UMBERTO BOCCIONI

LETTERE III


A Carrà e Russolo
[29 maggio 1912]

Carissimi amici,
solo poche ore prima della partenza da Berlino abbiamo concluso per la vendita alle condizioni che vi dirò. La nostra perplessità è stata grandissima, poiché se si avesse avuto molti affari di vendita si avrebbe forse rifiutato, ma nelle condizioni nostre bisognava essere prudenti e audaci nello stesso tempo, quindi abbiamo cominciato con assodare lo stato finanziario del compratore; dalla direzione della Nationalbank für Deutschland ci è stato tratteggiato come un ricco ma un po' scialacquatore; quindi può benissimo pagare ma può anche avere degli impicci. Inoltre questo signore ci invitava sempre a pranzi suntuosissimi nel più aristocratico club di Berlino. Al momento di parlare dei quadri aumentò la compera con I funerali di Carrà che io avevo rialzato a duemila marchi (la vendita è in marchi: lire italiane 1,20) e la Rivolta di Russolo a mille. Io rifiutai di vendere i Tre stati d'animo.
I quadri partirono venerdì per Bruxelles ed oggi li andrò a collocare. La somma complessiva per tutti i pittori corrisponde a marchi 11.650 per 24 opere comperate e che saranno pagate a Marinetti a rate.
Su questo totale saranno successivamente tolte le percentuali per Walden e suddivise le spese del mio viaggio. È inteso che le somme vanno suddivise fino a che ognuno ha estinto il proprio credito.
Cosa ne dite? Saluti a Piccoli e scrivetemi qui a Bruxelles.
Boccioni

A Gino Severini
[ultimi di maggio, 1912]

Caro Severini,
ti abbiamo telegrafato di non spedire quadri perché consideravamo come una gaffe l'aver comunicato direttamente con le Gallerie senza sapere cosa Marinetti avesse potuto stabilire o dichiarare per evitare lagni, rotture di contratti, promesse o altre cose che procurano processi noiosi e dispendiosi con commercianti di quadri quali sono gli organizzatori delle nostre esposizioni.
I quadri di Berlino sono già a Bruxelles e l'Esposizione si inaugurerà giovedì. Circa alla vendita abbiamo stabilito bene che il compratore è un ricco signore che ha denaro e abbiamo pranzato parecchie volte e discusso sulle modalità della vendita nel più aristocratico club Automobilistico di Berlino dove è socio.
Tu hai venduto tutti i tuoi quadri compreso il Pan-Pan, a queste condizioni che non sono molto spiccie ma tali che ci hanno fatto decidere ed accettare.

n° 28 del catalogo tedesco Marcki 2.000
" 30 Marcki 200
" 31 Marcki 300
" 33 Marcki 200
n° 35 del catalogo tedesco Marcki 150
Il marcko vale 1,20
Totale Marcki 2.850

Per questi quadri e per tutti i nostri salvo i miei tre stati d'animo che rifiutai di vendere la somma complessiva stabilita fu di Marcki: 11.650 pagabili a Marinetti nel modo seguente: Marcki 2.000 in con tanti alla consegna dei quadri alla fine dell'Esposizione di Bruxelles che sarà verso il 25 giugno. Poi per il resto così: tante cambiali a Marinetti come segue:

fine luglio 1912 Marcki 2.000
fine agosto 1912 Marcki 2.000
fine settembre 1912 Marcki 2.850
fine ottobre 1912 Marcki 3.000

Come vedi caro Gino la vendita ha migliorato nelle condizioni da noi stabilite e credi che abbiamo spiegato io e Marinetti doti di finanzieri non comuni. Se si vendesse spesso forse si avrebbe rifiutato, ma è impossibile nelle nostre condizioni non accettare anche con qualche rischio. Se il primo pagamento non avvenisse si agirebbe subito energicamente. Speriamo che ciò non sia. Dai denari dei diversi pagamenti si preleveranno le percentuali per Walden, l'organizzatore.
Si preleveranno inoltre le spese del mio viaggio a Berlino che coi pittori si è deciso di suddividere tra noi.
Come ti scrivo noi telegrafammo subito per le ragioni che ti dico sopra - inoltre Marinetti mi prega di dirti che qualsiasi cosa ti venisse chiesta da organizzatori eccetera tu t'impegni a farne comunicazione immediata a noi a Milano. Poiché è necessario che il gruppo marci di comune accordo finché le esposizioni sono collettive. Così per esempio noi tutti c'impegniamo a rifiutare d'esporre soli; anche se invitati con qualsiasi offerta, nelle città dove l'esposizioni futuriste non sono state fatte. Per le altre città si deciderà secondo l'opportunità decisa di comune accordo,
Credo anch'io giusto stabilire una certa linea di condotta perché non vi siano lavorii inutili e gli utili siano equamente suddivisi tra noi.
Quello che Marinetti mi ha detto su Picasso e Marckous è terribile.
Scrivimi molto e subito: Palace Hotel Bruxelles. Sono stanco non lavoro e ti abbraccio affettuosamente.
Tuo Boccioni

A Gino Severini
[giugno-luglio 1912]

Caro Severini,
ti do la buona notizia che i 2000 marchi prima rata in contanti sono arrivati! Però l'intermediario Walden, si è tenuto più della percentuale stabilita per la prima quota, cioè si è anticipato qualche cosa di più (per bisogno) il che fa 600 marchi, quindi:

1a quota marchi 2000
provvisione 600 (era di 300 ma essendosi trattenuto 300 di più fa 600)
trasporto 20
1380

Questi 1380 marchi equivalgono a lire italiane 1725 che col cambio rimasero lire italiane 1710. Questa somma è stata come d'intesa suddivisa tra noi quattro, cioè L. 427,50 a testa. Il viaggio a Berlino (viaggio permanenza e telegramma) è costato L. 512 che rimborsiamo a Marinetti a 25 lire a testa ogni rata che incasseremo.
Quindi dalle tue L. 427,50 è stata tolta la somma di L. 25, il che ti fa proprietario di L. 400: le 2,50 te le darò per andare al dormitorio pubblico o all'albergo popolare a tua scelta.
Marinetti dice che tu stai per venire quindi sbrigati, paga meno debiti che sia possibile come ho fatto io e vienti a curare e lavorare.
Mi faresti un grande favore passando dal fotografo Calasso Boulevard Hausmann 33 e chiedergli il resto delle mie fotografie: io gli scrivo contemporaneamente - fammi questo favore.
Cerca di avere quella pubblicazione che vendevano alla porte des Indépendants e che tu non facesti comperare perché te ne dovevano dare delle copie alla Clauserie de Lillà. Prendi tutte le informazioni possibili sui cubisti e Picasso e Braque. Va da Kannailere se ci sono fotografie ultimissime di lavori (fatti dopo la mia partenza) comprane una o due. Porta tutte le informazioni possibili. Saluti da tutti gli amici e buon viaggio - avvertici dell'arrivo.
Ciao, Boccioni

A Carlo Carrà
[giugno-luglio 1912]

