«For the first few months at Leipzig life was crowded with new experiences. The sense of complete independence and freedom, the escape from Frohnleiten and the perpetual worry of parental interference, the joy of being able to earn money by his own efforts, together with the satisfaction of being really in a position to send help, however modest, to his father and mother - all these things contributed to make Ferruccio feel that he had entered on a new world in which he would be able to accomplish without hindrance the tasks to which he felt himself called.» [DENT, p. 67] Gli editori Peters e Breitkopf & Härtel furono finalmente disponibili nei confronti di Busoni e Kahnt gli offrì un vantaggioso contratto. Attraverso la Casa Peters, Busoni conobbe anche Grieg, che in quel tempo viveva a Lipsia; e Grieg a sua volta lo presentò a Delius con queste parole: "Questo è un notevole pianista e forse qualcosa di più." Busoni ebbe anche l’occasione di incontrare Tchaikovsky e Christian Sinding e i violinisti Adolf Brodsky e Ottokar Novacek Stabilì intensi legami di amicizia con la famiglia del violinista Henri Petri, il cui figlio Egon, futuro grande pianista, diventerà il suo più intimo amico e confidente. Al "Baarmann" di Lipsia Busoni conobbe anche Gustav Mahler, assiduo frequentatore di quel ritrovo pubblico insieme al ventiquattrenne musicista austriaco Max Steinitzer. «Mahler ebbe in Busoni» - scrive Quirino Principe [Mahler, p. 392] - «il secondo dei fedeli di Lipsia; il destino volle che Busoni gli fosse vicino nell'ultimo viaggio per nave, da New York verso la morte.»
Per aiutare finanziariamente i suoi genitori, Ferruccio accetta ogni tipo di lavoro: come sappiamo, alla fine del 1886 compone una fantasia sul Barbiere di Bagdad di Peter Cornelius; riduce per pianoforte la partitura dell'opera Merlino [cfr. infra], ma soprattutto trascrive per questo strumento composizioni per orchestra. Scrive articoli per giornali e riviste e dà lezioni private.
Il 2 febbraio scrive a Melanie:

«Le mie faccende vanno bene, ho ottenuto molto in breve tempo. La mia Suite* orchestrale dovrebbe venir eseguita qui questo mese e in estate forse addirittura al Rheinisches Musikfest di Colonia. Ma non ne faccia ancora parola. Alla fine di febbraio suono al Tonkünstlerverein di Dresda, soprattutto per andare a vedere la Pinacoteca. Devo questo concerto al prof. Scholtz (l'autore della eccellente edizione di Chopin), che mi ha sentito qui e mi ha raccomandato a Dresda.
La mia opera avanza a gonfie vele! Evviva! Ne ho scritto ben quattro numeri in 10 giorni, poi è venuta la ... - acqua passata! - Per motivi di guadagno ho dovuto accettare un lavoro ingrato (spartito per pianoforte di Merlino), che però mi porta un bel po' di quattrini. Finanziariamente sono al coperto, perché sono in ottimi rapporti con due editori; ma mi guardo bene dall'abbassarmi al livello di mestierante!
Giorni or sono ho incontrato un libraio che affermava di avere già fatto la mia conoscenza. 'Dove?', gli domandai. 'Sto leggendo un romanzo della signora Kapff-Essenther', rispose, 'il protagonista e Lei vi somigliate come due gocce d'acqua.' Ecco come vengo introdotto qui.»

A Lipsia si sente solo: in particolare sente la mancanza di Luigi Cimoso, morto in manicomio tre anni prima. A questo proposito, nella cita lettera a Melanie Mayer del dicembre 1885, Busoni comuncia a manifestare interesse per i fenomeni paranormali:

«I sogni sono qualcosa di strano. L'altra notte mi è accaduto già per la seconda, se non anche per la terza volta, di aver l'impressione che il mio amico Cimoso non fosse morto, pur sapendo esattamente che passava per morto. Lo psichiatra avrebbe taciuto il fatto che era ancora vivo per sorprendere gli amici e i parenti con la notizia della sua completa guarigione, guarigione che dapprincipio aveva dichiarato impossibile. Trovavo tutto ciò perfettamente comprensibile e naturale, ed ero felice di ritrovare l'amico. Il mio sogno era talmente nitido e vivo che al risveglio dovetti fare uno sforzo per riadattarmi alla triste realtà. Non si sa come si debba interpretare una successione di pensieri così ben modellati e logici basati su un fondamento del tutto falso, e né 'organo del sogno' né 'chiaroveggenza' sono concetti che bastino a darne una spiegazione. Ma ho avuto un'altra prova di come Schopenhauer si trovi sulla giusta via con le sue teorie più intuitive che esplicative.
E l'ho avuta dalla figlia della mia padrona di casa, che mi ha raccontato una sua esperienza personale. Ma di ciò un'altra volta, o meglio nient'affatto»

Busoni lavora alacremente. Conclude il Quartetto per archi nº 2, op. 26, KiV 225, che considera la sua opera più importante:

«È persino più ampio della Suite orchestrale. Il primo tempo ha un impianto grandioso: in quanto a idee è veramente una sinfonia, ma la scrittura è assolutamente quartettistica. Ella ha sentito l'Adagio, è vero che non Le è piaciuto, ammetto anche che potrebbe essere più melodico, ad ogni modo è profondamente sentito e lavorato con estrema cura. Il Trio dello Scherzo selvaggio e demoniaco è costituito da un nuovo arrangiamento della penultima delle mie Variazioni su Chopin, ed è di un effetto molto gradevole. Un Andantino sostenuto precede il Finale, scritto su un tema umoristico; questo Finale sosta pensoso nella sezione centrale per dar poi libero corso alla sua precedente gaiezza, e si conclude con una combinazione del suo tema con il tema del primo movimento e con una coda piena di slancio, in un crescendo di grande effetto»

Anche l'opera Sigune* sembra essere a buon punto se può scrivere a Melanie che "è finita per i 3/4 e che sarà sperabilmente portata a termine quest'estate. Firmerà addirittura un contratto con Breitkopf & Härtel e prenderà contatti con l'Opera di Dresda per la rappresentazione. "Sigune" resterà tuttavia un'opera incompiuta.

L’8 giugno del 1887 scrive ancora a Melanie. La solitudine e il bisogno di avere qualcuno con cui confrontarsi sono ancora i temi prevalenti:

«Nonostante alcuni tratti che sembrano indicare il contrario, sono di natura comunicativa. (La corrispondenza che si è inceppata non basta a costituire una prova contraria). Dunque: ho bisogno di comunicare. Quando lavoro e produco qualcosa di nuovo, devo sempre avere qualcuno a cui so che farà piacere. Ciò mi sprona. Questo 'qualcuno' deve però essere in grado di comprendere i miei 'prodotti', i miei sentimenti e le mie idee, e deve stimarmi ed avere fiducia in me e spronarmi così a continuare i miei sforzi. Se costui capisce davvero le mie creazioni e la mia natura, non lascerà correre le mie manchevolezze, ma - avendo coscienza della perfezione che posso eventualmente raggiungere - me ne renderà attento, e con ciò mi sarà utile. Darò allora più peso all'approvazione di una tale persona che non alle contumelie di dieci celebri critici messi insieme. Ma affinché questo 'qualcuno' possa mantenersi sempre oggettivo nel suo giudizio, deve essere uno che senta di non poter in alcun modo misurarsi con me. Se infatti questa sensazione dovesse farsi strada in lui, prenderebbe il sopravvento un senso di rivalità e la lealtà del suo rapporto con me ne risentirebbe. C'era una persona così, il defunto e indimenticabile mio amico Cimoso, ed Ella deve prenderne ora il posto; e lo ha preso finora, in un certo senso. Il mio rapporto con Lei è, secondo me, assolutamente nobilitante, come lo è sempre stato il rapporto di tanti artisti con una signora intelligente e colta (signora nel senso che appartiene al sesso femminile e non dello stato civile di donna sposata). Non ho nessuno con cui possa comunicare mostrandomi quale sono veramente. La mia mamma capisce benissimo il mio atteggiamento verso la vita, ma siamo fieri avversari in campo filosofico, sociale e soprattutto in quello religioso. Mio padre è stato capace di afferrare la mia importanza per l'arte sin dalla mia infanzia e ora capisce sempre meglio il mio carattere, ma c'è stato un tempo in cui non lo capiva affatto, e da questo punto fino alla comprensione totale la via è lunga. Qui non sono stato in grado di farmi un solo amico che fosse alla mia altezza, ne ho invece ben due che imparano da me e da cui, di conseguenza, non ricavo nulla se non il piacere di vederli progredire sotto la mia guida. - Questa è la sfortuna della maturità precoce: non si possono frequentare i coetanei e i più anziani non vogliono frequentarci; in conclusione, isolamento totale. Se non avessi la capacità di adattarmi temporaneamente agli altri (cosa che di quando in quando non è affatto dannosa, perché si è uomini soprattutto per stare con gli uomini), mi toccherebbe star sempre solo.»

