1872

A sei anni ha già terminato il metodo Czerny e nel contempo continua lo studio del violino. La sua vita trascorre senza amici. Unica sua compagna la mamma, unico amico un cane (il culto quasi religioso per la madre e la passione per i cani lo accompagneranno per tutta la vita). Il padre torna periodicamente a Trieste, soprattutto perché ha bisogno di soldi. Il figlio è molto turbato da questa difficile situazione; per estraniarsene si dedica con grande tenacia allo studio della musica.

«Se divenne assai presto, troppo presto, un fanciullo prodigio, fu anche perché inconsciamente sentiva, già a cinque o sei anni, un bisogno spasmodico di eccellere, 'per far felici papà e mamma'. Vivacissimo e nervoso, irrequieto e ipersensibile com'era, non gli giovò certo crescere circondato quasi esclusivamente da donne. Anna fece di tutto per salvare ai suoi occhi la figura paterna: ma lo spettro del comportamento sregolato di Ferdinando rimase per tutta la vita di Ferruccio fonte di amarezze e di ricordi angosciosi. 'Non ho mai avuto una infanzia', ripeteva sempre rievocando quegli anni. Non stupisce, di conseguenza, che una delle direttive principali della sua vita di uomo e di artista fosse quella di comportarsi come suo padre non si era mai comportato, soprattutto nei confronti della moglie e dei figli. Ciò non toglie che molte tracce del carattere paterno passassero anche al figlio, quasi suo malgrado. Il grande merito di Ferruccio fu di saperle correggere almeno occultare con energica forza di volontà.» [SABLICH, p. 15]
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