Caro Carrà,
va da Marinetti e fatti mostrare a sua corrispondenza. Sulle buste, spero, potrai capire se c'è lettera di Balla o da parte del comitato "Secessione." In caso trovassi una lettera scrivimi il contenuto. Contemporaneamente telefona al signor Bencivenga, segretario Esposizione Belle Arti, via Nazionale, Roma. La casa è via Cola di Rienzo, ma non rammento il numero. Telegrafa in modo da avere una risposta categorica sulla esposizione alla "secessione." In qualsiasi modo e appena avrai qualche nuova scrivimi o telegrafami presso Severini. Tutto questo perché siamo invitati a esporre a New York con Picasso, Braque, i cubisti, Cézanne, eccetera.
La cosa mi sarebbe indifferente se un mio amico non avesse scritto a Severini che sa di una prossima mostra futurista a New York. Questa (immagino) è fatta dal dottor Borchardt il quale a scopo di speculazione, con i quadri comprati a metà prezzo, ci precede e svergina tutte le città più importanti del mondo.
Il nostro ingresso trionfale in tutte le capitali è completamente compromesso! Questo mi secca e seccherà più Marinetti al quale scrivo subito e spedirò appena la Nina mi manda l'indirizzo. Inoltre siamo impegnati ad Amsterdam mi pare con contratto per l'aprile 1913.
Il fatto è che all'indirizzo del nostro movimento non corrisponde un'azione adeguata. Marinetti ora è poeta ora è impresario. Cinti non giova a nulla e dovrebbe occuparsi (visto che pappa uno stipendio) a sapere date e scadenze di esposizioni e contratti perché sono stufo di occuparmene.
Non posso passare nemmeno due ore a fare il segretario al gruppo, tu mi capisci.
Se non c'ero a Parigi e Severini nulla sapeva di impegni precedenti od altro e tutto andava a rotta di collo con impegni e controimpegni. Del resto Marinetti se vuole degli ingressi teatrali (ed ha ragione) deve curarli; la guerra è bella, vederla è meglio, ma l'avvenire nostro e mio mi preoccupa di più.
Dunque fa quanto ti dico. Scrivimi cosa ne pensi di New York. Tutto è gratis, sala metri 16 x 8: esposizione 7 dicembre. Soli inconvenienti: mancanza di ingresso futurista, esposizione di Roma, esposizione di Amsterdam. Scrivi.
Boccioni

Caro amico, mi accorgo che le rotture di c... della vita mi hanno fatto dimenticare la cosa più interessante che è l'arte. Ti spedirò domani un articolo del "Journal": Cubisme, Futurisme et alienés, l'articolo di U. Ojetti. Superficiale e vigliacchetto. Qui tutto mi disgusta nel senso che questa pittura cubista, Picasso, Matisse, eccetera, stanca, stanca, stanca. Ciao.

A Gino Severini
[luglio o agosto 1912]

Caro Severini,
mille scuse se non ti ho ancora scritto ma nulla d'interessante è accaduto qui che valga la pena d'essere raccontato. Da Roma hanno telegrafato dicendo che sono in lotta col Municipio per lo spazio quindi pregano limitarci negli invii e promettono lettera con spiegazioni che non è ancora giunta...
Per New-York abbiamo pensato (come dicevamo noi a Parigi) di non esporre, attendo di giorno in giorno i denari da Berlino [...].
Io lavoro molto ma non concludo, mi sembra. Cioè spero che quello che faccio significhi qualche cosa perché non capisco cosa faccio. È strano ed è terribile ma sono calmo. Oggi ho lavorato sei ore consecutive alla scultura e non capisco il risultato...
Piani su piani, sezioni di muscoli, di faccia e poi? E l'effetto totale? Vive ciò che creo? dove vado a finire? Posso chiedere ad altri entusiasmo e comprensione quando io stesso mi domando qual è l'emozione che scaturisce da ciò che faccio? Basta ci sarà sempre un revolver... e pure sono calmissimo. Saluta il capitano e scrivimi tante cose.
Abbracci tuo Boccioni

Mia madre ti saluta e così Piccoli.

A Gino Severini
[agosto 1912]

Caro Severini,
[...] La tua cartolina mi coglie in un momento terribile. Quello che dobbiamo fare è enorme; l'impegno preso è terribile e i mezzi plastici appaiono e scompaiono al momento della realizzazione. È terribile. Non so cosa dire, non so cosa fare.
Non capisco più nulla! Non so cosa fanno i due amici Carrà e Russolo. Qualunque cosa facciano non mi fido... non mi fido più di me, di nessuno. È il caos dell'arbitrio? Quale la legge? È terribile!
Io lotto poi con la scultura: lavoro lavoro lavoro e non so cosa do.
È interno? è esterno? è sensazione? è delirio? è cervello? Analisi? Sintesi? che c... sia non so nulla!... Forme su forme... confusione...
I cubisti han torto... Picasso ha torto. Gli accademici han torto. Tutti siamo un sacco di teste di c... Io non so più che vita condurre... tremo! Intanto mi calmo... Se dovessi continuare su questo tono non potrei che uccidermi. Certo la vita va diventandomi un tormento insopportabile.
Marinetti ha ritardato l'invio dei pacchi a te e Giannattasio ma tutto è stato eseguito.
Da Berlino il Dott. Borchardt dice di pagare metà ora metà 10 dicembre. Abbiamo acconsentito. La prima metà sarà forse arrivata. Ti sarà spedita subito. Grazie per Ortiz e Capitano. Non ho il suo indirizzo (del Capitano). Ti mando una cartolina e dei fogli datimi in treno da un italiano di ritorno... Scrivi e lavora. Auguri. Un abbraccio
tuo Boccioni

A Gino Severini
[2 ottobre 1912]

Caro Severini,
[...] Lavora per Firenze con grande diplomazia.
Ti avvertiamo che nessuna esposizione si farà quasi certamente né in Italia né all'estero fino aprile e sarà Rotterdam. Credo utile che tutti i tuoi quadri siano a Milano per poter essere incassati alla prima occasione. Roma naturalmente è sfumata quasi! Vieni presto e ti spiegheremo.
Forse andremo a Parigi insieme.
Ciao lavora tuo aff .mo
Umberto Boccioni

A Gino Severini
[8 ottobre 1912]

