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Scena terza

 

La continuazione della sonata di Schön, che la conclude, è preceduta da una serie di pagine chiuse stilisticamente assai disparate, e collocate su piani diversi. All'orchestra si aggiunge infatti una «Jazzband» dietro la scena: siamo nel camerino di un teatro e la musica sulla quale anche Lulu danza si ascolta provenire dalla sala ove è in corso lo spettacolo. Per dare un'idea della ricchezza e del succedersi di invenzioni e di stilemi di questa scena terza ne elenchiamo subito le parti: Rag-time, Andante, English Waltz, Recitativo, Corale, Introduzione e sestetto, sviluppo e ripresa della sonata.
Il Ragtime e l'English Waltz sono affini al «tango» dell'aria da concerto «Der Wein»: musica di consumo estraniata, con la sua meccanica rigidezza, in una magistrale stilizzazione. Per inciso notiamo che la presenza di questa musica, come quella del telefono nella scena precedente, fa riconoscere uno spostamento dell'azione dall'epoca in cui la collocava Wedekind agli anni di Berg.
Mentre il Rag-time si spegne in pianissimo, Lulu, che ha finito di prepararsi per andare in scena, appare agli occhi di Alwa come una vera epifania, di fronte alla quale il musicista «dolorosamente abbagliato dalla sua vista si porta le mani al cuore». Tale didascalia, di cui non v'è traccia in Wedekind, fa parte della trasformazione operata da Berg su questo personaggio, e la musica dell'Andante si libra «in certa estasi sospesa» (Adorno) anticipando il tema del Rondò di Alwa del secondo atto. Qui è un momento brevissimo, una parentesi legata all'apparizione di Lulu e inserita tra due interventi della «Jazzband», tra il Rag-time e l'English Waltz. Quando Lulu entra in scena, si chiude la porta del camerino, escludendo la «Jazzband», e Alwa afferma, in un breve recitativo, che su Lulu si potrebbe scrivere un'opera interessante, mentre l'orchestra cita, alla lettera, l'inizio del «Wozzeck». Le successive riflessioni sulla vicenda sono accompagnate dalla scansione del ritmo fatale. La identificazione di Berg con Alwa non è priva di tratti autoironici: non solo la citazione del «Wozzeck», ma anche il fatto che la musica di consumo eseguita dalla «Jazzband» gli venga esplicitamente attribuita (come dice Lulu nel corso dell'English Waltz).
Paolo Petazzi, Alban Berg. La vita, l'opera, i testi musicati. Milano, Feltrinelli, 1977, p 139.