Michele Porzio

Busoni e la nuova classicità:
dalle avanguardie
alla musica assoluta

 

[...] L'eredità più preziosa di Busoni si esplica nella dimensione che va al di là delle forme sensibili della musica; è nella sua essenza, alla quale è dedicata l'ultima, lirica pagina dell'«Abbozzo di una nuova estetica della musica»: «Venite, seguitemi nel regno della musica. Il cancello che divide il terrestre dall'eterno è qui. [...] Non udrete nulla, perché tutto risuona. E già cominciate a distinguere. Tendete l'orecchio ogni stella ha il suo ritmo, ogni mondo la sua battuta. E su ogni stella e su ogni mondo il cuore d'ogni singolo vivente batte diversamente dall'altro, giusta una legge sua propria. E tutti i battiti s'accordano, e sono una cosa sola, e un tutto. [...] Ed ora vi si manifesta il suono! Innumerevoli sono le sue voci, paragonati ad esse è il sussurro delle arpe un fracasso, lo squillo di mille tromboni un pigolio. Tutte, tutte le melodie dapprima udite e inaudite risuonano senza eccezione e a un tempo. [...] Ora intendete come pianeti e cuori siano una cosa e insieme e non mai e in nessun luogo possa darsi una fine, in nessun luogo un ostacolo; che nello spirito dell'essere l'infinito vive completo e indiviso; che ogni cosa è al tempo stesso infinitamente grande e infinitamente piccola; e che luce, suono, moto, energia sono identici, e che ognuna di queste cose per sé e tutte riunite sono la vita.»
Come nota [Wolfgang] Rihm [LINKS I - II - III], con Busoni la contemporaneità e il pragmatismo entrano in contatto con l'intemporalità e l'utopia: l'armonia delle sfere da lui vagheggiata, in cui il silenzio coincide con il suono primordiale, l'Uno e l'Infinito si compenetrano in una sola visione, non dista molto dal concetto di silenzio e dal 'tempo zero' che informano le opere di [John] Cage [LINKS I - II - III]. La tesi di Cage, in estrema sintesi, è assai semplice: posto che i materiali della musica comprendono il suono e il silenzio, il solo parametro musicale che li contenga entrambi è la durata; sarà perciò il flusso del tempo, e non l'armonia o altro, a essere posto a fondamento del comporre. Ma il silenzio, come tale, non esiste: non diversamente dall'universo di Busoni, che risuona dell'armonia dei pianeti e dell'intreccio di milioni di melodie, quello di Cage accoglie tutti i rumori, i suoni involontari che ci circondano nella vita, affiancandoli senza gerarchie a tutti i suoni 'musicali', inclùsi anch'essi in modo paritetico. Per questo la nota dominante della postavanguardia di oggi è l'inclusione di ogni evento musicale nel tessuto compositivo: una 'contaminazione simultaneista' degli stili; e per la stessa ragione la battaglia condotta invece dall'avanguardia per l'annientamento del passato e l'inveramento di nuove tecniche nel futuro si rivela sempre più una battaglia di retroguardia.
Se oggi possiamo guardare oltre l'avanguardia, è anche grazie a Busoni. Con lui il dissidio che oppone l'uno al molteplice si avvia a scomparire, sia nella musica che in un senso esistenziale. Con Cage cominciamo a intravedere una ulteriore prospettiva: le cose si interpenetrano a vicenda, con una ricchezza e complessità tanto maggiori quanto più l'intervento soggettivo dell'artista resta discreto. Astenendoci dallo stabilire relazioni logiche tra i suoni, essi si riuniscono in un'unità senza ostruzioni; la distinzione tra l'uno e il molteplice appartiene solo alle emozioni e alla logica dell'ego. Ma al di là dei sentimenti e delle preferenze, della razionalità e della mente logica, «i suoni», afferma Cage, «non si fanno ostruzione tra loro. Sono se stessi. Sono. E quando ciascuno è se stesso, abbiamo una pluralità all'interno del numero uno». Lasciandoci alle spalle l'accumulazione architettonica degli istanti uno sull'altro, accediamo a un'idea della musica per la quale l'unità dell'opera e l'unicità dell'istante sono una sola cosa. [...]
Marinella Guatterini - Michele Porzio, Miloss, Busoni e Scelsi. Neoclassicismo e danza nell'Italia del Novecento, Electa, Milano 1992, pp. 27-28.