Caro Severini,
la tua lettera mi ha fatto cadere dalle nuvole e mi fa credere che non hai capito e non vuoi capire! A noi (cioè a coloro che hanno creato il gruppo futurista e le sue idee) poco importa che tu vada a trovare l'amico lì vicino a Firenze. L'interessante (per il gruppo) è che io mi trovi e parli e chiarisca se è possibile e dimostri la sincerità di tutti. E questo, solo perché il caso mi aveva portato ad avere personalmente con l'amico un incontro che è meglio e giusto cancellare!
Che tu parli con lui può interessare te, ma non trasforma lo stato di tensione che esiste tra noi e il gruppo di Firenze che stimiamo, pure essendo profondamente diversi.
Nella tua lettera tu dimentichi che ogni tua attitudine verso l'amico doveva essere subordinata alle decisioni che io te e Carrà avevamo prese di pieno accordo un mattino al caffè in Galleria. Dici che sei riuscito diplomaticamente a farti invitare... a che scopo? Mi domandi ingenuamente se ho ancora intenzione di recarmi a Firenze... Ma la tua andata dall'amico non può essere feconda se non è legata alla riuscita dell'avvicinamento mio a nome del gruppo, per dimostrare la nostra genesi, la nostra sincerità, la nostra forza! Questo nostro desiderio, devi rammentarlo, non ha altro scopo che togliere dei malintesi e creare se è possibile in Italia un'atmosfera più favorevole alle opere che faremo che fermamente crediamo le sole che possano segnare una strada alle giovani forze italiane.
Prima di scriverti questo ho voluto interrogare Carrà e Russolo (Marinetti è nei Balcani) ed essi sono del mio parere. E non solo sono del mio parere, ma affermano che se le tue relazioni con l'amico non concludono ad un riavvicinamento collettivo del gruppo, esse devono completamente cessare. Poiché crediamo per tattica assolutamente necessario che il gruppo proceda ancora serrato, data l'ostilità che ci circonda in Italia ed è incompatibile che un membro del gruppo abbia relazioni con un nemico del gruppo stesso e delle sue finalità.
Ora scrivimi in che termini ha proceduto la tua corrispondenza con la persona che c'interessa.
Scrivimi se tu hai accennato al tuo impossibile soggiorno presso di lui perché tu devi stare con me a Firenze. (Tu sai che questo doveva provocare il suo incontro con me per quel tale riavvicinamento.)
Insomma tu sai di che si tratta e scrivimi in modo esauriente. Se tu puoi scrivergli in modo che la cosa si faccia, bene, altrimenti crediamo inutile e poco favorevole al gruppo, aderire al suo invito. Ti ho fatto spedire i colori e i denari partiranno.
Il marron per le cornici è un colore chiamato brunellina. Si compera dai droghieri e si dà ad acqua. E poi quando è secca (dopo due minuti) ci si dà la vernice.
Inutile che tu vada a Roma. Ti diremo il perché l'Esposizione non si fa.
Saluti affettuosi.
Tuo Boccioni
Carlo Carrà
Luigi Russolo

Caro Severini,
smentisco la lettera che ti ho scritto oggi. Bisogna aver fegato e avanti.
Tuo Boccioni

A Gino Severini
[15 ottobre 1912]

Caro Severini,
nessun dubbio sulla tua lealtà ma lagnanze sulla tua trascuratezza come ambasciatore ad informare il tuo collega del governo centrale.
In quanto al pretendente al trono di Francia, congratulazioni, cerca però in avvenire di attirare nell'orbita del tuo naso Vittorio Napoleone speranza dei Bonapartisti e che sembra sia sostenuto da Briand e dalla banca ebrea di Francia. Questa mi pare più igienica delle contesse legittimiste.
Mi ha meravigliato che tu credessi alla mia rinuncia alla gita di Firenze. E comprenderai che se tu mi avessi scritto prima, che alla tua cartolina dove mi nominavi l'amico aveva risposto come ha fatto, io avrei preso le decisioni che ora ho preso, e cioè che è meglio rinunciare per il momento. Tu dici che lo incontrerò nel tuo studio a Parigi... Lo temo... io mi fermo a Parigi 15 giorni o poco più.
Ti ho fatto spedire il denaro - d'arte non parlo: vedo buio e sono triste. La vita mi ferisce sempre più profondamente. Sento di non avere amici veri e la retorica egoistica l'adopero al caffè. Dentro di me v'è un'anima assetata di ricerca nella vita per sentirsi rispondere. Ma il mio grido, anzi il mio urlo, rimane senza eco. Non vedo che occhi pronti a ferire nel primo lato debole che scorgono. Ed io di lati deboli ne ho molti, confesso di essere tutta una debolezza che vuoi sorrisi, freschezza, amore, luce, disinteresse...
... ordine e bellezza
lusso, calma e voluttà!...
Grazie dei giornali che conoscevo in parte e buon lavoro. Saluta tua mamma e ti saluto tuo
Umberto Boccioni
P.S. Ricevuto in questo momento cartolina. Mantengo quello che dico nella lettera. Sono al verde, lavoro e l'affare sembra molto incerto. Rimandiamo. Ciao. U. B.

A Gino Severini Milano,
17 ottobre 1912

Caro Severini,
il supremo consiglio futurista ha deciso che io non parta per raggiungerti e iniziare i preliminari per la pace che doveva prendere il nome da Firenze.
Dunque tu sarai solo e da fiduciario ti promoviamo plenipotenziario affinché tu possa agire con tutta la tua ben conosciuta abilità diplomatica.
Il Supremo Consiglio dei Tre nel darti questo onorifico incarico ti fa alcune raccomandazioni:
1. Abbi sempre il naso pulito perché è grosso e potrebbe nuocerti...
2. Pensa al gruppo e dà una grande impressione del nostro insieme e delle finalità che ci guidano.
3. Sottolinea che un impegno urgente (una donna?..) mi ha chiamato a Milano ecc. ecc.
4. Sottolinea che tutta la stampa francese accusa i cubisti di futurismo e che la nostra ascensione è matematica, fatale!
5. Interrogalo su la Scultura futurista.
6. Perché ha scritto, non chiesto, l'articolo ultimo su noi. Possibilmente invitalo a pranzo. Per il resto il Supremo Consiglio ti lascia libertà d'agire in senso che non possa in modo assoluto scorgersi un nostro desiderio di riavvicinamento. Cortesi ma fermi!
Al Grande Ambasciatore nasuto il Supremo Consiglio invia saluti.
Umberto Boccioni
Carlo Carrà
Luigi Russolo

A Gino Severini
[ottobre 1912]

Caro Severini,
sono arrivati i denari della seconda rata da Berlino. Però Walden s'è trattenuto Marchi 1000 della sua percentuale. È un arbitrio perché doveva attendere che noi glieli dessimo e non avrebbe certo preso questa somma, ma la si sarebbe suddivisa come d'intesa. Non gli resta che prendere ancora marchi 150 circa.
Questa rata è stata di marchi 1000 cioè lire 1250 che col cambio restano 1245. Su queste, fatte quattro parti, ti spettano lire 311,25. Da questa somma si è sottratto la quota del viaggio a Berlino pari a L. 25. Dunque tu riceverai un vaglia di Lire it. 286,25.
Ciccia al culo con le patate nuove!
Lavora curati e arresta lo sviluppo del naso... se puoi! Non dimenticare di tenere quel contatto a Firenze di cui t'ho parlato! Ciao.
Tutti ti abbracciano.
Umberto Boccioni

Attento che il tuo naso non imiti gli asparagi famosi di Pienza!

