che una catasta di ceppi nella sala del Walhall, ed essa arde ed incendia il superbo castello dei celesti :

degli eterni dei la fine oscura
albeggia in eterno.
È il canto della memoria quello della prima Norna, il canto del presagio quello della terza Norna, quello della seconda è il canto di ciò che sta avvenendo e, appena è avvenuto. A invito della Norna presaga e della seconda, riprende la prima il suo canto che in breve termina nell'interrogazione su Loge nume del fuoco, sulla remota sua nascita: «Sai tu, di lui che avvenne?» («Weisst du, was aus ihm ward?»); «Sai tu, di lui che avviene?» («Weisst du was aus ihm wird?»), domanda a sua volta la seconda a conclusione del suo canto sulla siepe di fiamme in cui dalla Lancia di Wotan è stato costretto Loge intorno alla rupe di Brunilde, presso la quale ora le Norne filano; e risponde la terza di esse ricantando dell'incendio nel Walhall dal dio stesso appiccato alla catasta di ceppi del morto albero sacro con le schegge della Lancia spezzata. «Saper volete quando ciò avviene?» («Wollt ihr wissen, wann das wird?») domanda ancora la seconda e in oscura furia torna alla prima la memoria dell'Oro rapito dal Nibelungo di cui domanda che cosa sia avvenuto. «Sai tu di ciò che cosa avviene?» («Weisst du, was daraus wird?»), è l'ultima interrogazione, della seconda Norna, che s'avvede del filo intaccato dal taglio della roccia e della trama arruffata per una «vendicatrice maledizione» dovuta all'Anello nibelungico. E, teso con troppa forza, in mano alla Norna presaga si rompe il filo del destino: co' suoi pezzi assieme legate, le tre Norne, di cui finito è l'eterno sapere, nell'abisso di Erda scompaiono.
Due volte l'interrogazione delle Norne è segnata dal canto di morte, nelle tre parti del loro colloquio, di memorie e di presagi, la terza volta con l'interrogante motivo del destino, connesso col canto di morte fin dal suo primo apparire nella Seconda Giornata quando Brunilde annunzia la morte a Sigmund. Nuovo è il motivo del filo del destino, poeticamente analogo alla figura dell'ondeggiamento dell'acqua al principio della Prima Giornata. L'idea musicale della potenza degli dei con quella del loro crepuscolo s'impone nel primo canto della terza Norna; domina verso la fine della scena il motivo dell'Anello dalla cui maledizione anche la divinità delle Norne è percossa: il filo del destino si spezza sul motivo del corno di Sigfrido,



cui seguono quelli della maledizione e della rinunzia.
L'intera azione della Tetralogia in questo estremo colloquio delle Norne è presentata nel suo essenziale valore di poesia e musica;
Ancora è notte.

Perché non filiamo e cantiamo?

dice al principio la terza Norna: e in tutto il loro alterno canto l'intera vicenda tragica è contemplata ne' suoi essenziali elementi - Walhall e Patto, Loge, Oro e Figlie del Reno, Servitù, Spada, oltre a quelli ora citati che qui hanno un più immediato significato drammatico -, è liricamente risolta.
Tutta l'azione dell'ultima Giornata poeticamente-musicalmente si impegna in eventi già accaduti o il cui accadimento è imminente oppure in avvenimenti di là dallo spazio scenico.
Ciò che in tale spazio avviene è la caduta delle Norne, il congedo di Sigfrido da Brunilde (Prologo), l'insidia in cui, tramata da Hagen figlio d'Alberico, esso è preso alla Corte dei Gibicunghi, la supplicazione della valchiria Valtraute a Brunilde perché essa getti l'Anello maledetto, la violenza che Sigfrido per azione del filtro d'oblio magicamente in figura del gibicungo Gunther compie su Brunilde per farla sposa di questo e sposarne lui la sorella Gutruna (Primo Atto), l'esortazione di Alberico a Hagen perché rovini Sigfrido e gli tolga l'Anello, le nozze di Sigfrido con Gutruna e il giuramento che Gunther, Brunilde e Hagen fanno d'uccidere !Sigfrido traditore (Secondo Alto), il dialogo tra le Figlie del Reno e rido che si rifiuta di render loro per minaccia l'Anello e il racconto delle sue memorie, bevuto il filtro che ridesta la memoria, la sua morte colpito alla spalla vulnerabile dalla lancia di Hagen e il suo estatico addio a Brunilde, la marcia funebre, il contrasto fra Gunther e Hagen per l'Anello che poi Brunilde toglie dal dito di Sigfrido minacciosamente alzato, la morte di Gunther ucciso da Hagen, lo svelamento della verità, il rogo fatto innalzare per il cadavere dell'eroe da Brunilde che vi si getta, assieme al cavallo Grane, lo straripare del fiume dove l'Oro ritorna e dalle cui orde Hagen è travolto mentre nella dimora degli dei arde l'incendio che li consuma.
Dopo la scena delle Norne e un interludio a descrizione dell'alba il Prologo si chiude con la partenza di Sigfrido verso nuove imprese: ecco il suo motivo eroico, già apparso nella Seconda Giornata,



il nuovo motivo umano di Brunilde derivante da quello dei saluto d'amore alla fine della Terza Giornata e innestato sul ritmo delle Valchirie:





A contrasto col motivo della Cavalcata delle Valchirie quello nuovo di Brunilde insiste frequente: memoria della sposa di Sigfrido verso il suo celeste tempo guerriero., Sigfrido lascia a Brunilde l'Anello in pegno della sua fedeltà e ne riceve in cambio il cavallo Grane, dopo averle dichiarato che di tutta la sapienza (le sacre rune) di cui essa gli ha fatto dono, la dottrina ch'egli meglio ha appreso è il ricordarsi di lei: la siepe di fuoco attorno al suo sonno, il risveglio, la conquista del suo amore invincibile. Tale spirito della memoria regge ancora il viaggio di Sigfrido sul Reno: oltre ai recenti motivi che alludono alla sacra coppia eroica, ritornano quelli che sin dalla Prima Giornata al sacro fiume (elemento primordiale, ondeggiamento, fuoco, oro) si riferiscono, La musica è questo spirito della memoria, qual essa è in uno anche del presagio: e ormai, nell'intero complesso del dramma, tutto è già stato, quasi anche ciò che ancora sta per accadere. Dalla scena delle Norne alla chiusa orchestrale del viaggio sul Reno è la musica in questo Prologo l'essenziale protagonista.