Per colmare un poco questo vuoto, compra un cane, Lesko, che gli terrà compagnia
per molti anni.

«Il mio cane di Terranova mi fa compagnia. […] Ho un vicino molto interessante, un giovane russo, giurista, che dà l'impressione di essere, se non geniale, di grande e pronta intelligenza. - Son tre giorni che abbiamo cominciato a parlarci, e in questi tre giorni mi ha esposto con grande chiarezza la situazione del suo paese. Quanto poco ne sappiamo! Come conosciamo male la letteratura russa - noi che ci lusinghiamo di averne penetrato lo spirito. Nomi come Dostoevsky, Gonciarov, Cernycevsky, Tolstoi non ci sono familiari. Soprattutto quest'ultimo viene posto in Russia molto al di sopra di Turgenev, e noi due dovremmo leggere i suoi due romanzi 'Guerra e pace' e 'Anna Karenina'. Intanto ho letto Un eroe del nostro tempo di Lermontov, un'opera straordinaria che Le raccomando di cuore.» [A Melanie Mayer, Lipsia, 5.11.1887]

Sollecitato da Melanie, la quale gli scrive che le impressioni esterne devono esercitare un'influenza sul suo lavoro artistico, Busoni così risponde:

«Ciò è contraddetto dal fatto che l'invenzione mi riesce più facile nelle forme della musica assoluta (musica da camera, sinfonia), e che mi ci muovo con maggiore libertà. Certo, le parole fanno sorgere in me determinati stati d'animo, ma il metro ostacola la mia concezione musicale e con la musica avrei sempre da dire qualcosa di più o di meno di quel che richiede il testo. Qui sta l'inconveniente della musica vocale: infatti l'entità e la lunghezza del tema determinano la lunghezza del pezzo di musica. Ma com'è difficile trovare un tema che sia appropriato alla lunghezza richiesta dalla poesia! Nella forma liederistica non solo è possibile, ma vi è anche una coincidenza; ma in pezzi di più ampie proporzioni, nell'opera? Un'idea che si presterebbe ad essere sviluppata ed estesa deve interrompersi all'improvviso perché il baritono si precipita in scena con cipiglio feroce e grida 'Vendetta! '. Basterebbe questo a dimostrare l'ingiustificabilità`dell'opera.»

Testimonianza, questa, di grande importanza poiché comporta implicitamente l'impossibilità per Busoni di musicare testi altrui: egli sarà infatti sempre il librettista di se stesso e comporrà pochi Lieder pur avendo dimostrato grandi qualità in questo genere musicale.

Le lettera così continua:

«E, dato che stiamo parlando dell'opera, sappia che mi fa piacere sentir dire di un compositore come Reznicek che promette di di ventare un compositore eccellente. - Lo diventerà? Quante mai con dizioni sono necessarie perché un talento possa arrivare al suo pieno sviluppo! Possedere un patrimonio e del talento è desiderabile, ma è difficile conservarli, per non parlare di aumentarli. E chi li riceve in dono, riceve in dono anche le preoccupazioni concomitanti. Educazione sbagliata (e includo in ciò anche la strada che uno si sceglie), negligenza (la così detta scapestrataggine) e scoraggiamento sono pericoli a cui è esposto ogni talento e a cui si soggiace sempre, anche se solo parzialmente. Il mio talento, per esempio, ha superato tanti pericoli, ma proprio tutti? Ce ne sono molti di più di quelli che ho enumerato.»