A Vico Baer
Parigi,
9 novembre 1912

Carissimo Amico,
ho letto in questo momento un articolo di U. Oietti sul Cubismo ("Corriere," venerdi 8 corr.). Superficialissimo!... Su noi una frase abbastanza giusta. Il nazionalismo italiano si sveglia solo con la rettorica dell'antica Roma. Quando si tratta di riconoscere gli sforzi e il coraggio intellettuale di un italiano, il nazionalismo tace o mormora sottovoce. Mezze coscienze! A Parigi mi trovo bene. Il nome mio è sempre piazzato al primo posto ma occorrerebbe lavorare l'ambiente. Trascinerei di più!... Faccio una vita economa visitando tutto quello che mi può interessare. Ma date le distanze i giorni passano senza che si possa fare più di una o due corse al giorno cioè visite di gallerie o conoscenze.
Avrei intenzione di fermarmi ancora una settimana.
Ho lasciato 50 lire a mia madre. 50 ne ho restituite a Severini, ne ho spese 110 in viaggio (andata e ritorno) con 190 lire ho fatto tutte le spese necessarie e mi rimangono ancora 65 franchi... Per rimanere però ancora una settimana mi occorre del denaro. Non vorrei tornare a Milano in ristrettezze potrebbe mandarmi 200 lire? Il 24 corrente le consegnerò 360 marchi. Il resto ci accomoderemo.
Mi scriva subito. In ogni modo attendo una sua risposta per partire o restare. Come va la salute? Per gli affari non le chiedo nulla. Li concepisce troppo Napoleonicamente per dubitare che vadano male. Mi scriva magari telegrafi: chez Severini Impasse Guelma, Paris 5.
Saluti affettuosi e arrivederci presto.
Suo aff .mo
Umberto Boccioni

A Gino Severini
[Milano],
11 gennaio 1913

Carissimo Severini,
mi meraviglio molto che tu attendessi mie nuove mentre io le attendevo da te. Credevo che la venuta di Marinetti a Parigi ti avesse dato il modo di attendere quel boia tedesco. Inoltre quello che ti dirò adesso ti mostrerà che attendevo giustamente. Devi sapere che alcuni giorni or sono Walden ha scritto che il Signor Borchardt paga tutto il 2 gennaio 1913: quindi domani giovedì. Siamo tutti in attesa e abbi pazienza e aspetta qualche giorno. Poi ti scriverò o riceverai il denaro direttamente come avrei fatto se tu non mi avessi scritto.
A Marinetti ho fatto la commissione perché ti invii tutto quello che mi chiedevi e dice di averlo fatto. Glielo dirò ancora. Giannattasio ha ricevuto tutto?
Hai ricevuto una mia lettera con dentro una cartolina e francobolli francesi? Mi dispiace che tu dica che non mi trovi nei momenti tristi... Infame! osi tu creder ciò!... Io fellon? E fia ch'io sia quel desso? fesso!...
Attendo ad agire con Marinetti visto che domani si dovrebbe essere pagati e tra qualche giorno saperlo.
Ho molte cose da dirti, ma per lettera è lungo e insipido. Ti dirò brevemente.
Siamo stati a Roma. Era l'antivigilia di Natale e vi era un sole e un caldo tale che tutti andavano in giacca.
La cosa mi sbalordì come mi sbalordì avendo lasciato Milano nella più spaventosa nebbia e freddo e umido, il vedere dal treno alzarsi su la Maremma e la campagna Romana, un'alba così tersa e così estiva da deliziare! Che paese meraviglioso! Ho pensato alla tua salute come se ne gioverebbe... ma passiamo oltre. A Roma siamo celebri! Balla ci ha sbalordito, poiché oltre a fare una campagna futurista tenace come immagini possa farla lui, si è messo sulla via di una completa trasformazione. Ripudia tutte le sue opere e i suoi metodi. Ha cominciato quattro quadri di movimento (veristi ancora) ma incredibilmente avanzati e stranissimi a paragone di un anno fa. Ha trasformato un suo allievo che ci segue... ha trasformato la moglie che ancora teme, ma ci ammira; va agendo su tutti che lo avvicinano e tra qualche tempo ne vedremo i frutti. È stato due mesi in Germania e deve aver visto con intelligenza. Ci ammira e condivide le idee in tutto, è però ancora troppo fotografico ed episodico ma ha 42 anni, ha una volontà quasi vergine e intatta e lo spettacolo della sua coraggiosa evoluzione ha commosso me e Marinetti come di un eroismo di cui difficilmente se ne vedono esempi.
Insomma l'ambiente di Roma si cambia. Palazzeschi che aveva conosciuto Balla in un soggiorno fatto a Roma qualche mese prima ci ha detto che Balla lo ha intontito per la forza e la potenza del suo amore per l'arte. Tra pochi giorni Balla viene a Milano per vedere i nostri lavori e vivere con noi il che gli farà bene certamente. A Palazzeschi disse: non mi hanno voluto a Parigi e hanno avuto ragione; sono molto più avanzati di me ma lavorerò e progredirò anch'io! Non è meraviglioso?
Sono stato con Marinetti a Firenze. Siamo stati insieme con Papini e altri, un certo Tavolato, ci hanno condotti alla stazione, ecc. L'ambiente si cambia. Ci temono e diminuiscono le differenze e le prevenzioni. Papini voleva telegrafare a Soffici a Poggio Caiano, ma poi si rimandò ad una prossima gita a Firenze che faremo io e Marinetti tra pochi giorni. Ti terrò informato. Intanto sappi che Papini e Soffici si sono staccati dalla "Voce" e fanno una rivista, per conto loro dove metteranno nel primo numero versi futuristi di Palazzeschi che Prezzolini non aveva voluti. La scissione è un buon segno non ti pare? Soffici verrà a Parigi nel mese di Gennaio (tu naturalmente non sai nulla di questo che ti scrivo ecc. ecc. Capisci bene). Dopo la mia nuova visita a Firenze ti terrò informato.
Dunque il mio sogno è che tra qualche tempo noi dirigeremo in Italia tutto il movimento artistico. Tu lavora e lascia un po' almeno quella piccola idiota della figlia del principe... Continui sempre a credere definitivo il tuo soggiorno a Parigi o tentenni? Cosa lavori? io mi sono messo a lavorare dopo l'ultima visita a Parigi in un modo febbrile. Ma non sono contento. Noi italiani abbiamo delle difficoltà terribili. Il mio volume è finito dal 1° dicembre... Ho dipinto, scolpito e scritto di giorno e di notte... Ora ricopio e ritocco. Non ho più donne! nulla! vivo castissimo... per quanto?.. Questo è il busillis... Addio, vecchio milite, avanti e scrivi al tuo
Umberto Boccioni

A Gino Severini
[Milano,
25 gennaio 1913]

Carissimo Severini,
riceverai la piccola somma che ti ho promesso.
Ti abbiamo mandato un telegramma dopo aver lungamente discusso sulla enorme bestialità che stai per commettere. Per farla, ci vorrebbero due cose che non hai: molta salute e quattrini. Ti ripetiamo: è bestiale, sotto tutti i punti di vista, da noi esaminati minuziosamente.
Marinetti è uscito in questo momento e continuo io. Capirai dal telegramma che approvo incondizionatamente quello che pensano Marinetti e gli amici. Quello che stai per fare (io non ci credo) è assolutamente vergognoso per te e per l'arte!
Per l'arte ti dirò che mai come ora abbiamo avuto bisogno di tutte le nostre forze per combattere fino all'ultimo. La situazione si oscura perché non si sa se si venderà sempre e la tendenza si va accentuando fino all'incomprensione e noi saremo isolati fino alla completa solitudine! Per non morire d'inedia abbiamo bisogno di tutte le nostre forze fisiche e morali e tutto quello che tu vuoi combinare con quella piccola è fatto a posta per rovinarti completamente.
Pensaci e vedrai che l'artista trionferà in te e tutto finirà bene. Ciao, lavora e auguri,
tuo aff .mo
Boccioni

Telegramma
ad Ardengo Soffici
[18 febbraio 1913]

Letta e ponderata con amici futuristi tuoi ammiratori tua postilla prefazione catalogo trovato assolutamente dannoso te e noi tua riserva programmi pittorici. Essere tu invitato dimostra tua libertà completa e nostro compiacimento averti inutile dannoso insistere su minime divergenze di fronte avversari sempre malafede. Rimarrà tua dichiarazione tua simpatia movimento generale e nostra dichiarazione averti invitato. Accetta in nome nostra viva amicizia rispondi Boccioni - Hotel Plaza.
Saluti Folgore Pratella. Vieni Presto.
Boccioni

A Vico Baer
Roma,
19 febbraio 1913

Carissimo!
credevo riposarmi invece lavoro + discussioni + interviste - sonno = fatichissima!... Aspettativa enorme! Celebrità idem! Imbecillità idem + idem + idem!
Mi sento spossato! il lavoro di preparazione con la lentezza romana mi ha ridotto un cencio...
Nevica, piove, fa un freddo eschimese...
Circola da Aragno questa:
"Stato d'animo è la cosa
che la fa solo Boccioni
Non ci sono che i c.
che la possono copiar."
Ho acquistata una forza persuasiva enorme! Convinco chiunque, chi non la pensa come me è un idiota, ne sono certo...
Sono le due di notte, sono all'albergo, sono alla ottava lettera e devo correggere tutte le bozze del catalogo.
Marinetti Carrà Russolo Soffici Palazzeschi Papini e l'avv. Piccoli sono attesi domani e dopo... Qui c'è Balla, Folgore, Altomare. Che congresso!
Questa lettera dimostra la mia stanchezza. La ringrazio del sollecito invio a mia madre.
Quanti cambiamenti a Roma e nelle persone! Però io non sono abbastanza stimato e compreso. Se la gente comprendesse certe mie vastità griderebbe al prodigio.
In questi giorni si è chiusa l'annata dall'esposizione di Parigi. Mi sembra nulla quello che ho fatto e agli altri pare enorme! Oltre il tuffo nella vita, Esposizioni a Parigi, Londra, Berlino, Bruxelles, Amburgo, Amsterdam, L'Aia, Monaco, Vienna, Budapest ed ora Roma che preparo io! Viaggi all'estero. Manifesto e scultura. Sei lavori di pittura. Conferenza. Conciliazione di Firenze. Libro sulla pittura finito. E dodici mila lire mangiate con una certa disinvoltura... La magnifica casa da me presa in affitto prima di partire mi fa sperare in un'annata di lavoro materiale maggiore. Quest'anno il passo, interiormente, è stato enorme!! Sento in me tutta un'anima nuova, una coscienza temprata ad un continuo divenire e la forza di un lavoro inestinguibile. Sento il solito orgoglio quasi selvaggio, che mi afferra quando parlo con gli altri artisti. Ho dell'ebbrezze d'alta montagna o di navigazione aerea...
Sento un impeto irresistibile per una vita d'ordine e di lavoro titanico. Costruire, costruire, creare! creare fino alla consumazione! Ma sono ancora troppo borghese, accademico, lento e compassato! Sento un furore rabbioso di rovesciare, di squassare, di violentare, d'assaltare, di ferirmi, tagliarmi, sanguinare! Ci vuol della follia! della follia delirante! delle grida! dei pianti! Saluti affettuosissimi alle Signore Baer e Ruberl. Sono stanco! le stringo la mano
Umberto Boccioni

A Gino Severini
[Milano,
circa 31 marzo 1913]

Carissimo Severini,
è necessario che tu t'informi in ogni modo sulla tendenza (effimera secondo me) dell'Orphisme. È una truccatura dell'influenza futurista che non vogliono confessare. Chauvinisme!
Ad un articolo di Apollinaire su "Montjoie!" di Canudo, ho già risposto con un altro articolo alquanto salato su "Lacerba" e comparirà domani. Servirà a tenere a bada gl'imbecilli d'Italia e stranieri prima che s'impadroniscano della nuovissima e vuota parola e ce la portino tra i coglioni.
Cerca riproduzioni di qualsiasi specie, giornali, riviste e fotografie. Sarai rimborsato puntualmente.
Tasta il terreno presso Picasso, Kanwailaire, Clauserie, Sagot, Canudo e Apollinaire. Cosa pensano di quest'orfismo, cosa se ne dice, se si nota che è una nostra influenza. Manda ampie relazioni, che devono servire a prossime polemiche.
Nell'articolo ti ho nominato e tutti attendiamo dalla tua sagacia futurista e dalla tua diplomazia d'avanguardia grande e utilissima messe di informazioni.
Quando "Lacerba" con l'articolo sarà a Parigi scruta l'effetto su Canudo preso in giro con la sua Bari dove è nato, Apollinaire, come autore d'un articolo di un anno fa dove dava addosso al soggetto.
Il libro su Cubismo e oltre non è affatto partito da noi. Sembra che anch'io ci sia per un caso ma non importa. Soffici ha raccolto articoli sul cubismo apparsi sulla "Voce." Quell'oltre è venuto dopo la nostra conoscenza ed è un primo passo suo verso la comprensione di quello che per noi è pittura futurista, cioè la sola dell'avvenire.
Capirai che era meglio accettare quanto faceva Prezzolini che non fare uscire un libro sul Cubismo in Italia scritto da Soffici senza che n'accennasse alla nostra arte. Gli articoli lo dimostrano.
Saluti affettuosi tuo
Boccioni
Nuovo indirizzo: Bastioni Romana 35.

A Vico Baer
Milano [s. d.]

Caro Vico!
Scusi il ritardo. Sono in pieno lavoro e non ho voglia di scrivere. Non sono molto in gamba spiritualmente e ho bisogno di molta calma e di molto lavoro! Il mio cervello è arrivato ad un punto tale che quando mi fermo cioè quando comincio a lavorare provo un indicibile sgomento. Poiché bisogna avere il coraggio di affermare che: creare è circoscrivere, è relativo e invece il pensiero vive nell'ebbrezza dell'assoluto!... È terribile!... soprattutto per chi vuol lavorare! Auguri per la sua salute e mi voglia bene.
Suo aff .mo Umberto Boccioni

Ad Ardengo Soffici
[15 maggio 1913]

Caro Soffici,
scusami del silenzio. Lavoro molto, aborro dallo scrivere... Ti preghiamo vivamente di aggiungere nella prossima edizione del Cubismo e oltre il chiarissimo ed esauriente articolo che tu pubblicasti su "Lacerba" sul movimento in pittura.
Crediamo che quest'aggiunta arricchirebbe il volume e darebbe la chiave di quell'OLTRE che è lo sguardo nell'avvenire del tuo bel libro.
Ti abbraccio affettuosamente
Tanti saluti (parto per Rotterdam ora).
tuo
Boccioni
F. T. Marinetti
Carrà
Russolo