Durante l'autunno cambia abitazione trasferendosi in Arndtstrasse 8:

«Non potrei desiderare un'abitazione migliore. È una villa arredata lussuosamente e con tutti i confort, di cui ho a disposizione due stanze. Il piccolo salotto, di una forma irregolare che lo rende accogliente, ha due finestre, una delle quali si apre su una vista splendida della campagna intorno a Lipsia. Dalle mie finestre vedo sorgere e tramontare il sole.» [Lettera a Melanie Mayer del 5 dicembre]

Nel novembre 1877 Ferruccio tiene due concerti ad Amburgo, con musiche di assoluto virtuosismo: Toccata e Fuga in re minore di Bach, nella trascrizione di Tausig, il Walzer del Faust di Gounod, nella trascrizione di Liszt, la Fantasia sulla Lucrezia Borgia, un Notturno e una Polacca di Chopin, qualche pezzo proprio, e, per finire, la Cavalcata delle Walchirie, ancora nella trascrizione di Tausig . Un tale programma, che includeva molte trascrizioni ed era eseguito «con inconsueti effetti orchestrali, con esuberanza di colori e uso personalissimo del pedale, non poteva non destare sorpresa e ammirazione nel pubblico e nella critica di una città abituata a castigatissime e compassate esecuzioni di musiche tradizionali.» [GUERRINI, p. 50]. Ferruccio informa subito l'amica Melanie dei successi amburghesi:

«Nel frattempo sono stato ad Amburgo, dove, in tre concerti, ho avuto un successo incredibile in veste di pianista e di compositore. Un successo, a quanto si dice, quale non si era più visto dai tempi di Rubinstein. Le critiche sono sorprendenti. Un quarto concerto , ivi stesso il 21 novembre. La mia Suite per orchestra esce per le stampe in questi giorni. La mia opera [Sigune] procede a passi sempre più grandi verso la fine. Per il giubileo del Don Giovanni ho scritto un saggio importante - almeno per le sue proporzioni - che verrà pubblicato sulla 'Zeitschrift fur Musik'. Le manderò la Suite e il saggio non appena escono. Ho abbozzato una Sinfonia - avviato molti progetti. Nuoto nel lavoro […]. Per il momento mancano solo i quattrini. Ma non sono preoccupato...» [Ibidem]

Infatti gran parte dei quattrini li deve mandare a Frohnleiten, dove il padre vive indebitato fino al collo. Quando gli giungono notizie dei trionfi amburghesi del figlio, si chiede, contrariato, perché non gliene manda di più. Poiché la baronessa Tosdesco e la Signora von Wertheimstein sembrano intenzionate a sospendere il contributo finanziario mensile, Ferruccio, profondamente abbattuto, si rivolge al dott. Max Abraham [della casa editrice Peters] mettendolo al corrente senza mezzi termini della sua situazione. Egli da una parte sarebbe ben felice di aiutare il ragazzo, sul cui senso di responsabilità e sul cui talento non nutre alcun dubbio; d'altra parte non gli sembra giusto mantenere il padre che vive oziando e non si dà da fare per provvedere al suo sostentamento. Sostiene il Dent (pp. 71-72) che era molto probabile «that the two ladies in Vienna would have agreed entirely with Dr. Abraham, who saw at once that it would be useless to pay Ferdinando's debts and send him back to Italy, as he would simply go from bad to worse.» Egli rifiuta qualsiasi aiuto fino a quando il padre non abbia trovato un posto in un'orchestra. Ferruccio scrive al padre implorandolo di scrivere al teatro di Bologna chiedendo di essere assunto come clarinettista nell'orchestra dell'opera.
Per Natale Ferruccio torna a Trieste.
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