A Nino Barbantini
Milano, 19 maggio 1913

Carissimo Barbantini,
ho letto il Corriere. La nuova battaglia che Lei conduce è una consolazione per un artista che ormai ha ineluttabilmente deciso di vivere in Italia.
L'Esposizione di Palazzo Pesaro ha un'eco grandissima a Milano tra i giovani. Il suo fremito di giovinezza aumenta in tutti l'impeto che farà tra qualche tempo crollare la monumentale imbecillità artistica italiana.
Saluti affettuosi a lei e agli amici. Saluti a Garbari e gli dica di scrivermi. Parto tra poco per Parigi per tenervi la mia esposizione di scultura come avrà letto sui giornali. Altrimenti correrei un paio di giorni a Venezia.
Auguri e un abbraccio dal suo affezionatissimo
Boccioni
Bastioni di P. Romana, 35.
Si potrebbe avere un catalogo illustrato? xxx

[Milano, verso la metà
di giugno 1913]

Gentile Amica! Non ho scritto per il grande! terribile lavoro che in tutti questi giorni mi ha tenuto legatissimo. Sono sempre l'amico affezionatissimo! Parto domani sera per Parigi e vi resterò 20 giorni.
Tutta la scultura è partita: undici lavori e 30 disegni. Spero molto. Vedremo.
Voi che conoscete la mia vita potete immaginare le infinite preoccupazioni che oltre il mio lavoro ha fatto pesare su di me la sistemazione dei miei affari. Debbo lasciare mia madre e in modo che tutto in casa sia in ordine. Credete è un vero eroismo il lottare così e primeggiare sempre fra tutti. Ci vuole un'energia enorme. Sono stanco e un po' triste.
Quanta gente riderà di tutte le mie fatiche...
A Parigi il lavoro da fare è ancora gravoso. Sistemazione dell'esposizione, ritocco dei lavori, visite, discussioni e una conferenza sulla scultura da tenere il 27 corr.
Vi pare che lavoro?
Le bozze del mio libro sono tutte pronte e mi attende un gran lavorio di arrotondatura e pulitura. Per l'autunno devo avere dei lavori pronti e una conferenza che spero tenere in tutta Italia...
Quando finirò?
La fotografia è pronta e Marinetti vi darà la sua. La nostra celebrità cresce e vinceremo!
Vi scriverò da Parigi.
Scrivetemi: Galerie La Boetié Rue Boetié 64 bis, quando cambiate indirizzo o se tornate a Milano. Auguri fervidissimi alla vostra figliuola e tenetemi sempre per il vostro buon amico
Boccioni

A Vico Baer
[Milano, verso la metà
di giugno 1913]

Carissimo Vico,
parto per Parigi. L'amico Piccoli mi ha arrangiato le cose in modo che possa partire senza attendere Marinetti che mi tratterrebbe ancora e perderei tempo e il resto.
Secondo quello che mi hai detto gentilmente mi faresti un favore mandandomi 150 lire all'indirizzo seguente Hotel d'Odessa Rue d'Odessa Paris. Io parto coraggiosamente con 30 lire! ... Evviva l'Italia che è una buona madre.
Non importa. Ti ringrazio calorosamente e credimi tuo aff.mo
Boccioni
Ti prego vivamente di spedire, se non ti disturba troppo, magari per telegrafo appena avrai questa. Non ho più il coraggio per certe situazioni
tuo B.

A Vico Baer
[Parigi, primi
di luglio 1913]

Amico carissimo,
non ho scritto prima perché nulla di nuovo avevo da dire. Attesa noiosa e noie doganali. Ieri, inaugurazione. Moltissima gente altrettanta imbecillità. Quantità di lavoro sbalordisce artisti amici e nemici. Parecchi entusiasti ma sorpresi interdetti incerti. La scultura è molto meno intellettuale della pittura. Raramente si trova chi ne può parlare con competenza. In tutti v'è lo stupore per la quantità di lavoro e di audacia. Apollinaire completamente rappacificato è sempre con me. Vuole che appena a Milano metta in bronzo parecchie cose. Dice che non vi sono più che io nella scultura moderna. Ha detto che alcune delle mie opere sono dei veri documenti storici che bisogna conservare.
Ha fatto un articoletto sull' "Intransigeant" ma oggi torna per fare uno studio serio. Farà conferenze in Italia. Anche in lui si manifesta uno stupore strano per l'intensità la forza la violenza di questa mia ultima manifestazione... Un vero attacco alla baionetta!
Guillaume Apollinaire è completamente conquistato dal futurismo e presto se ne vedranno i frutti. Ha fatto un giro di conferenze in Germania e l'influenza e la celebrità della nostra pittura dice lui è straordinaria. Ieri sera abbiamo pranzato io lui e Marinetti in un celebre restaurant della Rive Gauche. Abbiamo discusso dalle 7 alle 3 del mattino. Siamo usciti ubbriachi ed esauriti.
Dopo queste discussioni che sono vere conquiste per magnetismo io rimango triste e scoraggiato. Penso cosa avrei fatto a quest'ora se fossi cresciuto a Parigi o a Berlino come ambiente... Non mi troverei certo nelle miserabili condizioni in cui mi lascerebbe l'Italia se di tanto in tanto non facessi dei salti mortali che mi fanno andare avanti!...
Parigi questa volta non arriva a prendermi. Sento di esservi entrato con un regno mio e tratto da pari.
Ho la nostalgia di Milano del mio studio... Ma in quale solitudine devo tornare. Basta! avanti!
Tutto il cubismo sembra non fare un passo. La pittura si muove poco e non è certo sulla via di una fondamentale rivoluzione della sensibilità. La scultura di Archipenko è precipitata nell'arcaismo e nel barbarico. V'è uno sbaglio di conclusione. Il nostro primitivismo non deve avere alcuna analogia con gli antichi. Il nostro è la punta estrema di una complessità l'antico è il balbettamento di una semplicità.
Tutto questo dimostrerà il mio libro. Certo che se la salute e la forza mi reggono andrò lontano. Sento che posso fare quello che voglio!
Addio caro Vico. Ti ringrazio di tutta la tua bontà. Salutami tanto la Signorina Lotha e le Signore Baer e Ruberl. Scrivi una riga alla Galleria. Ricevo lì tutta la mia corrispondenza. Arrivederci presto
tuo Boccioni

A Vico Baer
[Parigi, primi
di luglio 1913]

Carissimo!
Ricevuto! Grazie infinite. Sei veramente il solo amico che mi rimane. Non mi diverto affatto. Parto tra un paio di giorni. Ho avuto modo di accertarmi della diffidenza che circonda il mio nome. Non mi si conosce che per essermi ostile... quasi.
Gli amici non mi hanno giovato. Ma ne ho forse di amici? Necessità di lavorare sempre più per me. È triste. La sola persona che mi ha mostrata una squisita gentilezza è D'Annunzio, mi ha voluto conoscere, mi ha condotto a colazione (très chic), mi ha condotto fino al pesage di Auteuil. È strano essere così gentili e non esser d'accordo... Anzi.
È molto simpatico cortesissimo.
Addio. Voglimi bene. Sono proprio addolorato disgustato. Saluti alla tua buona gentile signora. In fondo sei fortunato
tuo
Boccioni

A Sibilla Aleramo
[Milano, agosto 1913]

Amica mia,
voi siete troppo buona con me! Mi guasterete, mi addomesticherete... Ho ricevuto tutto, articoli, cartoline, lettera, libro. La signora Prini mi scrive che voi le avete scritto bene di me: come farò per mostrarmi degno di tanta simpatia? Vi scrivo questo perché nella battaglia che combatto, la stima in qualche anima mi dà forza, mi fa sperare. Ho letto gli articoli subito. Interessantissimi! e di una NUOVISSIMA umiltà femminile che non ho quasi mai, anzi mai, incontrata nella femme à écrire. Causa forse di quel tale travestimento mascolino che voi avete scoperto e che credo sarebbe una teoria destinata a rischiarare molto la via alla redenzione femminile se voi la propugnaste con più violenza e continuità. Mi permetto di dire questo prima di leggere il vostro libro e pur conoscendovi. Ma credo di non sbagliare. Mantengo quel che vi dicevo quel pomeriggio. È un peccato che voi non diate all'Italia tutta la forza genuina purissima che scaturisce dal vostro grandissimo ingegno, dalla vostra sensibilità eccezionale, dal fervore infuocato che vi anima quando guardate, quando parlate, quando sorridete. Scusate cara amica se scrivo male: accettate le mie sensazioni le mie idee che poi è lo stesso come mi vengono sinceramente e brutalmente. Io vi giudico in blocco e filo diritto nell'insieme anche se qualche particolare zoppica. Avete passato molto, troppo tempo a comunicare forza e coraggio a esseri mal costrutti, corrosi all'interno e indecisi all'esterno. Costruttori di fumate scaturite da un fuocherello misero o avanzi di incendi altrui. Vi siete cullata in un'introspezione in un'analisi corrosiva cercando di comunicare ciò che non è comunicabile, cercando di condividere ciò che deve restare indivisibile personale individuale fino alla ferocia. Avete creduto che aggiungendo la vostra personalità a un'altra scaturisse un'unità. Errore gravissimo. Quando un ingegno come il vostro sente questo bisogno è segno che nell'altro componente la personalità manca... Immaginate il tempo che si perde a voler costruire nelle sabbie mobili delle intelligenze libresche (francesismo, non importa!). Ci vuole una grande idea e lavorare per quella unilateralmente. Mentre vi scrivo mi vengono a fior di mente mille problemi di vita interna, angoscie, affinità, passione, sacrifizio ed altre belle cose... butto tutto dalla finestra con disgusto. Non v'è che l'azione la vita la libertà. Sentire - eseguire - odiare - uccidere - amare - prendere e senza fermarsi sopra, il resto è sciocchezza. È sciocchezza nordica, epilettica, nebbia, fisici brutti mediocri maschi e femmine, astrazioni su formule dell'intelligenza, poco istinto, vita slavata (slava?...). Tutto questo è superato. Mentre vi scrivo piove. Brontolii del tuono. Tutti scappano. Gli alberi si agitano in masse verdi, schiaffeggiati dall'acqua. Come sono imbecilli con la loro staticità radicata. Pensare che la campagna è tutta così. Come fate a viverci? ... Da dieci giorni io rincaso alle sette del mattino in media. Mi riposo. Ho lavorato molto. Ho mandato mia madre da mia sorella. Sono solo in casa. Se foste qui si potrebbe pranzare insieme come quella sera. Avete lasciato nei futuristi un ricordo entusiastico. Marinetti è a Livorno. Sono stufo di scrivere. Sono pittore scusate. Addio divertitevi scrivetemi e pensate a me come al vostro amico più affezionato. Vi bacio le mani.
Boccioni

A Giuseppe Sprovieri
4 settembre 1913

Mio caro Sprovieri,
eccoti le fotografie che partono contemporaneamente a questa mia.
Trovo magnifici i tuoi progetti e credo che riusciremo ad avere fra qualche anno un paese meno balordo in arte. Con quello che la tua geniale attività farà a Roma, Soffici e Papini a Firenze, noi a Milano speriamo che qualche cosa avvenga. Sono d'accordo con te per la scultura e aderisco pienamente. Al ritorno di Marinetti si decideranno i particolari. Voglio per esempio richiamare da Parigi dove si trova presso il magazzino d'Arte Sagot, la mia statua della quale ti mando i quattro lati - Quella chiamata: Forme uniche della continuità nello spazio. È il lavoro mio ultimo ed è il più liberato. Non dovrebbe mancare. Inoltre se facciamo questa esposizione ti manderei i trenta disegni esposti a Parigi riguardanti la dinamica scultoria.
Per il 1° novembre spero sia uscito anzi è certo il mio volume del quale sto correggendo le seconde bozze.
Si potrebbe fare un lanciamento creare combinazioni di abbonamento ecc. Insomma faremo le cose in modo da dare un impulso alla vita artistica italiana quale non fu mai dato dopo i Medici e dopo i Papi...
Mi pare che fosse ora!?.. Farò il possibile per farti avere per il primo numero qualche cosa d'importante anche e in seguito. La rivista sarà certamente su carta che permetta la pubblicazione di disegni anche non a semplice tratto nero, cioè con mezzi toni e sfumature. È il difetto di "Lacerba" ma per l'anno nuovo si cambierà.
Si legge Lacerba? Cosa se ne dice? Vi sono dei giovani non vili che cambiano e si evolgono avvicinandosi a noi?
Sai se Sironi lavora in questo senso?
E Costantini?
Boccioni

Ad Ardengo Soffici
[1 ottobre 1913]

Caro Soffici,
tutti abbiamo le nostre fotografie al completo per il volume - di tuo c'è: "Scomposizione dei piani di un lume" "La città di prato." Ne occorrono altre quattro - Possiamo fotografare due quadretti che Carrà ha dei tuoi? Se vuoi manda subito altre fotografie per giungere ai sei clichés che ognuno mette nel volume - Subito perché c'è poco tempo - Il titolo del disegno sarebbe "Dinamismo di un ciclista." Grazie di tutto manda subito le fotografie e ti abbraccio
Boccioni
Carrà Russolo

A Giuseppe Sprovieri
[fine novembre-inizio
dicembre 1913]

Caro Sprovieri,
Ecco i prezzi:
(È intesa sempre la copia del lavoro venduto)
1° prezzo - 2° prezzo
1. Muscoli in velocità L. 1000 - L. 800
2. Sintesi del dinamismo umano L. 2000 - L. 1500
3. Espansione spiralica di muscoli in movimento L. 1000 - L. 800
4. Testa + Casa + Luce L. 1500 L. 1000
5. Fusione di una testa e di una finestra L. 1000 L. 800
6. Sviluppo di una bottiglia ecc. ecc. (forma) L. 600 L. 400
7. Forma e forza di una bottiglia L. 500 - L. 300
8. Vuoti e pieni astratti di una testa L. 500 - L. 300
9. Antigrazioso (venduto)
10. Sviluppo di una bottiglia nello spazio (colore)L. 600 - L. 400

I disegni sono di due unici formati:
Formato grande L. 200 - L. 150
Formato piccolo L. 50
Boccioni

Ad Ardengo Soffici
[30 gennaio 1914]

Caro Soffici,
hai ricevute le prove, come le hai trovate? Ti prego di mandare subito diversi cataloghi dell'Esposizione di pittura di Firenze. È assolutamente necessario.
Lavori? Io poco non sto troppo bene.
Buon lavoro tuo
Boccioni

A Francesco Balilla Pratella
2 aprile 1914

Caro Pratella,
scegli roba avanzatissima ti raccomando la più mossa la più dinamica la più sconquassata, grottesca, schifosa.
Ricevo una lettera firmata: Bruno Santi, Via Giuseppe Petroni 23, Bologna. Un'altra firmata da Mario Bacchelli, Giorgio Morandi, e Ancini (mi pare) Via Arienti 40 Bologna.
Vogliono esporre. Vogliono informazioni. Cercali a questi indirizzi invitali scegli le opere fa mandare subito a me l'elenco e spingili bene.
Addio e avanti. Tuo Boccioni

A Emilio Cecchi
Sacile, 7 giugno 1914

Ill.mo Signore,
le domando scusa di non averle subito risposto. La sua lettera mi sorprese mentre ero sulle mosse per partire da Milano per curare in campagna un esaurimento che m'impediva di lavorare. Può immaginare egregio Signore e amico, la gioia fraterna che mi ha procurata la sua lettera e come il mio viaggio, che prevedevo triste, sia stato invece rallegrato dal piacere di avere acquistata la sua stima e la sua amicizia.
È un vero peccato che in tante gite che ho fatto a Roma, io non abbia avuto l'occasione di conoscerla personalmente. Ci si sarebbe certamente compresi subito e si sarebbe parlato di questa cara e terribile plastica che toglie il sonno.
Le confesso che la nobiltà della sua lettera mi ha profondamente commosso. Le parole, che Lei ha per me, hanno il prezioso valore di un applauso isolato e sincero, cui si crede, e che compensa uno sforzo di anni. Tanto più che, come Lei giustamente dice, mi sento di giorno in giorno più solo. Perché? È inutile analizzare un fenomeno che si presenta simultaneamente facile... e difficile da spiegare. Certo è che la sua generosa parola di critico e di amico varrà per il mio lavoro molto più dei diversi ricostituenti che i medici m'impongono.
Invece di trovarmi in un momento di ozio forzato vorrei essere al lavoro, in città per poterle scrivere qualche cosa su quello che faccio o che voglio fare. Ma sono molto stanco e, diciamolo pure, amareggiato. Non importa, spero che con questa mia non si chiuda la nostra relazione epistolare, che Lei mi vorrà considerare come Suo amico perché io possa mostrarle l'alta stima che ho sempre avuta e la profonda conoscenza che ormai mi lega a Lei per sempre! Stringendole affettuosamente la mano mi creda Egregio Signore Suo devotissimo
Umberto Boccioni

A Emilio Cecchi
Alassio, 19 luglio 1914

Caro Amico,
sono stato in giro in questi giorni e non ho mai avuto l'energia di scriverle una parola per ringraziarla della sua cartolina che mi ha fatto grandissimo piacere. Dal suo lavoro mi attendevo un grande beneficio per l'idea di dinamismo. In questi giorni di riposo mi persuado sempre più della fatalità di concepire plasticamente il mondo come continuità. Lo vedo un logico (matematicamente logico) prolungamento e sviluppo delle concezioni plastiche passate. Purtroppo il compito mi appare sempre più grave.
Mi sento un po' troppo solo... e l'incredulità e la diffidenza mi lasciano perplesso. Dei momenti non capisco più il perché della battaglia da combattere e mi chiedo mille cose che le direi a voce con grande gioia... ma
per lettera mi irrito. Le lunghe ore di tavolo per il libro mi hanno lasciato quasi una nausea dell'esposizione teorica. Lei mi comprenderà certamente e mi scuserà!
Dove si trova Lei adesso? È forse al mare da queste parti? Si potrebbe incontrarci. Mi scriva in caso. In ogni modo le sue lettere mi fanno grande onore e piacere. Qui il mare è meraviglioso e mi ha suggerito molte cose. Così la montagna da dove sono fuggito pochi giorni fa.
Ma non c'è nulla da fare! Bisogna l'essenziale e avere tutto in sé come concetto dinamico. Cardarelli, l'ultima volta che lo vidi, mi fece molta impressione. L'ansia dolorosa che lo stringe rattrista un poco perché si vede in tutti, della nostra generazione, l'anacronismo tra la maturità individuale e la bassezza dell'ambiente. Precediamo troppo il nostro paese.
Corriamo dove si sta seduti e inciampiamo tra le sedie... Auguri per la sua salute. Mi scriva qui
aff .mente Suo Boccioni

Alla famiglia
Milano
[16 settembre 1914]

Carissimi,
cominciano le dimostrazioni per la guerra. Noi abbiamo dato il Segnale. Avrete letto che da un palco del Dal Verme in una serata di gala, ieri sera ho stracciata una bandiera austriaca e Marinetti ha sventolato quella italiana. Stasera ricominciamo. Forse ci arresteranno per qualche ora. È necessario.
Se leggete questo sul Corriere, non vi spaventate. I funzionari, le guardie e i carabinieri ridono sott'occhio e arrestano, dicendo: siamo d'accordo anche noi. Si tratta d'arrestare per far vedere che il Governo reprime il grido di Abbasso l'Austria. È il solito.
Io non lavoro. Attraverso un periodo di grande calma tanto in me quanto con la mia amica che mi è sempre attaccatissima come io a lei. Marinetti parte per Roma, io però resto a Milano.
Quello che succederà a Roma lo farà con Balla, Sironi ed altri.
Ho fatto leggere la vostra lettera alla mia amica. Tutto bene. Come state? Scrivete. Baci a tutti
Umberto

Alla madre
Milano - Carceri di S. Vittore
[19 settembre 1914]

Carissima mamma,
sono da tre giorni nel carcere di Milano con Marinetti, due pittori, due artisti drammatici e due avvocati. Ci hanno arrestati in una dimostrazione e usciremo domani o dopodomani.
Sono in una cella a pagamento e il pranzo mi viene da fuori eccellente.
Dato il fatto di nessuna importanza il Sig. Direttore e il Capo sono stati con me di una grande gentilezza, mi hanno date tutte le agevolazioni possibili e una quindicina di bei volumi.
Mangio, bevo, dormo e leggo. Questo riposo ci voleva, però non durerà che qualche giorno.
Per questo è inutile che voi mi scriviate e tu non stare in pena perché non temere... sono al sicuro. Inutile che scriviate qui a me perché spero sortire subito.
Appena uscito vi scriverò.
Gli amici daranno una cena in nostro onore e sarà buffo essere andati in prigione per aver gridato: Viva l'Italia!
Credo che capirete di che si tratta, che non vi darete pensiero e ve la prenderete come noi allegramente. Altrimenti non vi avrei scritto! La mia amica mi circonda di cure e non mi fa mancar nulla.
Spero al massimo martedì di uscire e di riveder le stelle... La sensazione di riposo che ho è straordinaria. Faccio ginnastica mattina e sera. Ho candele e calamaio, posso scrivere per conto mio e dormire fino alla sazietà. Addio, scrivete alla mia amica.
Le giornate qui sono splendide, piene di sole e calde. Saluti alla zia e dille che al primo viaggio a Sacile, le parlerò a lungo delle mie prigioni... Baci a Guido, Amelia e a te un abbraccio e un bacio affet tuosi
Vostro aff .mo Umberto